Minacce vuote
Fino a che punto von der Leyen può spostare il baricentro a favore del Ppe
I Socialisti chiedono alla Commissione di mantenere le vicepresidenze all'interno della maggioranza. Raffaele Fitto ora teme per le deleghe
Il gruppo dei Socialisti & Democratici metterà in atto la sua minaccia di votare contro la nuova Commissione di Ursula von der Leyen, se Raffaele Fitto otterrà il posto di vicepresidente esecutivo con la supervisione sull’economia? Il comunicato pubblicato martedì dai socialisti ha costretto von der Leyen a un piccolo rinvio per lavorare su alcuni aggiustamenti, in vista della presentazione del collegio martedì prossimo. Ma la storia insegna – e diverse fonti dentro il Parlamento europeo confermano – che i socialisti europei con ogni probabilità torneranno nei ranghi dopo aver ottenuto poche concessioni cosmetiche. Lo stesso vale per i liberali e i verdi. Più che per la vicepresidenza, Fitto deve temere per le deleghe.
Mercoledì mattina la Commissione ha annunciato che von der Leyen aveva chiesto sei giorni in più per presentare la sua squadra. La scusa ufficiale è la Slovenia, che ha cambiato il suo candidato con una candidata (Marta Kos), la cui designazione deve essere confermata dal Parlamento domani. Nel pomeriggio è emersa la ragione politica del rinvio. In un comunicato congiunto Iratxe García Pérez, presidente del gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, e Stefan Löfven, il presidente del partito, hanno lanciato con un comunicato “un chiaro avvertimento” a von der Leyen. Uno dei bersagli è Raffaele Fitto, che le indiscrezioni danno tra i sei vicepresidenti esecutivi con la responsabilità dell’Economia. Fitto è membro di un partito che a Bruxelles molti considerano di estrema destra e del gruppo sovranista Ecr. “Portare proattivamente l’Ecr nel cuore della Commissione (…) sarebbe la ricetta per perdere il sostegno progressista”, ha avvertito García, chiedendo di riservare le vicepresidenze alla maggioranza pro europea formata da Ppe, socialisti, liberali e verdi.
In realtà Fitto è lungi dall’essere l’unico problema che hanno i socialisti con von der Leyen. Il comunicato di martedì cita la mancanza di parità di genere e il rischio che gli Affari sociali finiscano nelle mani di un conservatore. Ma la principale accusa è di aver tradito un accordo concluso con von der Leyen prima della sua riconferma per dare ai socialisti un posto in più dentro la Commissione. Von der Leyen, nominata da un premier socialista pur essendo della Cdu, avrebbe dovuto insistere con il Lussemburgo, diretta da un premier del Ppe, per confermare il socialista Nicolas Schmit. La presidente della Commissione non lo ha fatto. Con cinque commissari, i socialisti si sentono sottorappresentati rispetto al Ppe, che avrà quattordici membri nel futuro collegio. Von der Leyen sta anche manovrando per attribuire al Ppe alcuni portafogli strategici. Alla socialista spagnola Teresa Ribera sarebbe stata offerta la Concorrenza, a condizione di rinunciare alla transizione verde.
Le fughe di notizie sulla stampa su attribuzione di portafogli e vicepresidenti, organizzate dai consiglieri di von der Leyen, servono a testare fino a che punto la presidente può spingersi per spostare il baricentro della Commissione a favore del Ppe. I verdi finora sono rimasti silenziosi. “Sono rassegnati per il ridimensionamento numerico del gruppo”, riconosce una fonte interna. La capogruppo dei liberali di Renew, Valérie Hayer, ha criticato la vicepresidenza a Fitto, ma più per la delega sull’Economia che per l’incarico in sé. Per i socialisti, “il problema è l’equilibrio del pacchetto, non la persona”, dice un loro eurodeputato. “Quello che conta di più per García è la spagnola Ribera”, aggiunge un’altra fonte socialista. In pochi dentro al Parlamento europeo credono verrà dato seguito alla minaccia. Gli italiani del Pd, prima delegazione del gruppo socialista, sono propensi a sostenere Fitto. Se si sentirà davvero in pericolo, von der Leyen potrebbe decidere di cambiare il portafoglio all’italiano.