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In Europa

Von der leyen ostaggio dei cavilli sloveni. E il Pse alza i toni su Fitto

Pietro Guastamacchia

I negoziati si riaprono e i socialisti provano a convincere la presidente della Commissione a non dare la vicepresidenza esecutiva al ministro italiano

La “Disfida di Lubiana” tiene in ostaggio von der Leyen e l’intera Ue. A causa di un cavillo sloveno, e di vecchi screzi nel Ppe, la presentazione della nuova Commissione europea slitta di una settimana e potrebbe essere ulteriormente rinviata. Sembrava tutto deciso per Fitto e i suoi futuri colleghi, ma ora, a causa dei rinvii, si riaprono i negoziati, e i socialisti ne approfittano per chiedere modifiche a un puzzle delicatissimo, in cui un solo piccolo ritocco potrebbe costringere von der Leyen a rivedere l’intera lista.

All’origine del problema ci sono le pressioni esercitate su Lubiana dalla presidente della Commissione Ue, nelle scorse settimane, per cambiare il nome del candidato al posto di commissario europeo. Pressioni a cui il primo ministro sloveno, il liberale Golob, avrebbe ceduto, convincendo l’avvocato Tomaž Vesel a ritirarsi, per poi nominare, senza consultare il Parlamento, la diplomatica Marta Kos, preferita a Bruxelles anche per risolvere la questione della scarsa parità di genere tra i commissari. Una concessione, quella di Golob, che l’opposizione slovena ha definito un inchino a Bruxelles, chiedendo spiegazioni sulla rinuncia a Vesel e un’audizione della commissione Affari esteri del Parlamento sloveno per la nuova candidata, inizialmente prevista per oggi.

Von der Leyen ha rinviato a martedì prossimo la presentazione della sua Commissione. Ma anche questa data ora rischia di slittare ancora. A complicare ulteriormente l’intrigo c’è il fatto che a opporsi alla candidata al posto di commissario è proprio il Partito democratico sloveno, membro stabile del Ppe, la famiglia politica di von der Leyen, ma guidato dall’ex premier Janez Janša, con cui la tedesca ha pessimi rapporti. Al congresso dei Popolari di Bucarest, dove l’attuale presidente della Commissione europea venne incoronata spitzenkandidat, Janša infatti fu l’unico leader, insieme ai popolari francesi, a votare contro. Ma quella che doveva essere una manovra interna per indebolire il premier Golob e irritare von der Leyen rischia ora di minare la nascita dell’esecutivo europeo.

Scenario però che non preoccupa il Partito democratico sloveno. “Se il primo ministro Golob avesse nominato la persona giusta al momento giusto, non ci sarebbero stati ritardi. Il fatto che il Parlamento sloveno rispetti la propria procedura non è altro che democrazia. La responsabilità non è imputabile all’opposizione slovena”, spiega su X l’eurodeputata slovena del Ppe, Romana Tomc. Intanto, l’audizione di Marta Kos a Lubiana non si terrà nemmeno oggi, spiega Tomc. Il presidente della commissione Affari esteri del Parlamento sloveno, Franc Breznik, ex veterano della guerra d’indipendenza, ha infatti chiesto più tempo “per ottenere maggiori dettagli sulle pressioni esercitate dal governo affinché Vesel si dimettesse”.

E von der Leyen è ora di nuovo costretta ad attendere i tempi di Lubiana. Nel frattempo, i socialisti europei approfittano dello stallo e chiedono di riaprire i negoziati per riportare in gioco il loro candidato, Nicolas Schmit, esortando von der Leyen a convincere il governo del Lussemburgo, guidato dal Ppe, a ritirare il proprio candidato. Del resto, “se ha fatto pressioni in Slovenia, può farle anche in Lussemburgo”, commentano ironicamente dal Pse. Vista l’occasione i socialisti europei alzano i toni anche sulla possibile scelta di affidare una vicepresidenza esecutiva a Fitto, definendola “incomprensibile, in quanto il governo italiano non ha sostenuto il mandato di von der Leyen”, precisando però che sul ministro italiano “non “ci sono linee rosse”.