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La protesta

Il Messico in piazza contro una riforma della giustizia che preoccupa un po' tutti

Francesco Stati

A un mese dall’insediamento del nuovo governo il paese è spaccato. Studenti, operatori giudiziari e sindacati protestano contro una legge di cui è autore il presidente uscente e che cambia radicalmente il funzionamento della Corte suprema 

In Messico, a un mese dall’insediamento del nuovo governo, c’è già forte contestazione. Non tanto nei confronti della vincitrice delle elezioni, Claudia Sheinbaum, prima donna a guidare un paese dove sessismo e femminicidi sono endemici. A spaccare lo stato centramericano è la riforma del sistema giudiziario, una legge costituzionale che preoccupa non soltanto addetti ai lavori e società civile, ma anche i suoi partner commerciali. Il 10 settembre, durante le fasi finali di voto, i manifestanti hanno fatto irruzione nella sede del Senato messicano per cercare di impedire la votazione. Ciononostante, il testo è stato approvato.

La riforma è uno degli ultimi atti del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (detto Amlo) e prevede l’elezione diretta da parte dei cittadini dei membri della Corte suprema e di altri giudici federali senza necessità di conferma da parte del Consiglio della magistratura. Inoltre, riduce il numero dei giudici della Corte suprema a nove, i loro mandati da 15 a 12 anni, abolisce l’età minima di 35 anni e dimezza a cinque anni il tempo minimo richiesto di esercizio della professione per essere eleggibili.

Secondo Amlo, sono cambiamenti necessari per estirpare la corruzione dal sistema giudiziario, a suo dire controllato dagli interessi delle élite. Quello del complotto delle élite è un suo leitmotiv: già a febbraio scorso aveva provato ad abolire l’Ine, istituzione indipendente che controlla la legittimità delle elezioni in Messico, accusandola di corruzione e scatenando vaste sommosse popolari. I critici ritengono che l’elezione dei giudici da parte dei cittadini possa comprometterne l’indipendenza, rendendoli vulnerabili a pressioni esterne. Il tutto in un paese dove criminalità organizzata e narcotraffico esercitano grande pressione su cittadini e istituzioni. A manifestare sono soprattutto studenti di giurisprudenza, operatori giudiziari e sindacati del settore. Temono che questa riforma possa minare la democrazia, consentendo all’esecutivo di influenzare la giustizia con il rischio di ridurre l’indipendenza dei giudici e di politicizzarli. Le manifestazioni si sono aggravate man mano che la proposta avanzava dalla Camera dei deputati al Senato. I sindacati dei lavoratori giudiziari hanno indetto uno sciopero nazionale, lamentando un grave impatto diretto sui diritti lavorativi del settore. 

     

 


La riforma ha sollevato preoccupazioni anche a livello internazionale. Gli Stati Uniti e il Canada, partner commerciali del Messico soprattutto per mezzo dell’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca), hanno espresso timori per la fragilità che questi cambiamenti potrebbero portare al paese. Il Messico è la latina, pur avendo un basso pil pro capite. E’ inoltre membro del Brics, organizzazione che raggruppa i paesi emergenti più influenti. Gli ambasciatori statunitense e canadese hanno criticato la riforma sostenendo che renderà il sistema legale messicano meno attrattivo per imprese e investimenti. Questo ha causato un temporaneo raffreddamento nei rapporti diplomatici tra i tre paesi


Il passaggio di consegne da Amlo a Sheinbaum è un elemento cruciale di questo quadro. In Messico il presidente viene eletto per sei anni senza possibilità di rielezione. López Obrador, il cui mandato è agli sgoccioli, ha approvato questa legge anche grazie al sostegno della sua erede, eletta il 6 giugno, fedelissima del suo partito, Morena. Sheinbaum ha difeso la riforma, sottolineando che renderà la giustizia più trasparente e accessibile, ma tale sostegno non è scevro da problematicità. Le critiche maggiori sono state mosse da alcuni analisti rispetto al potenziale effetto distorsivo a favore del partito di governo, lo stesso per entrambi. Se le elezioni politiche avvenissero in concomitanza con quelle giudiziarie, si potrebbe verificare un’identità di orientamento tra voto popolare per governo e giudici, fattispecie che metterebbe a rischio l’indipendenza della magistratura​. Inoltre, nonostante Sheinbaum abbia sostenuto il progetto, fonti interne alla sua coalizione hanno dichiarato che non sarebbe stata una priorità, non fosse stato per la spinta di Amlo. Anche i mercati finanziari hanno reagito con preoccupazione: la valuta messicana, il peso, ha subìto un calo significativo a causa delle incertezze legate alla riforma​. La prima donna presidente, forse, avrebbe desiderato una transizione ordinata. A giudicare dalle premesse, non la avrà.
 

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