La protesta
Il Messico in piazza contro una riforma della giustizia che preoccupa un po' tutti
A un mese dall’insediamento del nuovo governo il paese è spaccato. Studenti, operatori giudiziari e sindacati protestano contro una legge di cui è autore il presidente uscente e che cambia radicalmente il funzionamento della Corte suprema
In Messico, a un mese dall’insediamento del nuovo governo, c’è già forte contestazione. Non tanto nei confronti della vincitrice delle elezioni, Claudia Sheinbaum, prima donna a guidare un paese dove sessismo e femminicidi sono endemici. A spaccare lo stato centramericano è la riforma del sistema giudiziario, una legge costituzionale che preoccupa non soltanto addetti ai lavori e società civile, ma anche i suoi partner commerciali. Il 10 settembre, durante le fasi finali di voto, i manifestanti hanno fatto irruzione nella sede del Senato messicano per cercare di impedire la votazione. Ciononostante, il testo è stato approvato.
La riforma è uno degli ultimi atti del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (detto Amlo) e prevede l’elezione diretta da parte dei cittadini dei membri della Corte suprema e di altri giudici federali senza necessità di conferma da parte del Consiglio della magistratura. Inoltre, riduce il numero dei giudici della Corte suprema a nove, i loro mandati da 15 a 12 anni, abolisce l’età minima di 35 anni e dimezza a cinque anni il tempo minimo richiesto di esercizio della professione per essere eleggibili.
Secondo Amlo, sono cambiamenti necessari per estirpare la corruzione dal sistema giudiziario, a suo dire controllato dagli interessi delle élite. Quello del complotto delle élite è un suo leitmotiv: già a febbraio scorso aveva provato ad abolire l’Ine, istituzione indipendente che controlla la legittimità delle elezioni in Messico, accusandola di corruzione e scatenando vaste sommosse popolari. I critici ritengono che l’elezione dei giudici da parte dei cittadini possa comprometterne l’indipendenza, rendendoli vulnerabili a pressioni esterne. Il tutto in un paese dove criminalità organizzata e narcotraffico esercitano grande pressione su cittadini e istituzioni. A manifestare sono soprattutto studenti di giurisprudenza, operatori giudiziari e sindacati del settore. Temono che questa riforma possa minare la democrazia, consentendo all’esecutivo di influenzare la giustizia con il rischio di ridurre l’indipendenza dei giudici e di politicizzarli. Le manifestazioni si sono aggravate man mano che la proposta avanzava dalla Camera dei deputati al Senato. I sindacati dei lavoratori giudiziari hanno indetto uno sciopero nazionale, lamentando un grave impatto diretto sui diritti lavorativi del settore.
La riforma ha sollevato preoccupazioni anche a livello internazionale. Gli Stati Uniti e il Canada, partner commerciali del Messico soprattutto per mezzo dell’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca), hanno espresso timori per la fragilità che questi cambiamenti potrebbero portare al paese. Il Messico è la latina, pur avendo un basso pil pro capite. E’ inoltre membro del Brics, organizzazione che raggruppa i paesi emergenti più influenti. Gli ambasciatori statunitense e canadese hanno criticato la riforma sostenendo che renderà il sistema legale messicano meno attrattivo per imprese e investimenti. Questo ha causato un temporaneo raffreddamento nei rapporti diplomatici tra i tre paesi.
Il passaggio di consegne da Amlo a Sheinbaum è un elemento cruciale di questo quadro. In Messico il presidente viene eletto per sei anni senza possibilità di rielezione. López Obrador, il cui mandato è agli sgoccioli, ha approvato questa legge anche grazie al sostegno della sua erede, eletta il 6 giugno, fedelissima del suo partito, Morena. Sheinbaum ha difeso la riforma, sottolineando che renderà la giustizia più trasparente e accessibile, ma tale sostegno non è scevro da problematicità. Le critiche maggiori sono state mosse da alcuni analisti rispetto al potenziale effetto distorsivo a favore del partito di governo, lo stesso per entrambi. Se le elezioni politiche avvenissero in concomitanza con quelle giudiziarie, si potrebbe verificare un’identità di orientamento tra voto popolare per governo e giudici, fattispecie che metterebbe a rischio l’indipendenza della magistratura. Inoltre, nonostante Sheinbaum abbia sostenuto il progetto, fonti interne alla sua coalizione hanno dichiarato che non sarebbe stata una priorità, non fosse stato per la spinta di Amlo. Anche i mercati finanziari hanno reagito con preoccupazione: la valuta messicana, il peso, ha subìto un calo significativo a causa delle incertezze legate alla riforma. La prima donna presidente, forse, avrebbe desiderato una transizione ordinata. A giudicare dalle premesse, non la avrà.