Laura Loomer - foto LaPresse

Stato di agitazione

Laura Loomer riempie di complottismi la testa di Trump e fa infuriare un'altra trumpiana

Marco Bardazzi

All'interno del partito repubblicano c'è malessere. Ad agitare le acque sono la "giornalista investigativa" 31 enne, che secondo molti è la responsabile della bufala sugli immigranti haitiani che mangiano gli animali domestici, e la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene

Quando l’esponente più radicale dell’ala Maga (Make America Great Again) comincia a dire che Donald Trump e J.D. Vance stanno esagerando, significa che tra i repubblicani in America sta succedendo qualcosa. Ci sono segnali di malessere, di disagio, anche se ancora non di rivolta, all’interno dell’ecosistema politico dell’ex presidente. Una tensione che covava da mesi e che il dibattito con Kamala Harris ha fatto venire allo scoperto. A incarnare le fazioni in lotta sono due donne: Marjorie Taylor Greene (MTG) e Laura Loomer.
 

La prima è un volto noto del mondo repubblicano di questi anni, la deputata della Georgia che si è fatta strada al Congresso a colpi di prese di posizione estreme sul diritto a girare armati (e sparare quando serve), sulla chiusura agli immigrati e sull’attacco duro a ogni iniziativa woke dei democratici. La paladina dell’ala destra della Camera da un paio di giorni manda segnali insoliti per lei: “In questa campagna dovremmo concentrarci sulle proposte politiche e non attaccare le persone per la loro razza, o perché non hanno figli, o perché amano gli animali. Non voglio più avere a che fare con queste cose”. Non ha nominato Trump o Vance, ma il riferimento ai due candidati  è chiaro.
 

Non è colpa del presidente, secondo MTG, ma di chi ultimamente lo consiglia, “portando una tossicità che non ha alcuno spazio nel nostro mondo”. E qui ha fatto un nome e un cognome, quello della donna a cui si contrappone da mesi, forse perché ha preso un posto al fianco di Trump come ispiratrice che un tempo aveva lei. Si tratta della Loomer, 31 anni, una sedicente “giornalista investigativa” di base in Florida che è una presenza fissa a Mar-a-Lago, ma adesso sempre più spesso anche sull’aereo di Trump e ai suoi eventi pubblici. C’era lei dietro le quinte a Filadelfia durante e dopo il dibattito e ancora lei il giorno dopo con l’ex presidente a New York a commemorare le vittime dell’11 settembre, cioè di un evento che la Loomer ritiene un inside job costruito da qualcuno nell’apparato statale americano.
 

Perché Laura Loomer ha raccolto i suoi 1,3 milioni di follower su X – tra questi anche Elon Musk, che la segue e la rilancia – a colpi di teorie della cospirazione senza alcun fondamento, definendo l’islam “un cancro” e rilanciando bugie che nascono in un sottobosco razzista e suprematista. È lei che ha convinto Trump, secondo MTG e altri trumpiani, a lanciarsi durante il dibattito nell’assurdo racconto sugli immigrati haitiani che rubano gli animali domestici alla popolazione di Springfield, in Ohio, e se li mangiano. Insieme a un gruppetto di influencer e creator ultraradicali, di cui è il punto di riferimento, Loomer ha costruito anche i meme virali di Trump che mette in salvo i gattini dai presunti famelici immigrati haitiani.
 

Contro la Loomer e questo approccio si stanno scagliando diversi pezzi grossi del partito. “La storia di questa persona è realmente deleteria, non credo sia assolutamente d’aiuto in questo momento”, ha detto il senatore della South Carolina Lindsey Graham, una voce che di solito Trump ascolta con attenzione, perché è il ponte tra il mondo Maga e il vecchio establishment repubblicano. Gran parte dei consiglieri dell’ex presidente gli ripete che per battere Kamala Harris deve concentrarsi sull’attacco alle scelte fatte dall’Amministrazione Biden e deve proporsi come una scelta accettabile anche da moderati e indecisi. Tutto il contrario di quello che Trump ha fatto al dibattito, che lui è certo di aver vinto anche se tutti gli osservatori e i primi sondaggi dicono il contrario.
 

Harris e i democratici chiedono ora un nuovo dibattito, Trump ha già detto che non ne vuole fare altri, perché sarebbe dare la rivincita “a qualcuno che ha perso”. Resta da vedere se deciderà di mantenere nelle prossime settimane una narrazione sopra le righe come quella che ha avuto a Filadelfia, sfruttando situazioni difficili come quella di Springfield per incendiare gli animi. Nella città dell’Ohio non ci sono mangiatori di gatti, ci sono senz’altro tante sfide nate dall’arrivo di ventimila haitiani in quattro anni, in una città di sessantamila abitanti.