Oltre il cespuglio

Dopo il quasi-attentato, Trump accusa Biden e Harris di essere “la vera minaccia interna”

Giulia Pompili

Ryan Wesley Routh è stato arrestato dopo essersi appostato, armato, in un cespuglio lungo la recinzione del golf club dell'ex presidente a Palm Beach, in Florida. La Russia si butta sul caso. Le indagini e i commenti da uno stato in bilico

Lansing, Michigan, dalla nostra inviata. Per il sistema giudiziario americano (e in generale per lo stato di diritto) al momento  è impossibile definire Ryan Wesley Routh un attentatore. Ieri Routh, 58 anni, è stato arrestato dopo essersi appostato, armato, in un cespuglio lungo la recinzione del golf club di Trump a Palm Beach, in Florida, dove l’ex presidente e candidato repubblicano stava giocando. Ma le reali intenzioni di Routh sono ancora sotto indagine, e nel frattempo oggi il tribunale federale di West Palm Beach l’ha incriminato per due reati  gravi. Routh ha la fedina penale sporca, e quindi non avrebbe potuto avere l’arma semiautomatica che aveva con sé a Palm Beach, che inoltre ha il numero di serie cancellato. Come dopo l’attentato contro Trump a Butler, spiega al Foglio un analista di media a condizione di anonimato perché non autorizzato a parlare della vicenda, il periodo delle indagini “è vampirizzato dai trumpiani”.  


“Nei primi giorni dopo il 13 luglio”, cioè il giorno dell’attacco a Butler da parte del ventenne Thomas Matthew Crooks, “i media sapevano pochissimo di lui, c’erano poche informazioni sulla dinamica, anche sulle condizioni di salute reali di Trump, e nel giro di poco sono uscite migliaia di teorie del complotto sul caso”. Secondo la fonte, da ieri sera la campagna elettorale di Trump sta usando più direttamente la minaccia alla sua persona – al corpo del leader – per raccogliere fondi, ma non solo. In un’intervista a Fox, oggi Trump ha detto chiaramente che la colpa della violenza politica è “la retorica di Biden e Harris” e che loro sono “il nemico interno” e la “vera minaccia”. 

 

Le teorie del complotto sono già in circolo online: sin dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, Routh era molto attivo anche sui media americani per dare spazio al suo personale tentativo di creare una “legione straniera di difesa dell’Ucraina”. Il governo di Kyiv ha fatto sapere di non avere mai avuto nulla  a che fare con il presunto secondo attentatore di Trump. “Giocare col fuoco ha le sue conseguenze”, ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, riferendosi al sostegno americano all’Ucraina e alla “situazione politica tesa” nel paese. Solidarietà a Trump è arrivata da ogni parte del mondo, ma dall’Europa a parlare di pericolo eversivo sono stati soprattutto il vicepremier italiano Matteo Salvini e il primo ministro ungherese Viktor Orbán. 

 

La vicenda del secondo presunto attacco contro Trump aumenta la pressione sul Secret Service, responsabile della sicurezza dell’ex presidente, ma secondo gli osservatori può avere dirette conseguenze soprattutto negli stati in bilico, dove il singolo voto sarà determinante “contea per contea”.  Per i democratici del Michigan la violenza politica è qualcosa di molto concreto: quattro anni fa le autorità hanno scoperto e fermato un tentativo di assassinio della popolare governatrice democratica Gretchen Whitmer. Due anni fa Whitmer ha vinto il suo secondo mandato da governatrice, e nell’edificio di Lansing dedicato a George W. Romney, padre di Mitt Romney, sede del governo del Michigan, in molti sottolineano che la sua campagna elettorale non è mai stata impostata sul vittimismo, sulla minaccia affrontata: tutt’altro. Più di recente Whitmer è stata per qualche settimana perfino davanti a Kamala Harris come potenziale sostituta di Joe Biden per la corsa alla Casa Bianca. A Lansing, spiega ancora al Foglio l’analista di media, tutti parlano del gruppo di estrema destra “Wolverine Watchmen” – che secondo le indagini voleva non solo rapire e uccidere Whitmer, ma anche creare disordini nel paese e una “guerra civile” – come una diretta conseguenza dei discorsi d’odio e delle fake news di Donald Trump.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.