IN America

L'Fbi indaga su un secondo tentativo di attentato contro Trump

Giulia Pompili

Circa due mesi dopo l'attacco a Butler, dove l'ex presidente era stato colpito a un orecchio, qualcuno preparava il suo Ak-47 lungo il perimetro del golf club dove stava giocando Trump in Florida. Fermato dal Secret Service, che dice: il livello di minaccia è alto

Lansing, dalla nostra inviata. Circa due mesi dopo un primo attentato alla sua vita, l’ex presidente e candidato repubblicano Donald Trump sarebbe sopravvissuto a un secondo attacco. Questa volta, però, l’attentatore si sarebbe trovato a circa trecento metri di distanza da Trump, lungo il perimetro che protegge il suo golf club di West Palm Beach, in Florida, dove l’ex presidente stava giocando. Gli agenti del Secret Service avrebbero aperto il fuoco dopo aver notato una persona nascosta tra i cespugli, che sarebbe poi fuggita a bordo di un’auto Nissan nera. Poco dopo, l’uomo, è stato raggiunto e fermato. L’Fbi l’ha identificato come Ryan Wesley Routh, di 58 anni, originario delle Hawaii, e secondo le prime indagini le autorità non sanno se abbia effettivamente sparato.

In un articolo di un anno fa, Routh era stato intervistato dal New York Times in un’indagine sugli americani che sostengono attivamente la resistenza ucraina: “Ryan Routh, un ex operaio edile di Greensboro, N.C., sta cercando reclute tra i soldati afghani fuggiti dai talebani”. Routh, che aveva detto al New York Times di aver trascorso diversi mesi in Ucraina poco dopo l’inizio della guerra d’invasione della Russia, aveva spiegato anche di essere intenzionato a reclutare soldati per la difesa dell'Ucraina anche dal Pakistan e dall'Iran, dove diverse persone avrebbero manifestato interesse a combattere. Routh non avrebbe nel suo curriculum un addestramento militare, e non è ancora chiaro quale fosse la sua intenzione. Dal suo account su X, che risulta attualmente sospeso, secondo Semafor "twittava freneticamente al presidente Volodymyr Zelensky le sue idee". 

Ieri il primo a dare la notizia del presunto secondo attentato sventato contro Trump è stato Steven Cheung, il direttore della comunicazione della campagna repubblicana, che quando in America erano circa le due e mezzo di pomeriggio ha pubblicato sui social un messaggio che ha sorpreso i media nazionali: “Il Presidente Trump è al sicuro dopo alcuni spari nelle sue vicinanze”.  L’episodio sarebbe avvenuto circa un’ora prima.

 

Le foto del materiale trovato sulla recinzione del golf club mostrate ai giornalisti ieri dalla polizia (foto Ap)

 

Sul luogo dove si stava nascondendo Routh lungo il perimetro del golf club di Trump, gli investigatori avrebbero trovato un fucile di tipo AK-47 col mirino, due zaini e una videocamera GoPro, “il che fa pensare che l'uomo volesse filmarsi”, ha scritto il Wall Street Journal. Ric Bradshaw, sceriffo della contea di Palm Beach che per primo ha parlato con i giornalisti, ha detto che da una distanza simile e con equipaggiamento simile un malintenzionato sarebbe potuto facilmente arrivare a Trump. Poco dopo la vicenda, l’ex presidente ha scritto nella mail che usa per le raccolte fondi di essere “AL SICURO E STO BENE!”, e ha scritto poi: “Niente mi rallenterà. I WILL NEVER SURRENDER!”. Quest’ultima frase, “non mi arrenderò mai”, è diventata lo slogan dei trumpiani più identitari soprattutto dopo l’attentato del 13 luglio scorso a Butler perpetrato dal ventenne Thomas Matthew Crooks. Tra i gadget della campagna elettorale di Trump più venduti in America c’è la tshirt con l’ormai iconica fotografia di lui circondato dagli agenti del Secret Service poco dopo essere stato colpito all’orecchio con sotto lo slogan “I WILL NEVER SURRENDER!”. Anche la vicepresidente e candidata democratica Kamala Harris ha partecipato a un briefing sull’episodio in Florida e ha detto di essere contenta che “Trump sia al sicuro. Non c’è posto per la violenza in America”. Il presidente americano Joe Biden in una dichiarazione pubblica diverse ore dopo l'evento, ha ripetuto che "non c'è spazio per la violenza" e di aver "incaricato il mio team di continuare a garantire che i Servizi Segreti dispongano di tutte le risorse, le capacità e le misure di protezione necessarie per assicurare la continua sicurezza dell'ex presidente".

 

Con la polarizzazione e i discorsi sempre più violenti delle ultime settimane, soprattutto da parte repubblicana, nell’ultimo mese e mezzo di campagna elettorale gli eventi pubblici per i due candidati rischiano di essere sempre più sotto scrutinio della sicurezza. Il Secret Service è stato già messo sotto accusa dopo l’attentato a Trump a Butler. “Il livello di minaccia è alto”, ha detto ieri ai giornalisti Rafael Barros, il responsabile del Secret Service di Miami. Secondo i media americani per ora, per via di mancanza di risorse, non sono stati assegnati più uomini alla scorta dell’ex presidente.

Dopo essere stato trasportato al sicuro nella sua residenza di Mar-a-Lago, Trump ha parlato al telefono con diversi suoi amici e consiglieri, e avrebbe scherzato sul fatto di non aver potuto finire la sua partita di golf.

Secondo il team del Washington Post, fino a ieri sera l’Fbi non aveva ancora avuto un briefing con Trump sull’attacco. Eppure la campagna di Trump già nella serata di ieri aveva impostato il discorso pubblico: due tra i più potenti consiglieri di Trump, Susie Wiles e Chris LaCivita, in una nota hanno scritto che “per la seconda volta in due mesi, un mostro malvagio ha tentato di uccidere il Presidente Trump”, e hanno chiesto ai loro sostenitori “di rimanere vigili nei vostri spostamenti quotidiani”.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.