Foto Ansa

In Argentina

Milei presenta il Bilancio 2025: pil in crescita e inflazione in calo

Luciano Capone

Il presidente argentino ha presentato il bilancio 2025 puntando al deficit zero, riduzione dell'inflazione e crescita economica. Ma il Congresso, in minoranza per Milei, rimane un ostacolo

Mentre il Sole 24 Ore descriveva in Italia il suo fallimento politico e l’inflazione in aumento in Argentina, il presidente argentino Javier Milei ha presentato al Congresso dell’Argentina il Presupuesto per il 2025. La “pietra” su cui si fonda il Bilancio è il “Deficit zero”: “E’ la prima verità di una pubblica amministrazione sana”, ha detto Milei al Parlamento, una verità che per molti anni in Argentina è stata ignorata. “Non è un caso che siamo i più grandi defaultatori seriali della storia moderna, se abbiamo vissuto un secolo assumendoci debiti che non possiamo pagare. Non è un caso che abbiamo convissuto con un’inflazione esorbitante nel corso dell’ultimo secolo, avendo chiuso il 2023 con l’inflazione annua più alta del mondo, superiore a Venezuela e Libano”.

In genere è il ministro dell’Economia a presentare la legge di Bilancio al Congresso, ma Milei ha rotto il protocollo prendendo il posto del ministro Luis Caputo per fare di questo passaggio tecnico un evento politico trasmesso in prime time: un discorso alla nazione per ribadire il manifesto politico del suo governo e l’ancora del suo piano di stabilizzazione macroeconomica: il pareggio di bilancio. Il discorso di Milei arriva in un periodo delicato della sua presidenza, dopo nove mesi di un duro aggiustamento fiscale che, a colpi di radicali tagli (la spesa primaria è stata ridotta del 31 per cento in termini reali), ha azzerato sia il deficit fiscale (5 punti di pil) sia il deficit quasi-fiscale finanziato dalla Banca centrale (10 punti di pil). Il principale successo, conseguenza del primo surplus di bilancio in 16 anni, è la riduzione dell’inflazione che era fuori controllo quando è arrivato al governo (25,5 per cento mensile a dicembre, oltre il 1.500 per cento annualizzato) ed è crollata negli ultimi mesi (4,2 per cento ad agosto, 60 per cento annualizzato). Questo dicono i numeri, sebbene il Sole 24 Ore sostenga il contrario.

Naturalmente il brutale aggiustamento fiscale (5 punti di pil in un mese) ha aggravato la recessione, che era in corso dall’anno precedente. Sebbene i consensi siano rimasti a livelli elevati, negli ultimi mesi l’aggravarsi della crisi ha aperto un fronte con il Congresso, dove il partito del presidente è in forte minoranza. Il Parlamento aveva approvato a larghissima maggioranza un aumento delle pensioni che avrebbe riportato il bilancio di deficit, su cui Milei ha messo il veto riuscendo a difenderlo (il veto presidenziale può essere superato con i due terzi dei voti del Congresso). Subito dopo il Parlamento ha approvato una legge che aumenta la spesa universitaria, contro cui Milei ha annunciato un altro veto. Nel suo discorso Milei si è scagliato contro la “spesa compulsiva” della classe politica che ha mandato in rovina l’economia argentina: “Per questo motivo poniamo il veto al progetto di aumento della spesa pubblica approvato da questo Congresso e per questo porremo il veto a tutti i progetti che minacciano l’equilibrio fiscale – ha detto – L’unico contesto in cui accetteremo di discutere l’aumento di una spesa è quando  viene specificato espressamente quale voce deve essere ridotta per coprirla”. Il Deficit zero come principio non negoziabile, quindi.

La scommessa di Milei è che il peggio è ormai alle spalle, mentre la ripresa è già partita. I numeri per il 2025 riflettono questo ottimismo. Il budget prevede il mantenimento del pareggio di bilancio, con un forte rimbalzo della crescita (+5 per cento del pil, dopo -3,5 per cento nel 2024 e -1,6 per cento nel 2023) e un’ulteriore frenata dell’inflazione (18,3 per cento, dopo 104 per cento nel 2024 e 211 per cento nel 2023).

Ma mentre le stime sulla crescita sono in linea con quelle del Fmi (+5 per cento), quelle sull’inflazione sono probabilmente ottimistiche. Il Fmi stima un’inflazione al 45 per cento nel 2025 (assumendo un calo fino a dicembre al 4 per cento mensile, che però è già stato raggiunto a maggio), mentre il rilevamento delle aspettative di mercato della Banca centrale argentina prevede il 38 per cento. Per arrivare al 18,3 per cento nel 2025 previsto dal governo l’inflazione mensile dovrebbe scendere sotto il 2 per cento a fine anno, un obiettivo difficile dato che il tasso è fermo da quattro mesi attorno al 4 per cento. È probabile che un’inflazione così bassa nel Presupuesto sia una mossa del governo per preservare il Bilancio: qualora l’inflazione dovesse rivelarsi più alta, il governo avrà un margine fiscale aggiuntivo dovuto all’aumento delle entrate. Al contrario, se l’inflazione si fosse poi rivelata più bassa del previsto, sarebbe stato complicato fare tagli nominali per mantenere l’obiettivo del decifit zero. In ogni caso, se nel 2025 l’Argentina dovesse tornare al pil del 2022, con un’economia in crescita e un’inflazione al 20-30 per cento, Milei arriverà in discesa alle elezioni legislative di fine anno.

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali