In Europa
Sorprese, conferme e delusioni dalla nuova Commissione von der Leyen
La Transizione climatica a Teresa Ribera, Prosperità e industria a Stéphane Séjourné e vicepresidenza con Coesione e Riforme a Raffaele Fitto. Ursula ha scelto i sei vicepresidenti e i commissari e attende il voto degli europarlamentari. I Socialisti e i Verdi sembrano pronti a confermare la fiducia alla squadra della presidente
A prima vista potrebbe sembrare una Commissione europea come tutte le altre. Ma la squadra svelata da Ursula von der Leyen rivela la determinazione della presidente della Commissione a mantenere nelle sue mani e in quelle del suo partito, il Partito popolare europeo, tutti i poteri per i prossimi cinque anni. Sei vicepresidenti esecutivi (tra cui Raffaele Fitto), venti commissari semplici, competenze che si intersecano e si mischiano, nessuna catena di comando predefinita, nessuno in grado di tenerle testa dopo la cacciata di Thierry Breton: a prendere le decisioni importanti sui temi più controversi per gli stati membri continuerà a essere von der Leyen, affiancata dal suo gruppo ristretto di consiglieri tedeschi. La presidente ha detto di voler usare il rapporto di Mario Draghi come ispirazione per il suo programma. Ma sceglierà le raccomandazioni che più convengono a lei, al Ppe e alla Germania, che tra un anno potrebbe riavere un cancelliere della Cdu.
Le scelte di Ursula von der Leyen per i sei vicepresidenti esecutivi della Commissione sono in parte una conferma, in parte una sorpresa. Come atteso, la socialista spagnola Teresa Ribera sarà la vera “numero due”, con la competenza sulla Transizione climatica e il portafoglio della Concorrenza (il più importante della Commissione). È più di quello che aveva chiesto all’inizio la Spagna. La finlandese Henna Virkkunen, del Ppe, è la “numero tre” e si occuperà di Sovranità tecnologica, Sicurezza e Democrazia (compresi il Digitale e la Difesa). È molto più di quanto chiesto dalla Finlandia e un premio per aver presentato una donna. Il Ppe sottrae così ai liberali e alla Francia due temi chiave per il futuro. Il francese Stéphane Séjourné appartiene ai liberali di Renew e avrà la competenza sulla Prosperità e l’Industria strategica (compreso il Mercato interno). Ma il suo portafoglio è meno esteso di quello di Breton (mancano Difesa e Spazio), anche se Séjourné potrà intervenire sugli Affari economici e monetari. L’ex premier estone, la liberale Kaja Kallas, è vicepresidente di diritto in quanto Alto rappresentante. Un’altra sorpresa è la nomina a vicepresidente esecutiva della socialista rumena Roxana Minzatu, che si occuperà degli Affari sociali e delle Competenze. Il governo di Bucarest è stato ricompensato per aver cambiato un candidato con una candidata. Infine Raffaele Fitto, come previsto, sarà vicepresidente per la Coesione e le Riforme. Le aspettative iniziali dell’Italia e le speranze delle ultime settimane sono state parzialmente deluse: Fitto dovrà condividere con il lettone Valdis Dombrovskis la delega sul Pnrr.
Anche il resto del collegio è indicativo delle intenzioni di von der Leyen. La presidente della Commissione ha premiato con le deleghe più pesanti i suoi alleati e ha lasciato al suo Ppe le politiche strategiche. Von der Leyen ha affidato a due commissari fidati, lo slovacco Maros Sefcovic e il lettone Valdis Dombrovskis, i portafogli chiave del Commercio e degli Affari economici e monetari. Risponderanno direttamente a lei. Il margine di manovra di Ribera sarà limitato dai commissari del Ppe che controlleranno le direzioni generali dei settori fondamentali per la transizione: l’olandese Wopke Hoekstra al Clima, la svedese Jessika Roswall all’Ambiente, il lussemburghese Christophe Hansen all’Agricoltura, il greco Apostolos Tzitzikostas ai Trasporti. Il Ppe avrà l’esclusiva sulle politiche migratorie: l’austriaco Magnus Brunner è stato scelto per gli Affari interni mentre la croata Dubravka Suica si occuperà degli accordi con i paesi del Mediterraneo. Più importante della Coesione affidata a Fitto, è il portafoglio del Bilancio: il polacco Piotr Serafin, braccio destro di Donald Tusk e membro del Ppe, sarà responsabile di preparare il prossimo quadro finanziario dell’Ue che determinerà le risorse da destinare a ciascuna politica dopo il 2027.
“Ursula von der Leyen ha fatto la sua scelta: vuole una Commissione più presidenziale e desidera avere una forte influenza su tutti i portafogli chiave”, ha spiegato l’europarlamentare Sandro Gozi, dopo la presentazione della nuova squadra. “La nuova Commissione è una commissione del Ppe”, ha detto il suo capogruppo, Mafred Weber. Socialisti e liberali hanno accolto in modo positivo la nuova squadra, nonostante lo squilibrio a favore della destra (16 membri del collegio sono del Ppe, più Fitto per i sovranisti dell’Ecr e il commissario ungherese, Oliver Varhelyi, confermato da Viktor Orbán). I verdi hanno più dubbi, ma sembrano pronti a confermare la fiducia a von der Leyen votata a luglio per salvare almeno una parte del Green deal. Sono possibili alcuni intoppi e bocciature nelle audizioni al Parlamento europeo. La data di entrata in funzione potrebbe slittare al primo dicembre. Ma la conferma della Commissione von der Leyen II non sembra messa in discussione.