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Le stelle a nord-est

Chi tiene (e quanto è forte) il filo che unisce difesa e democrazia nell'Ue

Paola Peduzzi

Kallas, Kubilius e Virkkunen sono una brutta notizia per Mosca e una scoperta per Bruxelles: tre portafogli cruciali guidati da personalità da sempre contrarie alle mire putiniane, per lo sviluppo di politiche capaci di difendere l'Europa su più fronti, dalla diplomazia alla tecnologia

Vladimir Putin va sempre a caccia di debolezze e disunioni in Europa, le coltiva e le promuove, ma la nuova Commissione europea è davvero una brutta notizia per lui. A capo della diplomazia dell’Ue ci sarà l’ex premier estone Kaja Kallas, il commissario per la Difesa e per lo Spazio, un portafoglio che finora non c’era mai stato, è l’ex premier lituano Andrius Kubilius, che riferisce direttamente alla vicepresidente esecutiva per la Tecnologia, la Sovranità, la Sicurezza e la Democrazia, un altro portafoglio innovativo, la finlandese Henna Virkkunen, mentre all’ Allargamento è stata scelta la slovena Marta Kos. Il nord e l’est Europa hanno mostrato in questi anni di guerra in Ucraina di essere i più sensibili alla minaccia russa e anche i più determinati a fare – per davvero – tutto ciò che è necessario per difendere Kyiv e l’Europa intera

                            


Lo spostamento del baricentro della difesa europea è iniziato fin da subito, dopo l’invasione russa in Ucraina nel febbraio del 2022, verso nord e verso est: i paesi baltici sono stati i primi a costruire l’indipendenza energetica dalla Russia, la Svezia e la Finlandia hanno chiesto di entrare nella Nato. La Polonia ha accolto i rifugiati ucraini e tutto il fronte est – con l’esclusione dell’Ungheria ostile allora e ostile oggi all’Ucraina – si è compattato per fornire assistenza a Kyiv. La geografia conta, certamente, un’aggressione a due passi da casa è diversa da una lontana migliaia di chilometri – “il gas può certo essere molto costoso, ma la libertà non ha prezzo”, aveva detto Kallas in uno splendido discorso a Berlino poco dopo l’invasione russa, “ogni governo deciderà quanto sobbarcarsi di questo costo, ma dobbiamo anche dire ai nostri cittadini: il problema del nostro vicino oggi sarà un nostro problema domani, se la casa del nostro vicino ha preso fuoco, anche noi siamo in pericolo” – ma c’è anche altro: la storia, la memoria, la consapevolezza della differenza tra vivere liberi e vivere sotto l’occupazione russa, una dittatura.


Andrius Kubilius, 67 anni, europarlamentare dal 2019 dopo essere stato premier in Lituania, aveva presentato nel 2017 un documento dal titolo “European Plan for Ukraine”: erano anni in cui l’occidente pensava che i russi si fossero accontentati della Crimea e di una porzione del Donbas e che la cosiddetta “guerra a bassa intensità” quasi non esistesse. Kubilius invece chiedeva a Bruxelles di pensare a un piano economico e istituzionale per sorreggere Kyiv, che continuava a subire l’aggressione russa e che aveva bisogno di un riferimento solido a occidente. L’Europa come protezione oltre che aspirazione è la sintesi dell’idea di Kubilius, che ora ha un compito che alcuni definiscono “mastodontico” perché deve fare ciò che finora è stato fatto, e nemmeno sempre, a parole: far funzionare l’industria bellica europea in modo coordinato (la Difesa è di competenza degli stati) – dicono che la sua mente scientifica, è un fisico, gli sarà d’aiuto, così come   il suo passato nei movimenti antisovietici lituani. Nel suo discorso di insediamento, Ursula von der Leyen, aveva stimato che la Difesa europea ha bisogno di 500 miliardi di euro per i prossimi dieci anni, ma come e dove trovarli sarà un compito che Kubilius dovrà  mescolare con tanti altri commissari (lui è a favore dei defence bond).


Nell’impianto costruito per il quinquennio, la Difesa è strettamente collegata con lo Spazio ed è seguendo questo filo di protezione – che abbiamo imparato a conoscere da quando Putin ha invaso l’Ucraina – che si arriva alla vicepresidente esecutiva finlandese, Henna Virkkunen, che tiene insieme tecnologia, sicurezza e democrazia, forse il portafoglio che più fa inorridire i russi e su cui invece i filoucraini ripongono grandi speranze. Virkkunen, 52 anni di passione per i cavalli (come  von der Leyen), per la corsa e per la comunicazione (è stata anche giornalista), rappresenta la Finlandia, che si è gettata dentro la Nato condividendo con la Russia un confine di 1.300 chilometri, e che da tempo investe in innovazione e concorrenza. Competente ed energica, Virkkunen dovrà orientarsi in questo nuovo assetto in cui mansioni e obiettivi si intrecciano tra i commissari e i paesi, ma su difesa e sicurezza c’è un filo che la unisce ai suoi principali interlocutori, e a sentir parlare Kubilius al Parlamento europeo a luglio – “A chi dice che l’Ucraina dovrebbe accettare le condizioni di pace imposte dai russi suggerisco di offrire pezzi di terra e di sovranità dei loro stati a Putin” – le stelle europeiste e filoucraine si sono allineate a nord-est. 
 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi