Dopo le esplosioni
Nasrallah denuncia “l'atto di guerra” di Israele, ma è vulnerabile
Le minacce del leader di Hezbollah che si ritrova con la rete dei miliziani e delle comunicazioni molto danneggiata. I siti chiusi e gli uffici deserti delle aziende dei cercapersone
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha parlato oggi, il primo discorso dopo che, per due giorni di fila, migliaia di suoi miliziani sono stati feriti – molti gravemente – e uccisi – una quarantina – in seguito all’esplosione di cercapersone e walkie-talkie in dotazione per le comunicazioni interne al gruppo. Questo attacco senza precedenti attribuito a Israele vìola “tutte le norme e le regole” esistenti, ha detto Nasrallah, “è un atto di guerra” che supera “limiti e linee rosse”: “il nemico” riceverà “una giusta punizione, che se l’aspetti o no”. Mentre il leader del Partito di Dio compariva sugli schermi e pronunciava questo suo discorso minaccioso, forse il più duro dal 7 ottobre, i jet israeliani volavano a bassa quota sopra Beirut. Nasrallah si è riferito alle esplosioni simultanee dei device in tutto il Libano e in Siria definendolo “il massacro di martedì e mercoledì”, un’azione “disumana e senza morale” oltre che senza precedenti, con l’obiettivo di “uccidere quattromila persone in un minuto”: un colpo ben assestato, “in termini di sicurezza e in termini umani”, che però non fermerà il sostegno dato a Gaza, il fronte libanese continuerà a essere operativo e la punizione arriverà al momento giusto.
Molti commentatori hanno sottolineato il tono duro e severo del leader di Hezbollah, simile a quello che aveva avuto all’inizio di agosto dopo che il suo numero due era stato ucciso a Beirut e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh era stato ucciso a Teheran: allora aveva detto che la guerra sarebbe cambiata, “entra in una nuova fase”, “questa non è più una guerra di sostegno” a Hamas e a Gaza “ma una guerra aperta in Libano e in Iran”. Le linee rosse sono state nuovamente superate, ma se il tono minaccioso di Nasrallah è certamente più concreto di quanto fosse in passato – prima dell’estate e degli omicidi mirati si era rivelato ben più cauto rispetto alle attese – questo è anche un momento di grande vulnerabilità per Hezbollah: il controspionaggio del gruppo non è riuscito a intercettare l’operazione degli scorsi giorni (stava per farlo, secondo le ricostruzioni, ed è anche per questo che Israele ha deciso di accelerare il suo piano), centinaia di suoi miliziani sono in ospedale, molti sono morti e la sua rete di comunicazione è stata devastata. Per quanto Nasrallah si sia premurato di specificare che, grazie alla bontà divina, molti device erano spenti e quindi non sono esplosi, il danno è enorme, in termini umani e di operatività, ma anche di immagine: la più importante e potente milizia armata della Repubblica islamica dell’Iran è stata dilaniata da migliaia di aggeggi minuscoli manomessi senza che nessuno se ne accorgesse. Lo sconvolgimento attraversa tutta la rete del cosiddetto “Asse della resistenza” genera insicurezza e condiziona le decisioni future sulla reazione (foss’anche solo la catena delle comunicazioni).
Nasrallah ha detto che è in corso un’indagine interna per capire come sia stato possibile il “massacro”: in realtà se lo sta chiedendo tutto il mondo. Se sulla manomissione dei dispositivi si è stabilito che è stata inserita una piccola quantità di un esplosivo molto potente, ancora resta da capire il dove, il chi e il quando. Il New York Times ha fornito qualche dettaglio significativo: i funzionari dell’intelligence israeliana avrebbero visto nella richiesta di Nasrallah di non utilizzare più i telefoni cellulari e investire nei cercapersone un’opportunità, e ancora prima che decidesse di ampliarne l’utilizzo, “Israele aveva messo in atto un piano per fondare una società fittizia che si sarebbe spacciata per produttrice internazionale di cercapersone”. Sin dalle prime ore dell’esplosione dei cercapersone le indagini si sono così concentrate sul percorso della manomissione dei device, e si è presto raggiunta una conclusione: poiché i dispositivi elettronici sono diventati più complessi e le catene di fornitura globali più contorte, è ormai impossibile proteggere la moderna catena di fornitura di prodotti elettronici da un avversario determinato e sofisticato. E non è così difficile pensare a delle infiltrazioni nella catena con la cooperazione di un produttore.
Il marchio sui pager era dell’azienda taiwanese Gold Apollo, uno dei principali produttori di cercapersone al mondo, ma il presidente Hsu Ching-Kuang ha subito precisato di essere completamente estraneo alla vicenda e di aver soltanto concesso i diritti di produzione con il proprio marchio a un’azienda europea, l’ungherese Bac Consulting. Ai media, Hsu ha raccontato come ci fossero anche stati dei pagamenti “strani” da parte di Bac da un conto mediorientale. L’attenzione si è così spostata su Budapest, su un ufficio deserto, un sito web chiuso e una misteriosa unica proprietaria e responsabile, Cristiana Barsony-Arcidiacono. La ceo ha però affermato di essere soltanto un’intermediaria, e anche il governo ungherese ha precisato che l’azienda non ha alcun sito produttivo in Ungheria. Secondo il New York Times, la Bac sarebbe soltanto una delle società fittizie aperte dall’intelligence israeliana per vendere i cercapersone manomessi – sarebbero almeno altre due le società fantasma – che accettavano sì clienti “ordinari”, ma l’unico che contava davvero era solo Hezbollah. E’ infine emersa una pista bulgara, con i media ungheresi che hanno individuato un’altra azienda con sede a Sofia, Norta Global Ltd., con un proprietario norvegese e un altro sito web bloccato. I walkie-talkie esplosi ieri avevano invece un marchio giapponese, della società Icom, con sede a Osaka, che ha affermato come gli apparecchi esplosi siano stati esportati in medio oriente dal 2004 al 2014, quindi ormai fuori produzione con quelli in circolazione quasi tutti contraffatti. Eppure secondo fonti della sicurezza libanese, i walkie-talkie sarebbero stati acquistati da Hezbollah circa cinque mesi fa, nello stesso periodo in cui sono stati acquistati anche i cercapersone.