Von der Leyen sfida Orbán e Biden e annuncia un prestito da 35 miliardi per l'Ucraina
La presidente della Commissione europea incontra Zelensky a Kyiv e assicura di voler mantenere la promessa del G7 all’Ucraina, aggirando il presidente ungherese e pure, se serve, quello americano
Bruxelles. Ursula von der Leyen ha deciso di compiere a Kyiv il suo primo viaggio fuori dall’Unione europea dopo la presentazione della nuova Commissione. In valigia si è portata un piano per aiutare l’Ucraina ad affrontare l’inverno, dopo che i bombardamenti russi hanno distrutto gran parte della sua infrastruttura energetica. La presidente della Commissione aveva un messaggio più importante: l’Unione europea è determinata a mantenere la promessa fatta dal G7 di un prestito da 50 miliardi di dollari entro la fine dell’anno per mettere al riparo l’Ucraina dalle turbolenze politiche negli Stati Uniti. Il veto di Viktor Orbán, che sta mettendo a repentaglio il pacchetto di aiuti del G7, questa volta non funzionerà.
Al fianco di Voldymyr Zelensky, von der Leyen ha annunciato oggi una proposta per permettere all’Ue di fornire all’Ucraina un prestito “fino a 35 miliardi di euro come parte della promessa del G7”. Al vertice in Puglia a giugno, i capi di stato e di governo del G7 si erano impegnati a usare gli attivi immobilizzati della Russia per un prestito da 50 miliardi di dollari. Il prestito dovrebbe servire a finanziare il bilancio dell’Ucraina, compresi gli acquisti di armi da parte di Kyiv, utilizzando almeno in parte i soldi della Russia. La tempistica ricalca il calendario politico a Washington e le condizioni finanziarie di Kyiv. Le elezioni presidenziali americane, che potrebbero riportare Donald Trump alla Casa Bianca, compromettendo il sostegno americano all’Ucraina, si terranno il 5 novembre. Il Fondo monetario internazionale prevede che il fabbisogno finanziario dell’Ucraina per il 2025 salirà a 38 miliardi di dollari, con un aumento di 12 miliardi rispetto alle previsioni fatte a giugno. A luglio i membri del G7 avevano trovato un accordo per ripartirsi l’onere del prestito: 20 miliardi di dollari per l’Ue, 20 miliardi per gli Stati Uniti e 10 miliardi per Canada, Giappone e Regno Unito. Ma da allora le discussioni a livello tecnico e politico tra Washington e Bruxelles si sono incagliate sull’incertezza legata ai meccanismi istituzioni dell’Ue.
L’Ue vuole usare i proventi straordinari generati dagli attivi sovrani russi immobilizzati – 200 miliardi di euro che generano circa 3,5 miliardi l’anno – per rimborsare il prestito. Washington ha sollevato il problema delle sanzioni europee che devono essere rinnovate ogni sei mesi all’unanimità. Basta un solo paese contrario e i beni russi verrebbero scongelati. Per partecipare al prestito del G7 gli Stati Uniti hanno dunque posto all’Ue una condizione: trovare un modo per garantire la continuità delle sanzioni e, dunque, dei flussi per rimborsare il prestito. La Commissione ha proposto ai ventisette di portare la durata delle sanzioni da sei a 36 mesi, oppure a cinque anni con una revisione annuale. Anche in questo caso serve l’unanimità. L’Ungheria ha fatto sapere di essere contraria. Il premier Viktor Orbán vuole aspettare il 5 novembre e le elezioni presidenziali americane.
A Kyiv, von der Leyen ha presentato una soluzione per aggirare il veto di Orbán e mettere pressione sugli Stati Uniti affinché mantengano la parola data. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, proporrà di prolungare la durata delle sanzioni sugli attivi sovrani della Russia a 36 mesi. E’ una decisione che va presa all’unanimità. Se Orbán metterà il veto, l’Ue potrà comunque andare avanti approvando un programma di assistenza macrofinanziaria da 35 miliardi di euro. Per quello basta la maggioranza qualificata. I 35 miliardi coprono anche le risorse che avevano promesso gli Stati Uniti. Se Washington accetterà, la cifra messa a disposizione dall’Ue scenderà. Se invece l’Amministrazione Biden non manterrà la parola data, l’Ue farà da sola insieme a Canada, Giappone e Regno Unito, ed eventualmente altri partner fuori dal G7 per arrivare ai 50 miliardi di dollari (45 miliardi di euro circa). “Non sappiamo se sarà G7 o G6”, ma gli Stati Uniti “sono stati forti sostenitori di un meccanismo per usare gli attivi congelati”, spiega una funzionario della Commissione. “Speriamo che sarà un G7 plus con altri partner che entrano”.
Quella di von der Leyen è una doppia scommessa: forzare la mano al contempo a Orbán e all’Amministrazione Biden, a poco più di un mese dalle presidenziali americane. Il segnale politico è che l’Ue è pronta ad aiutare l’Ucraina anche senza gli Stati Uniti, trovando un modo di legare le mani a chi cerca di sabotarla dall’interno. L’operazione non è priva di rischi, dato che con 35 miliardi di euro l’Ue si accollerebbe il doppio dei rischi finanziari messi in conto nella versione originale del prestito del G7. Il tempo stringe. Il pacchetto deve essere approvato dall’Ue entro la fine del mese di ottobre. Dal successo dipende anche il prossimo esborso all’Ucraina di un prestito del Fondo monetario internazionale. In conferenza stampa Zelensky ha ringraziato, ma ha anche ricordato le promesse non mantenute dagli europei, come i 5 miliardi di euro della European Peace Facility per gli acquisti di armi nel 2024. “E’ molto importante che questi fondi non siano bloccati”, ha detto il presidente ucraino. Anche sull’energia “la rapida attuazione dei nostri accordi è di massima importanza”, ha spiegato Zelensky.
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