Catena di terrore

Così Hezbollah alleato del regime di Assad ha straziato (e alienato) il popolo siriano

Paola Peduzzi

Il Partito di Dio libanese ha aiutato e sostenuto il regime siriano in questi anni, negli assedi delle città costrette alla fame, nelle torture, nelle esecuzioni. La catena del terrore

 Dove e quando hanno potuto, i siriani hanno festeggiato l’esplosione dei cercapersone e dei walkie-talkie nelle mani e nelle tasche dei miliziani di Hezbollah: si vedono immagini di vassoi con  salatini e dolcetti nei brevi filmati pubblicati sui social in cui nessuno ha voglia di essere riconosciuto, perché    questa è la Siria, un regime guidato da Bashar el Assad che spegne con la violenza ogni dissenso. Il Partito di Dio libanese è alleato di questo regime, lo ha aiutato e sostenuto anche operativamente in questi anni – sono tanti, la repressione di Assad contro la primavera siriana è iniziata nel 2011 – negli assedi delle città costrette alla fame, nelle torture, nelle esecuzioni. 

 

Quando il regime di Assad era nel suo momento di maggior pericolo perché aveva utilizzato il gas sarin contro il suo stesso popolo (oltre alle bombe, oltre alle bombe chiodate, oltre alle retate e alle uccisioni di massa) violando le linee rosse stabilite dalla comunità internazionale occidentale, Iran e Russia gli andarono in aiuto: il primo mobilitò  Hezbollah, che è la sua milizia più potente e più rifornita, la seconda inviò mezzi e soldati. Le responsabilità dell’occidente furono enormi – c’è chi, non senza ragione, fa risalire a quegli anni, il 2014 e il 2015, la convinzione di Putin  di poter restare impunito: aveva già invaso l’Ucraina e annesso illegalmente la Crimea, del resto – e questa coalizione di paesi e miliziani riuscì a coltivarsi un sostegno tra i movimenti e i leader occidentali rivendendosi come argini all’avanzata dello Stato islamico, il gruppo terroristico che allora era considerato la minaccia principale. In Siria lo Stato islamico aveva la sua capitale, Raqqa, e così in nome della guerra al terrorismo che tutto l’occidente condivideva – e che però non voleva andare a combattere sul terreno – Assad e i suoi alleati soffocarono l’opposizione al regime.

 

In questi giorni in cui i cercapersone e i walkie-talkie hanno segnalato in modo preciso dove erano i miliziani di Hezbollah e quindi sono esplosi anche in Siria, molti hanno ricordato gli episodi in cui il Partito di Dio ha aiutato Assad a straziare i siriani. Nel 2016, dopo che Aleppo fu ridotta in macerie, furono delle fonti vicine al regime di Damasco a dettagliare il ruolo del Partito di Dio in quell’assedio, lodando il coraggio e la dedizione dei miliziani, ma anche la loro bravura nell’intelligence che aveva permesso di sventare attacchi dei gruppi che difendevano la città. Il fattore decisivo furono naturalmente gli attacchi aerei russi – che la Russia all’Onu puntualmente smentiva – ma i ribelli raccontarono che tra i prigionieri che riuscirono a catturare  in quei mesi, i siriani erano pochissimi. Nelle storie dei siriani che sono sopravvissuti e che sono scappati, aprendo in Europa la cosiddetta crisi dei migranti che ha stravolto la geografia politica del continente e  contribuendo alla crescita e all’affermazione di movimenti di destra anti immigrazione, ci sono spesso riferimenti alle violenze inflitte dai miliziani di Hezbollah.  

 

Il rapporto tra il Partito di Dio e la Siria non è sempre stato tanto solido, ma si è rafforzato da quando le Forze armate siriane si sono ritirate dal Libano nel 2005 e ancor più ora che ci sono sponsor e registi allineati come l’Iran e la Russia. La presenza delle forze iraniane a Damasco è dimostrata anche dagli attacchi mirati fatti da Israele e dai flussi di armi e di soldi diretti al Partito di dio che hanno centri  logistici e politici in Siria. L’ex ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ora capo del Consiglio di sicurezza del Cremlino, ha appena fatto un tour presso i suoi alleati, è stato a Pyongyang e a Teheran, ma è passato anche da Damasco. 

 

Eppure, nonostante questa  alleanza terroristica sia nota, Assad sta vivendo già da qualche tempo una nuova fase di riabilitazione internazionale. L’utilizzo delle armi chimiche, l’uccisione di centinaia di migliaia di siriani, le torture documentate nelle carceri e tutte le violazioni dei diritti umani sono stati condonati, ma ora molti – compreso il governo italiano – fingono anche di non vedere quanto il regime di Assad sia funzionale alla guerra contro Israele e contro l’Ucraina. 

 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi