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Dalla Germania

Dopo i voti nei tre Länder dell'est, la politica tedesca ha un nuovo vocabolario 

Daniel Mosseri

L'estrema destra tedesca esprime una minoranza di blocco nell'est del paese con cui può facilmente vendicarsi dopo decenni di cordone sanitario. Dall'altra parte, una coalizione delle more schiaccia i moderati fra due forze di sinistra. Con il rischio di far saltare gli schemi più delicati di politica internazionale

Berlino. Minoranza di blocco, coalizione delle more ma anche missili a medio raggio. La conclusione, domenica, di un ciclo di elezioni a livello di stati in Germania –  in Turingia e Sassonia e domenica in Brandeburgopropone ai tedeschi alcune novità semantiche. A cominciare, appunto, dalla minoranza di blocco. L’espressione si usa quando un gruppo parlamentare controlli almeno un terzo dei seggi in assemblea: di per sé nulla di nuovo in un paese caratterizzato fino a ieri dalla presenza dei Volkspartei, formazioni politiche che attraversavano le classi sociali come quelle di età. Basti pensare alla stessa Spd: ieri il team del governatore uscente e riconfermato del Brandeburgo Dietmar Woidke ha festeggiato l’affermazione sull’AfD portando a casa un solido 30,9 per cento, ma nel 1990 nel Land attorno a Berlino l’Spd aveva un incredibile 54,1 per cento dei voti. Lo stesso vale per la Cdu di Michael Kretschmer, anche lui governatore uscente in un Land orientale, la Sassonia, e anche lui riuscito nell’impresa di vincere benché di misura contro l’estrema destra sovranista: lo scorso 1 settembre Kretschmer ha portato a casa il 31,9 per cento ma aveva il 40,2 nel 2004 a un quasi bulgaro 58,1 nel 1990, l’anno della riunificazione. L’agitazione dei media per la minoranza di blocco non è allora legata al fatto in sé ma a chi la detiene: in Brandeburgo l’AfD ce l’ha e ancora di più nella piccola Turingia, dove è guidata dall’inquietante Björn Höcke e ha strappato il 32,4 per cento dei consensi a inizio mese.

 

                   

 

Che cosa può fare un partito di opposizione con la minoranza di blocco? Le costituzioni dei Bundesländer prevedono che per nominare un giudice costituzionale o il ragioniere dello stato serva la maggioranza dei due terzi: a est diventa impossibile procedere senza l’assenso dell’AfD. In alcuni casi la maggioranza qualificata serve anche a proclamare l’autoscioglimento dell’assemblea: e se il partito blu non ci sta? Non va dimenticato che la politica tedesca esce da dieci anni di cordone sanitario contro la formazione sovranista. Già nel 2014 fu deciso che con l’AfD non si parlava né si prendeva l’ascensore insieme nei pubblici uffici. Tanto meno si è mai permesso al gruppo sovranista al Bundestag di eleggere un proprio vicepresidente dell’assemblea rompendo con una tradizione nata nel Dopoguerra: un vicepresidente per gruppo. Dieci anni fa l’AfD era un partito euroscettico, oggi è una formazione che strizza l’occhio all’eversione neonazista. Forse il cordone sanitario non è stata l’idea più brillante della politica tedesca. Ma tant’è: oggi l’AfD può vendicarsi in alcuni Bundesländer.


Del problema si dovranno occupare i nuovi governi nei tre stati dove si è appena votato. Non fra poche difficoltà, in Sassonia si profila una coalizione delle more. Ai tedeschi piace dare un nome alle cose e alle coalizioni: a Berlino c’è il semaforo (rosso-verde-giallo ossia liberale), in Brandeburgo c’era il Kenya (nero ossia Cdu e rosso e verde) e a Dresda si va verso le more, che nascono rosse come la Spd, poi diventano viola come il Bsw (il partito socialista e nazionalista di Sahra Wagenknecht, la novità politica del 2024) per poi diventare nere come la Cdu. La Brombeer-Koalition coi moderati schiacciati fra due partiti di sinistra non è certo la scelta ideale del governatore uscente Kretschmer mentre da Berlino anche il presidente della Cdu, Friedrich Merz, segue il negoziato a tre con scetticismo. La scelta è però quasi obbligata: che imbarchi i verdi – e poi vallo a trovare un frutto nero-verde-viola – o i socialdemocratici, Kretschmer non può prescindere dall’appoggio del Bsw.


Ecco perché in Germania si torna a discutere del dispiegamento di missili americani a medio raggio. Se negli scorsi mesi la pressione congiunta di verdi e liberali sulla Spd di Olaf Scholz ha lentamente trasformato il riottoso cancelliere in un convinto sostenitore dell’Ucraina – un posizionamento non scontato per un partito di sinistra già guidato dal Gerhard Schörder, il miglior amico di Vladimir Putin in Germania – la forte affermazione del Bsw e della sua piattaforma anti Ucraina sta facendo saltare alcuni schemi. A Wagenknecht non interessa che il dispiegamento di missili americani sul suolo tedesco non sia una competenza dei Länder: se volete i miei voti in Turingia, Sassonia o Brandeburgo dobbiamo smettere di minacciare la Russia e ridiscutere la consegna di armi in Ucraina. La formazione dei governi regionali nei tre Länder non si annuncia facile. Vladimir Putin segue lo spettacolo con un sorriso.