Biden contro le auto cinesi. Ma non è business: è sicurezza nazionale

Giulia Pompili

Il dipartimento del Commercio americano ha proposto un divieto che sarebbe uno stop all'intero mercato dell'auto Made in China. L'America ancora una volta sceglie la via della cautela. Intanto il ministro Urso presenta la sua strategia per il rilancio del settore, anche attraverso investimenti cinesi

Seattle, dalla nostra inviata. Il dipartimento del Commercio americano ha formalmente proposto un divieto di utilizzo e circolazione sul territorio americano di automobili con software e hardware di fabbricazione cinese e russa. Il divieto, che dovrebbe essere approvato nel giro di pochi mesi, secondo i media americani potrebbe entrare in vigore già nel 2027 e sarebbe una delle più grandi limitazioni di prodotti cinesi sul territorio americano. A febbraio scorso Biden ha chiesto al dipartimento del Commercio di investigare sul settore delle auto smart, e il risultato è la richiesta di un divieto assoluto non per ragioni commerciali, ma per ragioni di sicurezza nazionale. 

 

Se ne parla da tempo, della sicurezza delle automobili con tecnologie connesse a internet: quelle che arrivano dalla Cina sono ormai praticamente tutte equipaggiate con tecnologie di sensori e connessioni. In alcuni casi la componentistica intelligente Made in China viene istallata anche su automobili americane. Se il divieto dell’Amministrazione Biden entrasse in vigore, sarebbe uno stop all’intero mercato dell’auto cinese. 

 

Ciò che i funzionari americani temono di più è la capacità dei software per auto intelligenti di raccogliere informazioni – anche dello smartphone che si connette a quell’auto – e di usarle per scopi di spionaggio e hackeraggio. Il peggior incubo, inoltre, è quello di una eventuale crisi e alla possibilità da parte della Cina di prendere il controllo delle auto e usarle per bloccare strade e infrastrutture. In un comunicato diffuso oggi la segretaria al Commercio americano Gina Raimondo ha detto che “non serve molta immaginazione per capire che un avversario straniero può rappresentare un notevole rischio sia per la sicurezza nazionale sia per la privacy dei nostri cittadini”.

 

Mentre i paesi europei corteggiano la Cina – in particolare l’Italia, e proprio oggi il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha presentato la sua strategia per il rilancio del settore auto italiano anche attraverso i presunti investimenti cinesi – l’America ancora una volta sceglie la via della cautela: l’economia e il business non possono più essere separate dalla sicurezza nazionale. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.