Nel Regno Unito
Reeves getta luce sulla cupa economica inglese. L'ombra di Lord Alli sul Labour
"Siamo il partito dei lavoratori, non della protesta”. Per rilanciare il Regno Unito, la cancelliera britannica promette ottimismo e opportunità, mentre difende i tagli ai sussidi. Ma è travolta dalle polemiche su stipendi e regali ai vertici
Con l’aria euforica di una quasi sul punto di mettersi a cantare, la cancelliera Rachel Reeves ha cercato, in un solo discorso, di ribaltare l’umor nero che lei stessa ha contribuito a creare sullo stato dell’economia del Regno Unito a furia di inviti al realismo, enfasi sui 22 miliardi di buco e di misure impopolari. E invece: niente austerità, niente aumenti di tasse per la gente che lavora, porte aperte alle imprese assetate di fiducia e stabilità, mentre “le visioni e i suoni del futuro” saranno anche fatti di gru e betoniere al lavoro per rilanciare edilizia e infrastrutture. Insomma, le immagini di un paese operoso e vincente sono a portata di mano, anche se prima c’è ancora qualche curva, in quella che molti hanno visto come una riedizione del mantra di Gordon Brown, “prudenti, ma con uno scopo”.
“L’obiettivo è la crescita e gli investimenti sono la soluzione”, ha spiegato Reeves davanti alla platea della conferenza laburista, a un mese dalla manovra di fine ottobre, con una marcatissima inversione di tono – “il mio ottimismo splende più che mai, la mia ambizione per il paese non ha limiti” – rispetto ai primi due mesi e mezzo di governo, in cui lo storico risultato elettorale di Keir Starmer è stato travolto da una comunicazione cupa e dall’assenza di una filosofia riconoscibile, fenomeno già ben registrato nei sondaggi d’opinione e aggravato dalla materia leggera, ma politicamente plumbea, dei regali elargiti da Lord Alli al premier e alla sua cerchia.
La magia ha funzionato, il pubblico si è alzato per applaudire, al giovanotto distinto che si è alzato per urlare contro il governo per il clima e la vendita di armi a Israele Reeves ha detto perentoria che “il Labour cambiato è il partito dei lavoratori, non della protesta”. Dopo aver rivendicato il suo essere la prima donna, Reeves ha difeso le sue scelte su misure giudicate spietate, come i tagli dei sussidi per il riscaldamento degli anziani e degli assegni famigliari per chi ha più di due figli - “non tornerò indietro” – anche perché tutte le misure devono avere una copertura in nome della responsabilità. Però ha difeso gli aumenti ai dipendenti pubblici, ha confermato il lancio di un programma pilota per dare la colazione in alcune scuole, visto che 2,6 milioni di bambini arrivano affamati sui banchi a causa della povertà e ha insistito sull’idea di un paese di “opportunità, giustizia e imprenditorialità” da realizzare con “concreta ambizione”.
Il governo si è ricordato di sorridere e di far sognare, almeno un po’, per salvarsi dalla serie di catastrofi degli ultimi giorni, dalle polemiche sullo stipendio della capa di gabinetto di Starmer, Sue Gray, che guadagna più del premier e che è finita al centro di un vortice di pettegolezzi e critiche dei funzionari di partito, fino allo scandalo delle 107mila sterline di regali che incredibilmente il premier ha accettato per sé e per la sua bella moglie Victoria: vestiti, occhiali, biglietti per lo stadio e per il concerto di Taylor Swift. La sua popolarità è crollata, addirittura il 17 per cento degli elettori starebbe rimpiangendo di aver votato Labour, visto che il problema dei freebies, degli omaggi, riguarda un po’ tutti, anche Reeves stessa e la vice premier Angela Rayner, che ha assunto un fotografo per 70mila euro di soldi pubblici dopo aver criticato in passato iniziative simili da parte dei Tories.
E la fonte di molti di questi doni è sempre la stessa, Lord Waheed Alli, mogul dell’intrattenimento giovanile negli anni Novanta, ex consigliere per il “cool” di Tony Blair e multimilionario che ha versato, in vent’anni, la bellezza di 700mila euro al partito, senza, dicono, chiedere niente in cambio se non la possibilità di mettere la sua vivace intelligenza a servizio della causa e della raccolta fondi per il partito. Non gli piace essere sui giornali, preferisce organizzare feste. Rayner è stata sua ospite a New York, ha usato il suo mega appartamento insieme a un ex deputato, Sam Tarry, su Airbnb sarebbe costato più di 2.000 euro a notte. Il premier si è difeso, tutti i regali sono stati regolarmente denunciati, ma d’ora in poi non ne verranno accettati più, con buona pace dei lobbysti di Westminster.