Keir Starmer - foto Ansa

Nel Regno Unito

Keir Starmer mette un sorriso al progetto per "una Gran Bretagna che appartenga a te"

Cristina Marconi

In crisi di popolarità dopo appena tre mesi a Downing Street, il premier ha cercato di tornare accattivante e ottimista consegnando a un discorso di 54 minuti la sua idea di paese. Dai sussidi ai benefit, passando per l'immigrazione e gli abusi sui pubblici ufficiali

Restate con me, sarà un percorso travagliato ma alla fine del tunnel ci sarà la luce, e che luce. In crisi di popolarità dopo appena tre mesi a Downing Street, il premier britannico Keir Starmer ha scelto di consegnare a un discorso lungo 54 minuti – un tempo ragionevole per una conferenza di partito – la sua visione del paese e i suoi progetti a lungo termine, nel tentativo di riempire quel vuoto di comunicazione che, negli ultimi giorni, si è andato riempiendo di scandali e polemiche, dalla faccenda dei (tanti) regali ricevuti e regolarmente dichiarati da parte del milionario Lord Alli allo stipendio della capa di gabinetto Sue Gray, più alto di quello del premier ma soprattutto molto superiore a quello di tutti gli altri funzionari e consiglieri chiamati a far funzionare il governo.
 

Davanti alla nutrita platea di Liverpool, Starmer ha cercato di tornare accattivante e ottimista, anche se con meno enfasi rispetto a quella specie di “operazione sorriso” avviata lunedì dalla cancelliera Rachel Reeves con il suo discorso a trentadue denti. “Una Gran Bretagna che appartenga a te” è la frase più volte ripetuta da Starmer, il paese sognato alla fine di una serie di riforme e di misure, a volte dolorose, che il governo ha già impostato. Il premier, che deve vedersela con un crollo di popolarità del 28 per cento tra i tesserati laburisti e del 21 in generale, ha fatto una lunga ed esaustiva lista di tutto quello che intende fare, dalla lotta a chi ruba i sussidi e i benefit, fenomeno esploso con la pandemia e da cui punta a trarre 1,6 miliardi di sterline, fino alla proposta di dare un’abitazione ai veterani che vivono per strada insieme a un numero crescente di senzatetto. Passando per un taglio all’immigrazione e a una legge di Hillsborough che protegga dagli abusi dei pubblici ufficiali. Sull’immigrazione si è mostrato comprensivo, dicendo “di non essere mai stato rilassato davanti alla prospettiva di alcuni settori che importano lavoro quando ci sono milioni di giovani, ambiziosi e talentuosi, che non vedono l’ora di lavorare”. Ma le proteste scomposte e i riots non sono la soluzione, “il razzismo è ripugnante” e la legalità è uno strumento a cui non bisogna mai rinunciare. In vena di verità scomode, anche se con tono meno patibolare rispetto al solito, ha fatto presente come controllare l’immigrazione vuol dire che qualcuno avrà diritto all’asilo, così come l’energia verde porterà alla costruzione di pale eoliche nel paesaggio di qualche elettore, che dovrà far pace col fatto che il paese sta cambiando e che il futuro richiede delle scelte.
 

I due momenti salienti hanno riguardato entrambi il medio oriente, su cui Starmer, in partenza per l’assemblea generale delle Nazioni Unite, ha chiesto moderazione e un cessate il fuoco a partire dalla liberazione degli ostaggi, hostages, che però nel discorso sono diventati “sausages”, “salsicce”. Al diciottenne che si è alzato per protestare contro l’invio di armi in Israele ha invece risposto con una verve che gli si vorrebbe vedere più spesso: “Ha chiaramente il pass della conferenza del 2019”. Ha difeso la sua linea realista e moderata, criticando la “politica della performance”, e ha enumerato così tante misure che il messaggio centrale – “c’è una luce in fondo al tunnel”, non particolarmente originale – è affogato in mezzo ai dettagli. Poi ha avuto la strana idea di usare la stessa frase di George Osborne quando annunciò l’austerity, ossia: “Siamo insieme in questa cosa”, vanificando un po’ gli sforzi fatti dalla cancelliera Reeves nel dire che no, è tutto un altro film e che anzi, la crescita si raggiungerà a suon di investimenti e di qualche necessario sacrificio. “La gente dice che non possiamo portare a un rinnovamento nazionale, ma possiamo, e lo faremo”, ha concluso Starmer prima che la moglie Victoria corresse ad abbracciarlo con un vestito rosso da mille sterline e preso in prestito, assieme alle scarpe, da una stilista di fiducia.

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