All'Assemblea dell'Onu
La pace giusta e vera di Zelensky per vincere contro Putin, il colonizzatore
Il presidente ucraino chiede unità per la vittoria, parlando di Russia "insaziabile". Trump lo chiama “piazzista”
Nel settembre del 2022, in un discorso preregistrato a Kyiv e trasmesso all’Assemblea generale dell’Onu, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky disse: “L’Ucraina vuole la pace, l’Europa vuole la pace, tutto il mondo vuole la pace”, c’è soltanto “un membro dell’Onu” che non vuole la pace e non lasceremo che “questa entità vinca” la “sua” guerra. Questo era il secondo punto – “Proteggere la vita” – del piano di pace che Zelensky presentò allora, gli altri quattro erano: punizione per l’aggressione, restaurazione dell’integrità territoriale ucraina, garanzie di sicurezza, la conferma del diritto a difendersi. All’applauso finale, tutti si alzarono in piedi, la delegazione russa rimase seduta. Nel settembre del 2023, sempre di fronte all’Assemblea generale questa volta in presenza, Zelensky puntò il suo discorso sulla necessità – l’urgenza – di restare uniti, di non distrarsi dalla violenza degli atti criminali di Vladimir Putin e delle conseguenze dell’impunità: “Ogni dieci anni la Russia inizia una nuova guerra”, in Moldavia, in Georgia, in Siria, “e l’obiettivo dell’attacco all’Ucraina è di trasformare la nostra terra, il nostro popolo, le nostre risorse in armi contro di voi, contro l’ordine internazionale basato sulle regole: molte sedie in questa Assemblea resteranno vuote se la Russia ha successo”. Zelensky riprese il piano di pace presentato l’anno precedente, riformulato in una “peace formula” sostenuta da 144 stati, e ribadì che solo rimanendo uniti sarebbe stato possibile battere Putin.
All’edizione del 2024 dell’Assemblea generale, Zelensky ha detto che la Russia è insaziabile, che se non la si respinge dall’Ucraina arriverà in altri paesi con la sua guerra coloniale, ha citato gli alleati di Putin, l’Iran e la Corea del nord – “una scelta di amici rivelatrice” – e ha spazzato via le convinzioni di chi ripete espressioni come “parziali concessioni territoriali” e “conflitto congelato”. Questi espedienti creano soltanto “spazio politico” a Putin, che continuerà a imporre la sua brutalità colonizzatrice, Cina e Brasile dovrebbero riconoscere questo revival di un passato colonizzatore, invece di provare ad aumentare la propria influenza globale con proposte di pace che non affrontano l’aggressione russa. Zelensky ha ripetuto più volte la necessità di trovare una “pace giusta”, ha aggiunto anche un altro aggettivo, “una pace vera”, reale, e ha ricordato quel che il mondo dimentica più spesso, e cioè che il costo umano di respingere i russi è e rimane esclusivamente degli ucraini. “Voglio la pace per il mio popolo – ha concluso Zelensky – una vera pace e una pace giusta, e chiedo il sostegno di tutte le nazioni del mondo. Noi non dividiamo il mondo, vi chiedo di fare lo stesso: non dividete il mondo. Siate nazioni unite, e questo ci porterà la pace”.
Più o meno nello stesso momento in cui Zelensky parlava al Palazzo di vetro, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, si incontrava con il suo omologo cinese, Wang Yi, e discutevano di Ucraina, di Taiwan e di “sicurezza globale ed euroasiatica”; la Reuters pubblicava un’esclusiva su una fabbrica di droni russi in Cina; le bombe guidate dei russi colpivano Kramatorsk, nel Donbas.
Dopo il discorso all’Assemblea dell’Onu, Zelensky è andato a Washington per incontrare i politici americani. Quest’anno il presidente ucraino ha portato con sé un piano di pace ribattezzato “della vittoria”, da presentare prima di tutto a Joe Biden, il presidente americano, con l’implicita e decisiva richiesta di condividere non tanto e non solo la volontà di pace – è dal 2022 che Zelensky costruisce piani di pace, quante volte dovrà ancora ripetere che è Putin che non la vuole, la pace? – ma la volontà di vincere insieme. Negli ultimi mesi, l’Ucraina ha modificato il modo di difendersi dall’attacco russo, ha costruito un arsenale in proprio – l’unico che può essere utilizzato in territorio russo senza i vincoli imposti dalle potenze occidentali sulle armi fornite da loro, che potrebbero infine cadere per gli armamenti inglesi e francesi – ha organizzato un’incursione nella regione russa di Kursk e ha colpito raffinerie e depositi di munizioni in Russia. Non basta – le infrastrutture energetiche ucraine sono gravemente danneggiate: inizia l’inverno, Putin vuole che il buio e il freddo pieghino gli ucraini – e le armi occidentali sono decisive, ma Zelensky ha voluto dimostrare, ancora una volta, che le possibilità di vittoria esistono, i russi straziano, ammazzano, deportano cittadini ma pur avendo risorse straordinariamente più grandi (e alleati generosi) non hanno costretto l’Ucraina alla resa. E’ il momento, dice il presidente ucraino, di costringere Putin alla pace ed è di questo che parla il “piano per la vittoria”.
E’ per questo che anche di fronte alla comunità internazionale Zelensky ha dovuto declinare il concetto di pace, parlando di giustizia, parlando di realtà, perché le proposte fantasiose di alcuni paesi – a partire dalla Cina – e di alcuni leader hanno finito per stravolgere una cosa semplice, che nel 2022 ancora univa tutti: respingere l’aggressore. Il presidente ucraino dovrebbe incontrare anche Donald Trump, che in un comizio martedì sera lo ha definito “piazzista” e che ha detto che gli Stati Uniti hanno voluto fare la guerra alla Russia e ora non sanno più come uscirne. L’ex presidente dice: “Io metterò fine alla guerra”, e fa passare questa dichiarazione fantasiosa come una strada per la pace: gli account social delle ambasciate russe lo rilanciano speranzosi.
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