Transiti e missili

Il Giappone risponde al bullismo russo-cinese. Il test di Pechino è un avvertimento

Giulia Pompili

Il primo ministro Fumio Kishida è stato uno dei diplomatici più attivi nella costruzione dell’alleanza internazionale contro il bullismo e le provocazioni delle autocrazie, nella consapevolezza che “la Russia di oggi è la Cina di domani”. Il transito nello Stretto di Taiwan e il lancio cinese di un missile balistico intercontinentale

Seattle, dalla nostra inviata. La tensione militare nel Pacifico è aumentata ieri ancora una volta dopo due eventi ravvicinati e inediti. Per la prima volta nella storia moderna, una nave da guerra giapponese ieri ha attraversato lo Stretto di Taiwan, in acque riconosciute internazionali  ma che la Repubblica popolare cinese rivendica come sue acque territoriali. Il cacciatorpediniere Sazanami della Forza di autodifesa giapponese si è unito a due navi da guerra, una australiana e una neozelandese, e ha per la prima volta effettuato l’operazione di transito tra la costa della Repubblica popolare e quella di Taiwan per raggiungere il Mar cinese meridionale, dove le tre marine effettueranno esercitazioni militari congiunte. 

 


La notizia del transito nello Stretto di Taiwan da parte del Giappone arriva nello stesso giorno di un’altra notizia: il primo test di un missile balistico intercontinentale da parte della Cina in oltre quarant’anni, effettuato mercoledì scorso.  Il missile è stato lanciato attorno alle 8:44 del mattino e sembra essere caduto nel luogo designato nel Pacifico del sud. Il ministero della Difesa di Pechino ha fatto sapere che il lancio di prova era “di routine” e  parte del suo “addestramento annuale”. Secondo gran parte degli analisti, il lancio di un missile balistico intercontinentale non è mai di routine, ed è sempre un messaggio militare e politico. Anche perché la Repubblica popolare – che secondo l’intelligence americana negli ultimi anni ha aumentato notevolmente il suo arsenale missilistico e nucleare – di solito i suoi test missilistici li effettua dentro al suo territorio. 

 


Dopo anni in cui l’America e la coalizione occidentale chiedevano al Giappone un coinvolgimento più attivo nella deterrenza contro la Cina, Tokyo ha deciso a sorpresa di fare una mossa che va in questa direzione. Il timing non è casuale: nelle ultime settimane il Giappone ha subìto diverse provocazioni da parte della coalizione militare russo-cinese, in quello che i militari vedono come una strategia in via d’intensificazione. Alla fine di agosto per la prima volta un aereo spia cinese ha violato lo spazio aereo giapponese sorvolando l’area delle isole Danjo, vicino Nagasaki; pochi giorni dopo una nave spia cinese ha violato le acque territoriali nipponiche nello stretto di Tokara, a sud dell’arcipelago. Solo una settimana fa la portaerei Liaoning della Marina militare cinese e due cacciatorpediniere hanno attraversato la zona contigua delle isole più occidentali dell’arcipelago giapponese di Okinawa, ma senza entrare nelle sue acque territoriali: una manovra comunque molto provocatoria e con un significato politico. Lunedì scorso l’aviazione giapponese è stata costretta a usare per la prima volta dei razzi d’avvertimento contro un aereo spia russo che è entrato nello spazio aereo giapponese per tre volte nell’estremo nord dell’isola di Hokkaido. 
La veloce evoluzione della partnership russo-cinese deve aver spinto il governo di Tokyo a reagire, prima di tutto con una operazione di transito nello Stretto di Taiwan  – due settimane fa era stata la Germania con due navi da guerra a farlo per la prima volta, unendosi alla coalizione di chi ha già compiuto o compie questo genere di operazioni regolarmente, come America, Francia e Regno Unito. 

 


Il primo ministro Fumio Kishida, che negli ultimi tre anni di governo è stato uno dei diplomatici più attivi nella costruzione dell’alleanza internazionale contro il bullismo e le provocazioni delle autocrazie, nella consapevolezza che “la Russia di oggi è la Cina di domani”, è un primo ministro in uscita e non si è ricandidato alle elezioni per la leadership del Partito liberal democratico. Oggi si vota per decidere chi sarà il nuovo leader di partito – e quindi il nuovo primo ministro giapponese – e i candidati più forti, tra cui l’ex ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi (figlio dell’ex primo ministro Junichiro Koizumi), il ministro della Sicurezza economica Sanae Takaichi e l’ex capo della Difesa Shigeru Ishiba, secondo gli analisti dovrebbero avere posizioni in continuità con l’Amministrazione Kishida, soprattutto su Russia e Cina. Il nuovo primo ministro, in particolare, dovrà affrontare un episodio violento che ha scosso molto l’opinione pubblica giapponese: l’accoltellamento e la morte di uno studente giapponese di dieci anni nella città cinese di Shenzhen il 19 settembre scorso, il terzo attacco a stranieri avvenuto in Cina nei mesi più recenti. Il governo Kishida ha convocato l’ambasciatore cinese, ma la comunità giapponese nel paese è sempre più preoccupata dal nazionalismo e dal sentimento antigiapponese crescente in Cina.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.