"In Ucraina il tempo è bello"

Trump incontra Zelensky, parla solo di sé e della fine della guerra, più rapida che giusta

Paola Peduzzi

L'incontro tra il presidente ucraino e l'ex presidente americano. “Se vinciamo”, ha dichiarato il candidato repubblicano parlando di se stesso, “risolveremo questa questione molto rapidamente. Tutti vogliono fermare la guerra: io Zelensky e anche Putin"

Volodymyr Zelensky è andato alla Trump Tower a incontrare Donald Trump mentre i repubblicani al Congresso chiedevano un’inchiesta sulla visita americana del presidente ucraino “motivata politicamente” per sostenere Kamala Harris, e mentre i trumpiani su X dicevano al loro beniamino: cosa perdi tempo a incontrare questo “mendicante”. In un breve scambio con i giornalisti prima dell’incontro, Zelensky ha detto che condivide con Trump il fatto che la guerra contro l’Ucraina debba finire e che per lui è importante parlare con entrambi i candidati alle presidenziali. Trump ha detto di avere “buoni rapporti” con il presidente ucraino e ha subito aggiunto di averli anche con Vladimir Putin: “Se vinciamo”, ha dichiarato il candidato repubblicano parlando di se stesso, “risolveremo questa questione molto rapidamente”.

Zelensky ha sorriso, spero che la nostra relazione sia la migliore, ha detto, e Trump ha riso, “capisco, ma ci vogliono due persone per ballare un tango”. In questi primi cinque minuti, Trump ha voluto parlare soltanto della sua candidatura, dei sondaggi che – dice – lo danno vincitore, del fatto che l’impeachment che aveva subìto (il primo, quello che riguardava la telefonata a Zelensky in cui gli aveva detto che avrebbe sospeso gli aiuti americani all’Ucraina se non gli avesse fornito informazioni compromettenti sui Biden) era un “imbroglio dei democratici”, e ha ripetuto più volte la parola “vittoria”, ma sempre riferendosi alla sua, alle presidenziali di novembre. L’ex presidente ha ribadito che la questione della guerra verrà risolta, è una sua priorità, ci lavorerà anche prima di insediarsi nel gennaio del prossimo anno, “se vinciamo”.

Dopo l’incontro, c’è stato un altro breve punto stampa, in cui Zelensky ha spiegato di aver presentato a Trump il suo “piano per la vittoria” che si fonda su una “pace giusta”. Una giornalista ha chiesto all’ex presidente se questa conversazione ha cambiato la sua visione delle cose, e lui ha risposto di aver imparato molto ma di non aver cambiato il suo approccio, “lo condividiamo”, è porre fine al conflitto, “con un accordo equo, dovrà essere equo” e sarà rapido, anche se adesso ha poco tempo per dedicarsi a questo, “siamo in campagna elettorale”, ma “se vinciamo” ci sarà un accordo che, ora, è diventato più rapido che giusto: tutti vogliono fermare la guerra, ha detto Trump, lui, Zelensky e anche Putin (Zelensky ha continuato a guardare in basso e davanti), l’espressione della faccia immobile, chissà come ha fatto) quindi la guerra si fermerà pure se le idee sul come sono differenti. Zelensky ha ripreso la parola, ha chiarito che la guerra non sarebbe nemmeno dovuta cominciare, che Putin uccide gli ucraini e occupa i loro territori e che bisogna fare ogni pressione su di lui, perché smetta di attaccare l’Ucraina e lasci i territori occupati. L’America è il principale alleato, “è il leader del mondo”, ha detto il presidente ucraino ringraziando, deve guidare i negoziati, c’è già stata una conferenza di pace, ce ne   sarà un’altra a ottobre in Germania. “Ben detto – è intervenuto Trump – questa guerra non avrebbe mai dovuto esserci, è una vergogna, ma la risolveremo, è una situazione, un puzzle molto complicato, ma la risolveremo”. Poi l’ex presidente ha ricordato che ci sono troppi morti, che le belle città dell’Ucraina sono distrutte e non potranno tornare belle com’erano – dovresti venire in Ucraina, si è intromesso Zelensky, verrò, ha risposto Trump, “è un bel paese, il tempo è bello” – ma questa, ha concluso l’ex presidente, “è una guerra che non avrebbe mai dovuto esserci”.

Questi tre interminabili minuti sono finiti così, senza che mai Trump dicesse chi l’ha iniziata, la guerra che non avrebbe mai dovuto esserci – del resto, ripete da sempre che, se lui fosse stato presidente, avrebbe evitato il conflitto. Nei giorni scorsi, mentre Zelensky gli chiedeva di incontrarsi (ieri l’ex presidente ha pubblicato su Truth la lettera del presidente ucraino con la richiesta), Trump è andato ancora oltre, dicendo che è stata l’America, cioè il presidente Joe Biden, a infilarsi in questa guerra da cui ora non riesce più a uscire. Ha definito Zelensky “un piazzista”, ogni volta che viene in America torna a casa con altri soldi degli americani, e alla vigilia dell’incontro, dopo che il presidente ucraino aveva dedicato il suo discorso all’Onu a definire il concetto di “pace giusta e vera”, dopo che aveva incontrato Biden e Harris – il primo ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti e ha detto “vinceremo la guerra”; la seconda ha rinnovato il sostegno all’Ucraina contro quelli che vogliono invece che si arrenda – Trump ha detto ai giornalisti “abbiamo bisogno della pace, dobbiamo fermare morte e distruzione, non pensate? Non sarebbe carino?”.

Durante l’incontro, che evidentemente per Trump doveva avere un sapore elettorale visto che pensa che la visita di Zelensky sia stata organizzata dai democratici, ha indicato il fotografo che ha immortalato il momento in cui, a Butler, un proiettile ha sfiorato l’orecchio di Trump: “E’ più veloce di un proiettile”.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi