medio oriente

Con Hezbollah in ginocchio l'Iran ha perso la sua assicurazione sulla vita

Cecilia Sala

Israele ha scommesso che l’Iran non avrebbe reagito mentre le bombe di Tsahal demolivano un pezzo alla volta il sedicente Asse della resistenza. Oggi i pasdaran sospettano che Khamenei resterà vivo soltanto finché il governo israeliano non deciderà altrimenti

Gerusalemme. Israele ha scommesso che l’Iran non avrebbe reagito mentre le bombe di Tsahal demolivano un pezzo alla volta il sedicente Asse della resistenza, perché Ali Khamenei non vuole imbarcarsi in una guerra che alla fine perderebbe. In nove giorni Israele ha riportato indietro di vent’anni la milizia più importante dell’Asse e la prediletta di Teheran. Costruire l’arsenale di Hezbollah, e la sua immagine di potenza, è un investimento che alla Repubblica islamica era costato decenni di lavoro e molti miliardi di dollari, ma l’arsenale e la classe dirigente del partito di Dio stanno saltando in aria a una velocità che nessuno aveva previsto. 

 

Per l’Iran Hezbollah non è soltanto un alleato, è un’assicurazione sulla vita. Bombardare Tel Aviv è qualcosa che la milizia libanese può (poteva) fare meglio dei pasdaran, perché il territorio iraniano è a più di mille chilometri dallo stato ebraico mentre Hezbollah controlla la zona sud del Libano al bordo di Israele. Perdere la garanzia che Hezbollah sulla carta doveva rappresentare è un evento più spaventoso per la Repubblica islamica dell’uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, il 31 luglio a Teheran, e di altri attacchi simili subiti di recente. Un decennio fa, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Ehud Barak avevano deciso di bombardare con i jet il programma atomico dell’Iran. Poi fecero alcuni calcoli e scelsero di annullare il piano per il timore di una risposta violenta da parte di Hezbollah. All’epoca l’assicurazione di Teheran funzionava. Ora è scaduta perché il partito di Dio è in ginocchio e non ha modo di rialzarsi in tempi brevi: ha ancora migliaia di combattenti ricoverati in ospedale dopo la serie di esplosioni dei cercapersone e delle radioline portatili, la sua rete di comunicazione è in parte distrutta, con l’uccisione del numero uno Hassan Nasrallah Israele ha eliminato tutta la catena di comando della milizia, da lunedì 23 settembre – da quando sono cominciati i bombardamenti a tappeto contro i depositi delle armi del partito di Dio, che hanno ucciso centinaia di libanesi che ci abitavano attorno – Habzollah sta perdendo anche il suo arsenale di decine di migliaia di missili. Compresi i missili balistici più potenti e precisi che in teoria sarebbero in grado di raggiungere le grandi città israeliane e che sono – o quantomeno erano – talmente tanti da potere sperare di saturare le difese aeree dello stato ebraico e andare a segno almeno in un punto. 

 

L’Iran ha perso il deterrente su cui aveva contato a lungo per mettersi al riparo da eventuali attacchi del nemico contro il proprio territorio, e adesso potrebbe far svolgere quella stessa funzione alla bomba atomica: l’uranio arricchito (il carburante) lo ha già, e secondo l’intelligence americana, se lo volesse, Teheran sarebbe in grado di costruire la testata (l’automobile) in un anno e mezzo. Ma sarebbero diciotto mesi ad alto rischio dal momento che – con l’uccisione di Haniyeh a Teheran nel giorno dell’insediamento del nuovo presidente, quando il leader di Hamas era uscito da poche ore dall’ufficio della Guida suprema – il Mossad ha dimostrato di avere il cuore politico della Repubblica islamica a portata di bomba. 

 

Sabato sera il primo ministro d’Israele ha ribadito: “Non c’è nessun posto nel territorio dell’Iran che le nostre armi non siano in grado di raggiungere”. Secondo le fonti della Reuters, la mattina dopo il bombardamento contro il quartier generale di Hezbollah che ha ucciso Nasrallah, Ali Khamenei è stato portato di fretta in un luogo segreto e più sicuro. La rinnovata ansia di proteggere meglio il leader è un altro segno di nervosismo dovuto al fatto che Israele ha appena piegato l’alleato meglio armato della Repubblica islamica in meno di dieci giorni. 

 

La sorte di Hezbollah fa intendere che se il governo di Netanyahu e lo Shin Bet hanno frainteso la minaccia rappresentata da Hamas fino alla peggiore strage di ebrei dall’Olocausto il 7 ottobre di un anno fa, e al peggiore fallimento d’intelligence della storia dello stato ebraico, sui nemici che non ha sottovalutato – Hezbollah e l’Iran – Israele ha raccolto informazioni per anni in modo tanto accurato da essere poi in grado di sgretolare un gruppo organizzato, sofisticato e ben armato come il partito di Dio in meno di due settimane. Oggi i pasdaran e il clero iraniano sospettano che il Mossad sarebbe capace di uccidere agilmente Khamenei, e che la Guida suprema resterà viva soltanto finché il governo israeliano non deciderà altrimenti. Dopo quello che è successo ad Hezbollah, il dittatore siriano Bashar el Assad e il movimento degli houthi di Ansar Allah in Yemen hanno capito che se il loro dominio violento fosse minacciato, Teheran non si prenderebbe troppi rischi per provare a salvarli. Questo è un equilibrio – o un disequilibrio – tutto nuovo per il medio oriente.