in austria

Per la prima volta dal '45, l'Fpö è il partito più votato in Austria. Kickl cerca alleanze

Daniel Mosseri

Dopo il trionfo alle elezioni con il 29,2 per cento, il leader sovranista dell'Fpö adotta toni concilianti. Ma la sua posizione anti-Ue e anti-migranti resta un ostacolo per possibili alleanze di governo. Le scelte del cancelliere Nehammer

Gli è bastato vincere le elezioni per cambiare toni e contenuti: “La nostra mano è aperta in tutte le direzioni”, ha dichiarato domenica sera alla Orf (la Rai austriaca) Herbert Kickl, il leader del Partito della Libertà (Fpö). Per la prima volta dal 1945, la formazione sovranista e populista fondata da esponenti del nazismo in Austria nel Dopoguerra, è diventata il partito più votato nel paese. Un esito annunciato dai sondaggi ma ieri certificato dal ministero degli Interni di Vienna che ha diffuso il “risultato finale provvisorio”. L’Fpö è dunque prima con il 29,2 per cento dei voti e 58 seggi al Consiglio Nazionale, la camera bassa del Parlamento austriaco.

 

Sempre meno relegata ai margini della politica austriaca, la formazione anti-Ue, anti-migranti, novax e anti-Ucraina ha fatto molto bene nel voto giovanile e femminile. I popolari (Övp) del cancelliere Karl Nehammer scendono al 26,5 per cento e 52 seggi (ne avevano 71 nel 2019). I socialdemocratici (Spö) escono di fatto invariati dal voto (21%) ma ottengono 41 seggi (uno di più). Chiudono la classifica i Verdi che sostenevano Nehammer con l’8 per cento e 15 seggi (contro 26 nel 2019) e Liberali di Neos con l’8,1 per cento e 17 seggi (ne avevano 15).

 

Poiché il Consiglio Nazionale ha 183 deputati e per avere la maggioranza bisogna controllarne 92, i conti sono presto fatti: l’Fpö ha bisogno di un alleato forte di almeno 34 deputati, da cui la disponibilità di Kickl. “Gli elettori si sono pronunciati con chiarezza”, ha continuato tutto istituzionale, ricordando ai leader dei partiti (popolari e socialdemocratici) che hanno escluso un’alleanza con lui di rispettare il mandato del popolo “a maggior ragione visto che avete ottenuto risultati pari a minimi storici”. Frasi sensate e ponderate, molto più condivisibili di quelle pronunciate prima delle elezioni in cui Kickl si è definito “cancelliere del popolo” (Volkskanzler), un’espressione usata dai nazisti definire Adolf Hitler nei primi anni della sua ascesa al potere – poi divenne “cancelliere del Reich”.

 

La parola passa adesso alla “mummia senile”, termine con cui in passato Kickl ha definito il presidente federale Alexander van der Bellen. Anche il capo dello stato rifiuta di affidare l’incarico a un Kickl che chiede la Öxit, l’uscita dell’Austria dall’Unione europea. Alla finestra Nehammer spera intanto di restare cancelliere: il suo partito, è vero, ha perso – “è stata una serata amara”, ha ammesso il leader dei popolari – ma la sua Övp è l’unico partito con cui i sovranisti si potrebbero alleare. Non è dunque escluso che il “cancelliere del popolo” si faccia da parte per far posto a qualcuno leader che van der Bellen possa digerire. Se così non andrà, i popolari potranno formare un nuovo governo alleandosi con i socialdemocratici: insieme i due partiti controllano già 93 seggi mentre anche i Liberali spingono per entrare al governo.

 

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