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Elezioni in Austria

Quanto pesa il gas russo nel voto e nei negoziati del governo austriaco

Daniel Mosseri

A differenza di alti paesi europei, Vienna ha mantenuto rapporti più amichevoli con Mosca, senza dimenticarsi di staccarsi un po’ alla volta dalla canna del gas del Cremlino. Amici della Russia come solo i sovranisti sanno essere, anche quelli austriaci dell’Fpö possono dormire sonni tranquilli

Berlino. Il voto dei giovani austriaci che passa ai populisti, i Länder rossi che sono diventati blu e la sorte del leader dei socialdemocratici (Spö), Andreas Babler che, nonostante cinque anni all’opposizione non è riuscito ad approfittare neanche un po’ della crisi di consensi dei due partiti della maggioranza uscenti: popolari e Verdi. In attesa di capire a chi il presidente Alexander van der Bellen affiderà l’incarico di formare il nuovo governo – compito non semplice visto che i populisti vincitori dell’Fpö sono per l’uscita dall’Ue mentre il capo dello stato è un europeista convinto – l’Austria continua ad analizzare, ancora sorpresa, le novità legate al voto di domenica. Ma mentre i voti, i flussi elettorali, le crisi intrapartitiche passano, ci sono strutture che un voto non può cancellare. Come per esempio i gasdotti. 

 

                 


Quali politiche hanno adottato il governo e le aziende in Austria in questi due anni e mezzo dall’invasione russa dell’Ucraina? Al Foglio lo spiega Walter Boltz, fra i massimi esperti di flussi energetici in Europa e dal 2001 al 2016  direttore esecutivo di E-Control Austria, l’Autorità austriaca di regolamentazione dell’energia. Boltz parte dal caso tedesco: la Germania ha fatto scuola riuscendo, non senza fatica, a diversificare le fonti di arrivo del gas in sostituzione di quello russo che non arrivava più. “Ma ricordiamoci che non fu una scelta di Berlino”, osserva l’esperto, segnalando che nei primi mesi del conflitto fu Mosca a tentare di strozzare l’Europa, una crisi aggravata dalla semidistruzione dolosa di uno dei due gasdotti russo-tedeschi North Stream. Certo, riprende, “ci furono anche paesi con una sana sfiducia nei confronti della Russia, penso alla Polonia o alle Repubbliche baltiche, che decisero di non acquistarlo più, ma questa è un’altra storia”. 


In Austria il flusso non si è mai interrotto “anche se ci sono state notevoli riduzioni nelle consegne nel 2022 e nel 2023”. Si era ancora nel periodo in cui Mosca, adducendo problemi tecnici, riduceva i flussi per mettere paura agli acquirenti “poi, quando ha capito che questa politica non funzionava e l’Europa sosteneva ugualmente Kyiv, l’ha accantonata per tornare a fare cassa”. Semmai sono stati gli altri paesi, Italia inclusa, a decidere di comprare meno gas. “L’Austria ha forse il più antico contratto di fornitura con Gazprom e dal 2024 le forniture scorrono regolari via Ucraina e Slovacchia”. Ma se temeva di spaventare Vienna, Mosca è cascata male: “L’estrattore austriaco Omv ha i propri giacimenti nel Mare del Nord e il gas può fluire dalla Germania, fermarsi in Austria ma proseguire anche verso la Slovenia e l’Italia. E poi”, continua Boltz, “l’Austria ha scorte abbondanti, pari all’80 per cento del consumo annuo”. A differenza di alti paesi europei, Vienna ha mantenuto rapporti più amichevoli con Mosca, senza dimenticarsi di staccarsi un po’ alla volta da quella canna del gas. Il piano dei Verdi di fermare quegli acquisti nel 2027 è stato ignorato dai popolari, “ma la scorsa estate il governo ha disegnato un piano analogo, senza però prevedere alcuna misura concreta”.

Con il risultato che sono state le singole aziende “come il più grande distributore di gas a Vienna a decidere di non acquistare più gas russo”. Gas che pesa sempre meno sul fabbisogno energetico nazionale: oggi lo fa per circa il 20 per cento e oggi l’80 per cento di questo 20 per cento arriva dalla Russia. “Ma se domani il flusso si interrompesse per qualunque motivo”, non dimentichiamo che i gasdotti passano i territorio di guerra o che Kyiv potrebbe decidere di fermarlo al solo scopo di danneggiare Mosca, “potremmo pomparne altro dal Mare del Nord, comprare dall’Italia, usare le riserve e saremmo tranquilli per almeno due anni”.

Amici della Russia come solo i sovranisti sanno essere, anche quelli austriaci dell’Fpö possono dormire sonni tranquilli. Se andranno al governo, tagliare con Mosca sarà verboten, ma secondo Boltz nessun altro governo austriaco, meno che mai coi Verdi ridotti quasi alle metà rispetto al 2019, avrà l’assertività di fermare il flusso del combustibile russo. A ridurlo, semmai, provvederanno le aziende austriache assecondando un solo potere: quello del mercato.
 

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