Il messaggio di Israele
La speranza di un futuro senza regimi nelle parole di Bibi
È’ il primo messaggio di libertà che la leadership israeliana manda direttamente alla popolazione sin dall’inizio della guerra, spiegando ai giovani che un altro Iran è possibile, ma solo con la sconfitta degli ayatollah. Un discorso che può estendersi a ogni altro governo basato sulla forza, persino alla Corea del nord
Ieri per la prima volta il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è rivolto direttamente ai cittadini iraniani. In un discorso in lingua inglese, sottotitolato e diffuso su tutti i suoi canali social (e che trovate per intero e tradotto qui) Netanyahu ha spiegato alla popolazione iraniana le azioni di Israele di queste settimane, e lo ha fatto con un messaggio semplice ed efficace: al regime di voi non gliene frega niente, perché altrimenti non spenderebbe tutto il suo budget per gli armamenti, e penserebbe al vostro futuro. Il regime vuole cancellare Israele, ma è il regime a essere il nemico di Israele, e non la popolazione persiana, ha spiegato Netanyahu.
È il primo messaggio di speranza e di libertà che la leadership israeliana manda direttamente alla popolazione sin dall’inizio della guerra, e pochi giorni dopo l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, accolta con giubilo da parte della comunità iraniana in esilio in tutto il mondo, ma pure da molti giovani iraniani, costretti a seguire le draconiane regole del regime di Teheran e che nei mesi scorsi – e soprattutto dopo l’uccisione della giovane Mahsa Amini da parte della polizia religiosa nella capitale iraniana – avevano tentato la via delle proteste di piazza, represse nel sangue nel giro di poco tempo.
In un messaggio analizzato per ore da esperti e osservatori, per la prima volta Netanyahu si è rivolto a quei giovani per dirgli che sì, un altro Iran è possibile, ma lo è soltanto se il regime degli ayatollah viene giù. Erfan Fard, esperto di antiterrorismo, ha scritto su Israel Hayom che il messaggio di Netanyahu è sorprendente anche perché, oltre a mandare un segnale nei confronti del regime, può essere visto come “una forma di guerra psicologica. E’ un tentativo di influenzare l’opinione pubblica iraniana e potenzialmente di creare pressione interna sul governo iraniano. L’efficacia di tale strategia, tuttavia, dipende da vari fattori, tra cui la diffusione del messaggio all’interno dell’Iran e la sua percezione da parte dell’opinione pubblica iraniana”. Fard aggiunge che non è detto che la popolazione iraniana si fidi davvero di Israele, nonostante il discontento nei confronti di Teheran, ma lo show di forza di oggi dell’Iran contro Israele non fa che rafforzare il messaggio di Netanyahu contro il regime – e più in generale, si potrebbe dire, contro tutti i regimi. Anche la Corea del nord guarda con attenzione a quello che sta succedendo in Iran, perché anche per Pyongyang i missili e le armi nucleari sono l’unica garanzia di sopravvivenza del regime dei Kim. Il messaggio di Netanyahu ha a che fare con la speranza anche dei nordcoreani.