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STATI UNITI

La gentilezza aiuta Vance nel dibattito con Walz: un insolito momento di civiltà nell'America dell'odio

Marco Bardazzi

Nel confronto tra i candidati vicepresidenti, il vice di Trump risulta più incisivo e sicuro, mentre il vice di Kamala inciampa. Entrambi sorprendono per il tono cordiale e la discussione sui programmi. Un raro dibattito senza insulti 

Sarà stata la provenienza dei due contendenti dal Midwest, una parte d’America che ama definirsi “nice”, buona e pacata, o l’esigenza di entrambi di cercare voti tra i moderati, ma il dibattito della notte scorsa tra JD Vance e Tim Walz si è rivelato un insolito momento di civiltà in un paese abituato da anni solo agli insulti. Il senatore dell’Ohio scelto come proprio vice da Donald Trump e il governatore del Minnesota che fa da spalla a Kamala Harris si sono confrontati in tv, di fronte a decine di milioni di elettori, in quello che (salvo sorprese) è stato l’ultimo dibattito della corsa alla Casa Bianca prima del voto del 5 novembre.

I dibattiti tra i candidati vicepresidenti di solito non spostano molto i sondaggi, ma quest’anno è diverso, per tutto quello che è successo durante la campagna elettorale. Il confronto tra Vance e Walz, ospitato dalla rete tv Cbs a New York, aveva un peso maggiore del solito ed è opinione diffusa a caldo tra gli analisti americani che a vincerlo sia stato il senatore repubblicano. Vance, 40 anni, un ex Marine educato a Yale diventato scrittore e imprenditore di successo, è apparso molto più a proprio agio nel botta e risposta televisivo e ha portato a casa punti importanti per Trump. È riuscito nell’impresa di cercare di “normalizzare” l’ex presidente, rassicurare gli indecisi e dipingere gli avversari come i responsabili del caos che domina la scena internazionale e delle fatiche che vive la classe media americana. Walz, 60 anni, un ex insegnante e allenatore dilettante, scelto dalla Harris per il suo approccio da uomo comune e da “vicino di casa”, non è riuscito in tv a trasmettere quel senso di familiarità che normalmente proietta nei comizi pubblici.

Il dibattito si è aperto sull’unico tema di politica estera discusso nel corso del confronto: l’attacco dell’Iran a Israele e le possibili risposte israeliane. Walz è partito male, impacciato e titubante. Vance ha eluso la domanda e si è lanciato in una auto presentazione di sé stesso, che ha reso subito evidente chi tra i due fosse il miglior comunicatore.

A differenza dei dibattiti di Trump contro Joe Biden e Kamala Harris, stavolta si è parlato molto di politica e di programmi, con Vance più a proprio agio quando le domande riguardavano l’immigrazione e l’economia e Walz più convincente su sanità, aborto e previdenza. Il tono è rimasto sempre cordiale, senza gli attacchi personali degli altri dibattiti e con qualche momento di convergenza bipartisan su temi come il dramma delle sparatorie a scuola o i prezzi delle case. Il vice della Harris si è trovato molto spesso costretto in difesa, incalzato da Vance sui risultati dell’amministrazione Biden, e televisivamente è apparso poco efficace anche per la scelta di tenere molto la testa bassa per prendere appunti sul leggio, invece di guardare i telespettatori.

A complicare la serata di Walz sono state anche una domanda su una sua evidente bugia, cioè il fatto che si trovasse a Hong Kong nel 1989 durante la rivolta di Tienanmen (ha dovuto ammettere che non c’era) e uno scivolone quando ha sostenuto di essere diventato “amico di uno che ha sparato a scuola”, invece di dire che è amico di familiari di vittime di sparatorie scolastiche. Dopo il dibattito, Walz e la moglie sono andati a mangiare una pizza in un locale di New York e i giornalisti gli hanno fatto domande solo sue questi due punti: segno che potrebbero rivelarsi un problema nei prossimi giorni.

Vance invece ha avuto il momento peggiore alla fine, quando Walz lo ha incalzato sull’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e sui rischi che correrebbe la democrazia nel caso di un ritorno di Trump alla Casa Bianca. Il senatore repubblicano ha eluso, come Trump, ripetute domande su cosa accadrà se il 5 novembre vinceranno i democratici e se accetterà la sconfitta. Sui social media legati alla Harris, è questa la parte che è stata subito rilanciata di più, insieme ad alcuni scambi sull’aborto, per cercare di bilanciare altri momenti meno brillanti per Walz.

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