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Scenari

L'Ue spera nella buona volontà di Starmer che va a Bruxelles con un “reset” post Brexit molto limitato

David Carretta

L'intento del primo ministro inglese è quello di cooperare in settori come l’economia, l’energia e la sicurezza, ma senza rientrare nel mercato unico, nell'unione doganale o nel sistema della libera circolazione

Il “reset” delle relazioni tra il Regno Unito e l’Unione europea dopo la Brexit è più facile a dirsi che a farsi. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ieri ha compiuto la sua prima visita a Bruxelles dopo la sua elezione per incontrare la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e discutere di un avvicinamento tra le due sponde della Manica. E’ una promessa del suo manifesto elettorale. E’ essenziale per l’economia britannica. Ci sono imperativi geopolitici: con la guerra della Russia in Ucraina, il rischio del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca negli Stati Uniti e una Cina economicamente minacciosa, il “reset” è anche nell’interesse dell’Ue. I toni sono nettamente cambiati, dopo la serie di governi conservatori che hanno portato avanti il progetto ideologico della “hard Brexit” (l’uscita dura non solo dall’Ue, ma anche dal mercato unico e dall’unione doganale). “Un benvenuto molto caloroso”, ha detto von der Leyen. “E’ davvero fantastico vederti di nuovo”, ha risposto Starmer. C’è già una scadenza fissata: un summit Ue-Regno Unito a primavera 2025. Si lavorerà per rafforzare la cooperazione in settori come l’economia, l’energia, la sicurezza e la resilienza. Ma “nel pieno rispetto delle loro procedure interne e delle prerogative istituzionali”. I limiti che si è auto imposto Starmer rendono la portata del “reset” molto limitata.

“Il Regno Unito è innegabilmente più forte quando lavora in stretto contatto con i suoi partner internazionali più vicini. Con la guerra, i conflitti e l’insicurezza che bussano alle porte dell’Europa, questo non è mai stato più importante”, ha spiegato Sir Keir alla vigilia del viaggio. “E’ la ragione per cui sono così determinato a mettere gli anni della Brexit alle spalle e stabilire una relazione più pragmatica e matura con l’Ue”, ha aggiunto Starmer. Il problema per l’Ue è che il nuovo primo ministro ha anche promesso di non rinnegare i principi fondamentali della “hard Brexit” scelta dai suoi predecessori. Starmer ha escluso esplicitamente di rientrare nel mercato unico, nell’unione doganale o nel sistema della libera circolazione. Ha anche assicurato che il Regno Unito manterrà la piena sovranità sulle sue leggi, senza seguire quelle dell’Ue. Queste condizioni sminuiscono gli effetti potenziali del “reset” e sollevano il sospetto tra gli europei del continente di un nuovo tentativo di “cherry picking” da parte dei britannici.

“Cherry picking” è l’espressione inglese che ha accompagnato tutti i negoziati Brexit per indicare il tentativo di scegliersi le ciliege più belle e buone dei rapporti con l’Ue, lasciando nel cestino quelle indigeste. Per l’Ue, è inammissibile perché incoraggerebbe altri a lasciare il club. Dopo i caotici negoziati Brexit, i governi dei ventisette restano sospettosi. Il Regno Unito non rispetta ancora del tutto gli accordi di uscita. Prima della visita di Starmer, temendo una fuga in avanti di von der Leyen, i governi hanno chiesto chiarimenti alla Commissione su ciò che sarebbe stato detto e proposto. I ventisette ritengono che il “reset” debba essere una decisione collettiva, non un’iniziativa autonoma di von der Leyen. Per loro, la priorità è dare attuazione agli accordi esistenti su cittadini, energia o pesca.

Sul piano delle relazioni commerciali “il peccato originale della rinuncia al mercato unico e all’unione doganale non si può sanare”, spiega al Foglio un diplomatico che è stato implicato nei negoziati Brexit. L’unica vera differenza tra Rishi Sunak e Starmer è che l’attuale primo ministro è disponibile a una serie di mini intese in settori di importanza relativa, come un accordo veterinario (per evitare i controlli fitosanitari alle frontiere), il riconoscimento reciproco delle qualifiche e la facilitazione degli ingressi per gli artisti. L’Ue spera da Starmer un gesto di buona volontà, come un accordo sulla mobilità dei giovani per aprire la porta ad altri temi di cooperazione più stretta in settori più significativi come la difesa o l’industria. Ma sulla libera circolazione, anche se solo giovanile, il premier incontra resistenze anche all’interno del suo stesso governo.

“Il nostro allineamento sugli affari globali fornisce una buona base per le nostre relazioni bilaterali”, ha detto von der Leyen. Il futuro presidente del Consiglio europeo, António Costa, intende fare dei rapporti con Londra una delle sue priorità. Francia e Germania chiedono un nuovo accordo con il Regno Unito sui migranti. Ma per una svolta nelle relazioni sarebbe necessario violare il tabù della “hard Brexit”. Starmer non è ancora pronto. Probabilmente dovrà aspettare un eventuale secondo mandato.

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