medio oriente

Esplosione nella notte a Beirut: l'obiettivo era Hashim Safi al Din, possibile successore di Nasrallah

Micol Flammini

Con un attacco nel quartiere Dahiyeh della capitale libanese, l'esercito israeliano avrebbe cercato di eliminare il presunto nuovo capo di Hezbollah. Era in un bunker con altri funzionari del gruppo terroristico

Era passata la mezzanotte a Beirut, quando un’esplosione ancora più forte di quella che i libanesi avevano sentito venerdì scorso si è alzata dal quartiere Dahiyeh, il quartier generale di Hezbollah. In zona, per una riunione con i membri di Hezbollah, c’era Hashim Safi al Din, indicato dal canale saudita al Hadath come successore di Nasrallah, ma mai confermato in maniera ufficiale da Hezbollah. Era lui l’uomo più vicino allo storico segretario del gruppo, lo aveva seguito ovunque, era dentro al Consiglio del Jihad, il consiglio di stato maggiore di Hezbollah, ma non è mai apparso in pubblico, né ha mai tenuto un discorso nella sua presunta nuova veste di capo.

Fonti israeliane hanno confermato alla stampa che l’obiettivo dell’attacco era al Din, che con Nasrallah ha molti tratti in comune: un ecclesiastico con esperienza militare, ha studiato a Najaf, in Iraq, e poi a Qom, in Iran, tornò in Libano su richiamo diretto di Nasrallah, suo capo e cugino. La storia di Hezbollah ce l’ha in famiglia e anche il legame con il regime iraniano è diventato una questione di sangue, da quando suo figlio ha sposato Zeinab Suleimani, figlia del generale iraniano ucciso dagli Stati Uniti e regista della strategia di Teheran di armare, finanziare e addestrare milizie in grado di fare una guerra per procura contro Israele nel nome dell’Iran. 

La notte tra giovedì e venerdì, al Din si trovava in un bunker, l’attacco israeliano è stato più forte di quello che aveva messo in allarme Hezbollah nel giorno dell’uccisione di Nasrallah. Ancora non ci sono conferme su cosa sia successo a Hashim Safi al Din.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)