Foto LaPresse

Medio Oriente

Le armi di Israele. L'export di Gerusalemme e le democrazie minacciate da Russia, Iran e Cina

Giulio Meotti

Gli stati europei vogliono un sistema difensivo come l'Iron Dome: la Finladia ha acquistato la "Fionda di Davide", l'Olanda il "Plus" e la Germania sta portando avanti un accordo da quattro miliardi di euro per lo "Sky Shield Initiative" 

Dalla Germania all’Inghilterra, tira aria di embargo militare nei confronti di Israele, che deve combattere su quattro fronti contemporaneamente (Gaza, Libano, Yemen e Iran). 76 anni fa, lo stato di Israele aveva un esercito che era poco più di un eterogeneo gruppo di irregolari costretti a produrre proiettili in una struttura segreta sotto un kibbutz. Oggi nessun altro paese dedica una grande quota delle sue risorse alla produzione di armamenti per la protezione dei paesi minacciati da paesi belligeranti e tirannie. Nel 2023, la metà delle esportazioni di prodotti israeliani per la difesa è stata destinata ai paesi dell’Asia e del Pacifico, il 35 per cento all’Europa, il nove al Nord America, il quattro all’America Latina, il tre ai paesi che fanno parte degli accordi di Abramo e l’uno per cento ai paesi dell’Africa.

Oltre l’80 per cento delle esportazioni di armi di Israele sostiene le democrazie mondiali, comprese le piccole democrazie che hanno bisogno di scoraggiare regimi tirannici molto più grandi e affamati di espansione. Quasi la metà delle esportazioni di armi di Israele sostiene i paesi asiatici che sono minacciati dalla Cina, che vanta l’esercito più grande e in più rapida crescita al mondo. Taiwan, che la Cina minaccia di invadere, ha fatto affidamento sull’assistenza militare israeliana per la sua difesa sin dagli anni 70, quando gli Stati Uniti, sotto pressione della Cina, si rifiutarono di fornire a Taiwan aerei da combattimento e missili antinave. Il più grande importatore di armi dell’Asia orientale di Israele sono le Filippine, che la Cina provoca ripetutamente in mare. Israele fornisce alle Filippine la maggior parte delle sue necessità militari, tra cui il sistema di difesa aerea Spyder della Rafael. Così dall’Indonesia, che non ha relazioni diplomatiche formali con Israele, al Vietnam, sebbene non sia una democrazia, tanti fanno affidamento sui sistemi israeliani. L’India è il più grande acquirente di armi di Israele, dopo che la Russia, storicamente la più grande fornitrice dell’India, è diventata sempre più alleata della Cina.

Le democrazie europee, che rappresentano il 35 per cento delle esportazioni di tutte le armi di Israele, vogliono un Iron Dome tutto loro. A oggi, ventuno paesi hanno aderito alla  European Sky Shield Initiative, che ha al centro il sistema di difesa aerea Arrow 3 di Israele appena usato contro i 181 missili lanciati dall’Iran.

La Finlandia, il più giovane membro della Nato, ha appena acquistato la “fionda di Davide” e se i paesi baltici, oltre all’Ucraina, vogliono Iron Dome, l’Olanda ha acquistato Puls, realizzato dall’israeliana Elbit. Il sistema è un lanciatore multiplo che i potenziali clienti europei hanno già nei loro arsenali e che Washington ha dato all’Ucraina per combattere i russi.

La Germania sta portando avanti un mega accordo da quattro miliardi di euro con una società israeliana per la Sky Shield Initiative, nonostante le richieste di un embargo sulle armi di Gerusalemme. Le armi saranno integrate in una missione Nato preesistente che “protegge il territorio dell’Alleanza da qualsiasi minaccia o attacco aereo o missilistico”. La società è la Israel Aerospace Industries, una divisione delle Forze di difesa israeliane.

Boom dopo l’invasione russa

A maggio, il contraente della difesa israeliano Elbit ha annunciato un contratto da 95 milioni di dollari per fornire il suo “drone suicida” SkyStriker a un paese europeo non specificato.

Le esportazioni militari israeliane di Rafael Advanced Defense Systems, Elbit e Israel Aerospace Industries sono salite alle stelle nel 2023, impennata attribuita ai paesi europei che hanno aumentato i loro budget per la difesa dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la normalizzazione delle relazioni di Israele con gli Emirati Arabi, il Bahrein e il Marocco. A gennaio, Elbit ha firmato un contratto con la Nato per la fornitura di sistemi antimissile per la flotta di aerei cisterna dell’alleanza occidentale. Un mese prima, il ministero della Difesa nazionale rumeno ha ricevuto fino a sette sistemi aerei senza pilota da Elbit Systems.

Nel 2000, l’aviazione israeliana ha ricevuto la sua prima batteria antimissile, diventando il primo paese al mondo con un sistema in grado di abbattere i missili nemici in arrivo. L’idea di creare questo sistema è nata a metà degli anni Ottanta, dopo che il presidente americano Ronald Reagan chiese agli alleati di collaborare a sistemi che potessero proteggere il paese da missili nucleari sovietici in via di sviluppo. L’Arrow israeliano fu quella idea rivoluzionaria.

E chissà se domani non proteggerà anche i cieli d’Europa.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.