Il presidente del Kazakistan Kassym Jomart Tokayev - foto Ansa

Referendum kazaco 

Il Kazakistan vota sul nucleare: il sì sembra scontato e la Russia guarda con molto interesse

Davide Cancarini

Astana va al voto il 6 ottobre ed è già in piedi la progettazione del reattore. Mosca è in prima fila. Secondo indiscrezioni, il governo avrebbe già concluso un accordo di massima con l'azienda statale russa Rosatom per la costruzione della centrale

Il Kazakistan sta per andare alle urne per un referendum in cui i cittadini della repubblica centro asiatica decideranno se adottare o meno il nucleare per usi civili. Il tema è particolarmente sentito nel paese, anche a causa  della memoria ancora molto viva degli esperimenti realizzati durante l’epoca sovietica sul vastissimo territorio kazaco. Tra il 1949 e il 1989 furono compiuti oltre 450 test di bombe nucleari, principalmente nel poligono di Semipalatinsk, un programma di collaudo che ha causato pesantissimi strascichi sulla popolazione locale. Nonostante ciò, il regime guidato dal presidente Kassym-Jomart Tokayev si è speso con grande enfasi per ottenere un voto favorevole, reprimendo gli attivisti contrari e mettendo in piedi un’attività di propaganda a livello di comunicazione che ha lasciato pochissimi margini agli oppositori. Tokayev ha definito il referendum del 6 ottobre il momento politico più importante dall’ottenimento dell’indipendenza dall’Unione sovietica e l’eventuale costruzione del reattore il progetto più importante nella storia del Kazakistan.
 

Uno degli elementi più controversi del progetto è proprio la fase successiva al quasi scontato accoglimento del referendum. Secondo molte indiscrezioni, infatti, Astana avrebbe già concluso un accordo di massima con l’azienda statale russa per il nucleare, Rosatom, che si impegnerebbe nella realizzazione della centrale nucleare. Ufficialmente sul tavolo vi sarebbero quattro progetti, provenienti dai giganti del settore a livello mondiale, ossia la Cina, la Francia, la Corea del sud e, appunto, la Russia. Come detto, pare però che Mosca sia più che in prima fila e che Rosatom riceverà il via libera.
 

Il Kazakistan è un gigante degli idrocarburi, sia per quanto riguarda il petrolio sia sul fronte del gas naturale e ci si potrebbe chiedere quindi cosa spinga le autorità kazache a lavorare per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. In realtà, dal punto di vista minerario l’adozione del nucleare da parte del Kazakistan avrebbe molto senso: il paese, infatti, guida la classifica globale dei produttori, con una quota di mercato a livello internazionale che si aggira attorno al 40 per cento. Il problema è legato principalmente alle tecnologie necessarie all’arricchimento dell’uranio per la produzione di energia: in questa dimensione la repubblica centro asiatica risulta carente di know-how e da qui deriva la necessità di affidarsi a controparti estere per lo sviluppo del reattore.
 

L’azienda statale russa Rosatom sta alzando sempre più l’asticella in Asia centrale: pochi mesi fa, durante un incontro tra il leader russo Vladimir Putin e l’omologo uzbeco Shavkat Mirziyoyev, è stato  annunciato infatti che sarà proprio la Russia a occuparsi della costruzione del primo reattore nucleare in Uzbekistan, paese da oltre 35 milioni di abitanti il cui consumo energetico sta registrando una forte crescita. Al momento non è operativo alcun impianto nucleare nella regione centro asiatica e il fatto che sarà proprio Rosatom a intestarsi il primo storico passo che verrà compiuto in quella direzione nell’area rende particolarmente visibile quanto ancora l’influenza di Mosca si faccia sentire.
 

Il Kazakistan, qualora al referendum trionfassero davvero i voti favorevoli e la decisione di Astana ricadesse sulla controparte russa, sarebbe la ciliegina sulla torta per Rosatom, considerando l’attivismo che ha messo in campo negli ultimi anni. L’azienda è infatti diventata nel corso del tempo sempre più un attore dalla proiezione globale, aumentando il proprio ruolo proprio nel momento in cui le società statali pubbliche attive nei settori del gas naturale o del petrolio hanno subito i contraccolpi dell’invasione russa dell’Ucraina. Mosca è coinvolta in decine e decine di progetti in giro per il mondo – solo in Europa operano 19 reattori di produzione russa – e domina il settore anche sotto il fronte dell’arricchimento dell’uranio. Senza dubbio dal Cremlino si guarderà con interesse a quale sarà la decisione che prenderanno i cittadini kazachi.