in medio oriente

La collaborazione tra Israele e Stati Uniti, che attaccano gli houthi e hanno un piano per Beirut

Micol Flammini

Gli amercani hanno bombardato posizioni in Yemen per il lancio di missili e droni e vogliono approfittare della debolezza di Hezbollah per promuovere l'elezione di un presidente in Libano 

Tel Aviv, dalla nostra inviata. Ieri gli Stati Uniti hanno attaccato varie postazioni controllate dagli houthi in Yemen. Il primo a raccontare i bombardamenti era stato il canale yemenita al Masirah, controllato dal gruppo, che aveva parlato di un’azione coordinata di americani e britannici: Londra non ha confermato. Gli Stati Uniti hanno invece fatto sapere di aver attaccato  i siti di lancio per missili e droni degli houthi, da cui il gruppo fa partire sia gli attacchi contro Israele sia contro le navi, soprattutto occidentali, che transitano nel Mar Rosso. Mohammed Albasha, analista per il medio oriente, ha escluso che gli attacchi fossero diretti contro la leadership degli houthi: “Gli attacchi continuano a concentrarsi sulla possibilità di minare le capacità degli houthi”. 

 

Ieri, da sfondo alle parole della Guida suprema, Ali Khamenei, che  ha guidato  la preghiera a Teheran per sciorinare una nuova dottrina contro lo stato ebraico, ci sono stati scontri lungo tutti i fronti della guerra in medio oriente, non soltanto in Yemen. In Cisgiordania, a Tulkarem, l’esercito israeliano ha detto di aver ucciso un terrorista di Hamas che pianificava un attacco per il 7 ottobre, in tutto ci sono stati sette morti. Due soldati israeliani sono morti per un drone mandato dall’Iraq. In Libano, Tsahal ha continuato le sue operazioni contro Hezbollah, mentre non ci sono state conferme sulla morte di Hashim Safir al Din, che avrebbe dovuto assumere la guida del gruppo dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah: la notte tra giovedì e venerdì era in un bunker nel quartiere Dahiyeh di Beirut con altri funzionari di Hezbollah, la valutazione di Israele è che  era presente all’incontro e non può essere sopravvissuto. Mentre lo stato ebraico prepara una risposta contro l’Iran per l’attacco subìto martedì scorso, secondo Axios, gli Stati Uniti stanno studiando un piano politico per il Libano e vogliono approfittare della debolezza di Hezbollah per promuovere l’elezione di un nuovo presidente. Il Libano è senza capo dello stato da due anni, finora Nasrallah aveva bloccato l’elezione di chiunque non fosse un suo alleato e aveva spinto per la nomina di Suleiman Frangieh. L’instabilità politica del Libano è una debolezza di cui Hezbollah si è sempre saputo approfittare, ma ora che è il gruppo a essere senza leadership e debole dopo gli attacchi di Israele, la Casa Bianca vede un’opportunità e sostiene un candidato: il comandante della forze armate Joseph Aoun. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)