La devastazione dell'uragano Helene sulla Carolina del nord in bilico

Giulio Silvano

Duecento morti e danni per 200 miliardi. Mentre Biden promette di rimborsare tutti i costi per l’emergenza e Harris che si fa portavoce degli aiuti, Trump accusa il governo di trascurare le zone a maggioranza repubblicana. Così l'uragano potrebbe influenzare le elezioni di novembre

È arrivato ieri a 200 il numero di morti per l’uragano Helene che ha colpito il sud-est degli Stati Uniti la scorsa settimana. Arrivato sulla costa della Florida con venti a 225 km all’ora, Helene è poi salito verso il Sud e il Nord Carolina e la Georgia, fino ad arrivare in Tennessee, Kentucky e Virginia. Si calcolano danni per quasi 200 miliardi di dollari. Interi quartieri allagati, case distrutte, la città di Asheville nella Carolina del Nord è stata quasi completamente inondata. I residenti parlano di scene apocalittiche. C’è chi è uscito di casa in bicicletta con la motosega sulle spalle per andare a cercare una nonna che non rispondeva al telefono. I cellulari in molte zone non funzionano, tantomeno l’elettricità. La radio è tornata a essere la principale fonte di informazione. Alcune fake news che circolavano sui social hanno causato il panico, come quella di una diga crollata che ha fatto evacuare inutilmente migliaia di persone. I governatori hanno risposto con procedure d’emergenza.

 

Dopo un giro in elicottero per controllare i danni dall’alto, mercoledì il presidente Joe Biden ha promesso che il governo si prenderà carico del 100 per cento dei costi per le misure di emergenza e per la rimozione di ostacoli nella Carolina del Nord. La Casa Bianca ha inviato 1.000 militari per la distribuzione di pasti e acqua, oltre a 4.800 dipendenti federali nella regione. L’Homeland security, che si occupa dell’invio di aiuti – sono stati inviati 9 milioni di pasti, 7,4 milioni di litri d’acqua e 150 generatori – ha fatto sapere che se a breve arrivasse un altro uragano sarebbe difficile assicurare assistenza. Biden ha invitato il Congresso a far passare ulteriori aiuti emergenziali per le aree colpite dall’uragano ma lo speaker della camera, il repubblicano Mike Johnson, ha detto che questo potrebbe accadere solo dopo le elezioni, visto che i deputati sono quasi tutti nei loro distretti a fare campagna elettorale per essere riconfermati a novembre.

 

Anche i due candidati alla presidenza si sono precipitati nelle zone disastrate in Georgia, swing state fondamentale per queste elezioni. Kamala Harris è andata ad aiutare la Croce Rossa a distribuire cibo e si è fatta portavoce degli aiuti bideniani. Donald Trump, anche lui in Georgia, ha politicizzando immediatamente l’uragano dicendo che il governo non sta facendo abbastanza, smentito immediatamente dal governatore del suo partito, Brian Kemp.

 

Solitamente in questi casi si mette in pausa l’impetuosa lotta tra i partiti  – lo dimostrano le foto tra il governatore Chris Christie e Barack Obama ai tempi dell’uragano Sandy  – ma non per Trump, che ha attaccato Harris per aver postato sui social quella che secondo lui è una foto finta, dove lei parla al telefono per gestire gli aiuti dall’Air Force Two. Dalle zone del disastro, con il suo cappello rosso Make America Great Again, Trump ha detto: “Biden è in Delaware a dormire in una delle sue varie proprietà, mentre Harris è con i suoi donatori pazzi della sinistra radicale”. Biden ha risposto: “Mettiamo la politica da parte”. L’uragano Katrina del 2005 aveva dimostrato l’influenza dei disastri naturali sulla politica, lasciando una macchia nera sulla carriera di George W. Bush che era stato troppo lento nel rispondere all’emergenza (erano morte più di 1.800 persone). Da allora nessuno cerca più di fare lo stesso errore. La vittoria di Obama nel 2012, secondo alcuni studi, si deve anche alla sua tempestiva risposta dopo l’uragano Sandy – in un sondaggio di allora il 15 per cento dell’elettorato l’ha messa in cima alla lista dei motivi per votarlo. 

  
Così vicini al 5 novembre, Helene potrebbe avere un impatto politico. E potrebbe danneggiare Trump, semplicemente per il fatto che le zone maggiormente colpite da venti e piogge sono a maggioranza repubblicana. Come ha calcolato il Washington Post, le situazioni più gravi si concentrano in 4 stati – Florida, Georgia e le due Caroline – e in contee che hanno votato per Trump con una media di 16 punti di vantaggio su Biden. Solo in alcune zone colpite dall’uragano, ma non considerate “disastrate” dal governo, Biden aveva vinto nel 2020. Siccome allora Trump vinse nella Carolina del Nord per appena un punto percentuale, se le contee disastrate non avessero votato, Biden avrebbe vinto lo stato per tre punti. Applicando lo stesso calcolo a queste elezioni, Trump potrebbe rischiare di perdere un suo feudo e così accusa il governo “di impegnarsi per non aiutare la gente nelle aree repubblicane”, giocandosi ogni carta possibile.