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i rapporti francia israele

Lo scontro tra Macron e Netanyahu mostra le divisioni all'Eliseo

Mauro Zanon

La linea "mediana" della Francia, divisa tra spinte pro arabe e sostegno allo stato ebraico, complica le relazioni tra Parigi e Tel Aviv. Il presidente francese chiede il cessate il fuoco e lo stop alla fornitura di armi. Un affronto per il premier israeliano 

Parigi. Ci sono stati periodi migliori nelle relazioni tra Francia e Israele. Sabato, alla vigilia del primo anniversario dei massacri di Hamas del 7 ottobre 2023, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha provocato l’ira del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dichiarando alla radio pubblica France Inter che “la priorità è trovare una soluzione politica” nel vicino oriente e “smettere di consegnare armi per portare avanti i combattimenti a Gaza”, sottolineando che “la Francia non ne fornisce”. Nell’intervista, Macron ha invitato Netanyahu ad “ascoltare” ciò che la comunità internazionale gli sta dicendo. “Il popolo libanese non può essere sacrificato a sua volta e il Libano non può diventare una nuova Gaza”, ha affermato l’inquilino dell’Eliseo, prima di aggiungere: “E’ per questo motivo che negli ultimi giorni abbiamo chiesto di fermare queste operazioni. Non si combattono il terrorismo e i terroristi sacrificando una popolazione civile”. Nella stessa giornata, durante il discorso di chiusura del 19esimo Summit della francofonia organizzato a Parigi con gli 88 membri dell’Oif (Organisation internationale de la francophonie), Macron ha invocato “un cessate il fuoco immediato e duraturo” e ribadito la sua contrarietà alla decisione di Netanyahu di intensificare i raid e lanciare un’operazione di terra in Libano. “Mi dispiace che il premier Netanyahu abbia fatto un’altra scelta”  rispetto al cessate il fuoco chiesto da Parigi e Washington a margine dell’assemblea  dell’Onu di fine settembre,  ha dichiarato Macron. 

La presa di posizione del capo dello stato francese è stata accolta dal premier israeliano come un’inaccettabile provocazione. “Mentre Israele combatte le forze della barbarie guidate dall’Iran, tutti i paesi civilizzati dovrebbero stare saldamente dalla parte di Israele”, ha reagito Netanyahu in un video pubblicato sui social network e rivolto direttamente all’inquilino dell’Eliseo. “Il presidente Macron e altri leader occidentali chiedono un embargo sulle armi contro Israele. Dovrebbero vergognarsi”, ha tuonato Netanyahu, prima di aggiungere: “State certi che Israele combatterà fino a quando la battaglia non sarà vinta, per il nostro bene, per la pace e la sicurezza nel mondo”. Per evitare un pericoloso strappo nelle relazioni diplomatiche, domenica i due leader hanno avuto un colloquio telefonico. Che non ha tuttavia dissipato le tensioni tra Parigi e Gerusalemme. Macron ha manifestato al premier israeliano il sostegno indefettibile della Francia alla sicurezza di Israele, ricordando la mobilitazione di mezzi militari francesi per difendersi dagli attacchi iraniani, ma ha  ribadito “la sua convinzione che il tempo del cessate il fuoco è arrivato”, secondo quanto riferito dall’Eliseo. Netanyahu  ha dichiarato che da paesi amici come la Francia Israele non si aspetta “restrizioni”, ma un appoggio costante e senza ambiguità per non “rafforzare l’asse del male iraniano”. 

La complicata ricerca di una posizione di equilibrio da parte di Macron, tra solidarietà a Israele e appello alla pace nel vicino oriente, è influenzata dalla “guerra delle linee” all’interno della macronia, come ha raccontato ieri il Figaro. Da una parte, c’è la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, che non ha esitato a prendere le distanze dal capo dello stato, dicendo che “non bisogna disarmare Israele”, ma anche la deputata vedette di Ensemble pour la Répubique, Aurore Bergé, e il nuovo ministro per gli Affari europei, Benjamin Haddad, fautori di una diplomazia risolutamente pro israeliana.

Dall’altra, c’è la cosiddetta “dottrina tradizionale del Quai d’Orsay”, ossia la linea storicamente pro-araba del ministero degli Esteri, incarnata all’Eliseo dallo sherpa di Macron, il suo consigliere diplomatico: Emmanuel Bonne. Diplomatico di lungo corso, ex ambasciatore francese in Libano e fine conoscitore delle dinamiche in medio oriente, “Boone è onnipotente”, ha sussurrato al Figaro un macronista, sensibile alle inquietudini della comunità ebraica sulla linea della Francia. La posizione di Macron nel conflitto che oppone Israele ai suoi vicini, sarebbe legata anche a questioni di politica interna. Secondo un diplomatico francese in servizio in vicino oriente sentito dal Figaro, “la linea della Francia è necessariamente mediana, perché abbiamo allo stesso tempo la popolazione musulmana e la popolazione ebraica più numerose d’Europa”.

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