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A Bruxelles

“La sinistra non deve lasciare la difesa di Israele alla destra”. Parla l'eurodeputato Sergey Lagodinsky

Pietro Guastamacchia

Il politico tedesco è stato uno dei pochi tra Verdi e Socialisti a ricordare che il 7 ottobre avrebbe dovuto essere un’occasione per riflettere sul massacro di ebrei perpetrato da Hamas e null’altro

L’assenza della sinistra dalle sinagoghe nell’anniversario del 7 ottobre è una scena “triste e deplorevole, ma ahimè, non sorprende”. A commentare la scelta di Schlein e compagni è Sergey Lagodinsky, eurodeputato tedesco nato ad Astrachan, in Unione Sovietica, in una famiglia di ebrei russi successivamente emigrata in Germania. La scena di Meloni al tempio di Roma, mentre il Pd e dintorni bigiano tuttavia è solo una delle rappresentazioni di una tendenza diffusa tra le sinistre europee. Una tendenza che non stupisce Lagodinsky, il quale, invece di condannare, si mostra resiliente e rilancia: “Bisogna invertire la rotta, noi progressisti non possiamo lasciare la difesa del popolo d’Israele alla destra, a chi lo strumentalizza per promuovere la narrativa dello scontro di civiltà con l’Islam”.

Nel surreale dibattito dell’Eurocamera di lunedì pomeriggio, il politico tedesco è stato una delle poche voci dell’emisfero sinistro del Parlamento europeo a ricordare che quell’anniversario avrebbe dovuto essere un’occasione per riflettere sul massacro di ebrei perpetrato da Hamas e null’altro, una riflessione che, però, gran parte della sua famiglia politica, quella dei Verdi come quella dei Socialisti, non ha voluto fare.

“Vanno ascoltate le voci ebraiche progressiste in Europa e non solo. Dobbiamo dare voce ai progressisti in Israele, persone che hanno perso i loro cari, rapiti dai villaggi, che erano attivisti per la pace, che sono attivisti per la pace ma che dicono molto chiaramente che Gaza va liberata da Hamas. Parliamo con loro, ascoltiamoli”, rilancia Lagodinsky.

Sui silenzi della sinistra e del fronte progressista, Lagodinsky insiste: “E’ una reazione che trascura la difficile situazione che lo stato ebraico e gli ebrei si trovano ad affrontare in molti paesi”. Un punto di partenza per un dibattito sano sul tema, infatti, dovrebbe essere il riconoscimento “dello stato di minaccia sotto cui si trova lo Stato ebraico, senza giustificare ciò che sta facendo il governo di Netanyahu”, spiega l’eurodeputato tedesco.

Per quanto sia inasprito per Lagodinsky, il dibattito politico in Germania sulla questione arabo-palestinese riassume comunque l’essenza di un dibattito completo: “C’è una sinistra molto dura con Israele, ma c’è anche una tradizione che, nel contesto storico, è molto sensibilizzata verso varie forme di antisemitismo e cerca di fare di tutto per evitare che il dibattito ricada negli stereotipi dell’antisemitismo tradizionale”.

“Questa è forse la differenza che molte persone non capiscono. Pensano che in Germania si sostenga Israele per senso di colpa, per un complesso storico, ma io credo che sia diverso”, prosegue l’eurodeputato. “E’ attraverso questo lavoro sulla prospettiva storica dell’Olocausto e del Nazismo che il pensiero politico tedesco è arrivato a comprendere che l’antisemitismo ha dimensioni diverse e che dobbiamo stare attenti a non ritrovarle nei discorsi politici contemporanei”.

Se il dibattito politico tedesco riassume la complessità delle posizioni lo stesso non si può dire per il dibattito interno alle famiglie progressiste europee viste le posizioni dei capigruppo socialisti e verdi alla vigilia del dibattito di ieri, ma anche su questo Lagodinsky trova modo di vederla positivamente:  “Per sopravvivere a queste differenze, basta dibattere nel modo giusto, accettare di avere posizioni e prospettive diverse, ma lasciare spazio politico per ascoltarsi e rispettarsi”.

Rispetto però che è mancato nel dibattito di lunedì. “Ho sofferto nel vedere che il 7 ottobre qualche eurodeputato, persino nel mio gruppo, ha scelto di venire in aula con la kefiah”, spiega l’eurodeputato. “Hanno tutto il diritto di farlo sia chiaro, ma è evidente che la volontà era di trascurare il dolore delle vittime del 7 ottobre. Ci sono molti altri giorni durante l’anno in cui è giusto e doveroso affrontare la difficile situazione dei palestinesi. Ci sono risoluzioni e voti dell’Eurocamera che esprimono sostegno, ma c’è anche qualcosa come il rispetto per le vittime di un massacro. E questo rispetto lunedì è mancato, quando un po’ più di sensibilità sarebbe stata d’obbligo”, aggiunge Lagodinsky che trova modo di chiudere con l’ennesimo inaspettato sorriso, “detto ciò, non spetta a me dare voti ai miei colleghi. Sta a me fare discorsi e posizionarmi. Ed è quello che ho fatto lunedì ed è quello che continuerò a fare”.