campagna elettorale americana

La dittatura delle bugie di Trump e i suoi amici

I test per il coronavirus che Trump ha dato di nascosto a Putin quando scarseggiavano e la telefonata privata dopo il 2021

Paola Peduzzi

Le anticipazioni del libro di Bob Woodward, "War", confermano che l'ex presidente “è stato il presidente più irresponsabile e impulsivo nella storia americana e sta dimostrando la stessa indole ora che è candidato alle elezioni del 2024”. La campagna elettorale di Trump è fondata sulle menzogne

Nel 2020, quando scoppiò la pandemia del coronavirus e gli Stati Uniti assieme ad altri paesi si litigavano i test – che scarseggiavano – per rilevare il contagio, l’allora presidente Donald Trump inviò una fornitura di test  al presidente russo Vladimir Putin per uso personale. Lo scrive Bob Woodward nel suo ultimo libro, “War”, che sarà pubblicato tra una settimana ma di cui stanno uscendo alcune anticipazioni – questa è stata rivelata dal Washington Post. Putin, che era terrorizzato dal virus, accettò il regalo di Trump, ma gli disse di mantenere il riserbo, preoccupandosi dell’effetto che la consegna clandestina avrebbe avuto per il presidente americano: “Voglio che  tu non lo dica a nessuno perché la gente si arrabbierebbe con te, non con me”, scrive Woodward citando le parole del presidente russo. Il giornalista, che oggi ha 81 anni, in “War” ricostruisce le vicende politiche americane dal 6 gennaio del 2021 – il giorno dell’assalto al Congresso da parte dei trumpiani convinti della big lie, cioè che i democratici avessero detto di aver vinto le elezioni al posto di Trump – fino al ritiro di Joe Biden dalla corsa per le presidenziali del prossimo 5 novembre, l’estate scorsa.

Woodward dice che l’amicizia tra Trump e Putin è rimasta solida anche quando il primo ha lasciato la Casa Bianca e il secondo ha invaso l’Ucraina: all’inizio del 2024, l’ex presidente ha chiesto a un suo assistente di lasciarlo solo nel suo ufficio nella residenza di Mar-a-Lago perché doveva fare una telefonata privata con Putin. Il saggio non descrive quel che i due avrebbero discusso, e cita un funzionario della campagna elettorale di Trump che mette in dubbio il fatto che questa conversazione sia avvenuta davvero. Ma l’assistente citato in forma anonima dice che Trump avrebbe avuto fino a sette conversazioni con Putin da quando ha lasciato la presidenza nel 2021. E’ per questo – per il fatto che l’ex presidente americano ricandidato alla Casa Bianca mantenga rapporti personali con un dittatore che ha mosso guerra a un paese alleato dell’America – che Woodward giunge alla conclusione che Trump “è stato il presidente più irresponsabile e impulsivo nella storia americana e sta dimostrando la stessa indole ora che è candidato alle elezioni del 2024”. C’è un altro passaggio nelle anticipazioni pubblicate dal Washington Post: uno dei consiglieri per la sicurezza nazionale di Trump, Keith Kellogg, ha incontrato in segreto all’inizio di quest’anno il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Al suo ritorno, Kellogg ha diffuso un documento in cui indica Biden come il responsabile dell’attacco di Hamas del 7 ottobre: “Questa visita ha rafforzato la convizione del fatto che l’erosione della deterrenza americana operata dall’Amministrazione Biden a livello globale e le sue politiche fallimentari nei confronti dell’Iran hanno portato gli Stati Uniti a una guerra regionale in medio oriente con conseguenze devastanti per il nostro alleato Israele”.

La campagna elettorale di Trump ha commentato immediatamente le anticipazioni del libro di Woodward, in particolare quella che ha fatto più scalpore, cioè i test del Covid regalati a Putin – anche se in realtà è una conferma di una relazione di cui Trump va orgoglioso: lo ha ripetuto anche parlando di persona con Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che difende il suo paese e il suo popolo dall’aggressione violenta e costante dei russi. Steven Cheung, portavoce della campagna del candidato del Partito repubblicano, ha detto: “Nessuna di queste storie inventate da Bob Woodward è vera”, Trump non ha mai concesso nessuna intervista al giornalista e il libro “o va buttato nella spazzatura, o starebbe bene nel settore fiction di una libreria di second’ordine o può essere usato come carta igienica”. Negare la realtà e insultare: questo è il fondamento della campagna elettorale di Donald Trump per queste presidenziali.

Nel 2016, c’erano state le ingerenze straniere, in particolare della Russia – è allora che si è consolidato il rapporto personale con Putin e il Cremlino – e l’introduzione dei “fatti alternativi” come controstoria del mainstream considerato ostile, un generale “nessuno vi dice la verità, ve la dico solo io” che faceva parte di un candidato e poi presidente anti sistema. L’attacco al Campidoglio del 2021, costruito durante la campagna del 2020 e nei mesi della transizione tra novembre e gennaio contro la “grande bugia” detta, secondo i trumpiani, dai democratici  è diventato in seguito il mito fondativo del post trumpismo, che ha permesso a Trump di prendere il controllo di tutto il Partito repubblicano. Quell’enorme teoria del complotto mai dimostrata – nonostante i molti tentativi di corruzione – è rimasta impunita e ha aperto la strada a quello che stiamo vedendo adesso. Trump si è abbandonato alle bugie, dagli immigrati di Haiti che mangiano i cani e i gatti dei vicini a Springfield fino alla presenza di  “molti geni cattivi in America” oggi portati dai migranti che hanno commesso degli omicidi “che ora vivono felicemente negli Stati Uniti”, fino alla “tecnologia climatica” usata dall’Amministrazione Biden per scatenare l’uragano Helene contro gli elettori repubblicani (ora è in arrivo l’uragano Milton, e la propaganda si sta spostando su questo). I fatti alternativi sono diventati bugie su bugie, unite agli insulti rivolti a Kamala Harris “nata stupida” e all’aiuto di Elon Musk, che ha contribuito a far passare per libertà di espressione quelle che sono soltanto menzogne,  e come ha scritto su X il politologo Ian Bremmer: “La democrazia non è mai stata fatta per contrastare questa combinazione di soldi e disinformazione”.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi