Scontri in Europa
No alla difesa dell'Ucraina e agli immigrati. Orbán aspetta Trump
L'Ungheria esercita la presidenza di turno dell'Unione europea, ma in nome della libertà del suo popolo il leader magiaro è in rotta di collisione con gli altri stati membri. Oggi il discorso alla plenaria di Strasburgo
Il primo atto dello show di Viktor Orbán al Parlamento europeo si è tenuto ieri a Strasburgo, dove il premier ungherese ha organizzato una conferenza stampa di quasi due ore. E’ stata una prova generale in vista del secondo atto oggi nella plenaria, davanti ai 725 eurodeputati e alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per tre ore di dibattito che si annuncia virulento. Orbán intende fare Orbán e non rinunciare a niente, anche se il suo paese esercita la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea e dovrebbe fare il “mediatore onesto”, senza far prevalere gli interessi nazionali. “Sono qui per difendere l’Ungheria”, ha detto Orbán, rivendicando la rotta di collisione con l’Ue e gli altri stati membri e di rappresentare “la volontà del popolo”. Dall’Ucraina all’immigrazione, dalla competitività allo stato di diritto. Niente di veramente nuovo, ma sempre dirompente, soprattutto quando si tratta del sostegno dell’Ue all’Ucraina di fronte all’aggressione della Russia, che l’Ungheria continua a bloccare.
Sull’Ucraina “non stiamo bloccando niente. Vogliamo convincere i leader dell’Ue a cambiare la strategia. Perché questa strategia non sta funzionando”, ha detto Orbán in un tipico esercizio di post verità. Poche ore prima il suo ministro delle Finanze, Mihaly Varga, aveva confermato all’Ecofin il veto dell’Ungheria al prolungamento delle sanzioni contro gli attivi immobilizzati della Russia, una delle condizioni poste dagli Stati Uniti per partecipare al prestito da 50 miliardi di dollari promesso del G7. L’Ungheria sta bloccando da mesi anche 6 miliardi di euro della European Peace Facility per le forniture di armi all’Ucraina. “L’intenzione ungherese è concentrarsi su un cessate il fuoco il più presto possibile”, ha detto Orbán, rispondendo a una giornalista ucraina. “Siamo convinti che non potete vincere la guerra sul campo di battaglia. Dovete comunicare, dovete negoziare, dovete avere un cessate il fuoco e dovete proteggere le vite” delle persone. Secondo Orbán, quello che sta facendo l’Ue “è perdere, perdere, perdere”. La strategia giusta è aspettare la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane. “Aprirà un nuovo capitolo”, ha detto Orbán: “Il nuovo presidente, come ha promesso, non aspetterà fino all’inaugurazione per arrivare a una pace tra Russia e Ucraina”. Il premier ungherese ritiene che il suo paese abbia “esperienza con i russi. Siamo stati occupati diverse volte. Sappiamo quando combattere e quando non combattere, quando negoziare o no”. E pazienza se l’Ucraina sarà condannata. Oggi l’Ungheria non ha più paura di essere invasa perché “è membro della Nato”.
Orbán ha insistito su un altro suo tema prediletto: l’immigrazione. L’Ungheria vuole un “opt out” per non rispettare le regole dell’Ue. Ma “la soluzione è un hot spot esterno”, ha detto Orbán. “Chi vuole entrare nell’Ue deve fermarsi al confine dell’Ue. Deve presentare domanda. E entrare solo se accettata. Una volta che uno è entrato e ha dei diritti, anche se non riceve il permesso di soggiorno, non se ne andrà mai più dal territorio dell’Ue”. Rimpatri ed espulsioni sono “un’illusione. L’unico migrante che non verrà qui è quello che non può entrare”. Il primo ministro ungherese vuole creare un vertice dell’area Schengen con tutti i capi di stato e di governo coinvolti nella gestione delle frontiere.
Elite globaliste, bolla europea, eurocrati, Soros: Orbán ha fatto ricorso alla panoplia del cospirazionismo per giustificare le battaglie contro l’Ue, negando di essere anti Ue. Al vertice che si terrà a Budapest il 7 novembre proporrà un nuovo Patto per la competitività europea ispirato al rapporto di Mario Draghi, ma in una versione ridotta alla sburocratizzazione e all’energia a prezzi abbordabili. La parte più interessante è stata quando Orbán ha spiegato le ragioni della sua trasformazione da liberale a illiberale. Nel 2015-16 ci sono stati due cambiamenti. “Il primo è l’immigrazione, che è stata un pugno duro in faccia all’Ue” e ha rivelato che i paesi europei sono “diversi” su cultura e identità. Il secondo è stata la Brexit, che “ha cambiato tutto” perché l’uscita del Regno Unito ha fatto pendere l’ago della bilancia a favore dei paesi che vogliono “un’Ue centralizzata e federale” contro “quelli che vogliono mantenere più sovranità nazionale”. Ma lui non intende seguire i britannici. “Voglio dire chiaramente che non abbiamo nessuna intenzione di uscire. Crediamo nell’Europa. Abbiamo bisogno dell’Ue”, ha detto Orbán. Dimenticandosi di aggiungere: “e dei suoi soldi”.