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Prima l'Europa

Von der Leyen durissima contro l'antieuropeo Orbán, che si ritrova isolato (anche tra i sovranisti)

David Carretta

La presidente della Commissione europea lancia un attacco senza precedenti a un premier di uno stato membro e smonta (in ritardo) l'ungherese su Ucraina, competitività e immigrazione

Bruxelles. Lo show di Viktor Orbán al Parlamento europeo si è trasformato nello show di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione ha lanciato un attacco senza precedenti a un premier di uno stato membro, criticando il leader ungherese per il sostegno alla Russia nella guerra all’Ucraina, per le violazioni delle regole europee e per aver messo in pericolo la sicurezza dell’Ue sull’immigrazione. Le accuse sono condivise dalla maggioranza del Parlamento europeo, compresi i gruppi di destra del Ppe e dell’Ecr. Orbán è riuscito a dimostrare che la sua idea di una maggioranza alternativa tutta di destra nell’Ue è un raggiro. (Carretta segue nell’inserto V)

Viktor Orbán oggi ha cercato di presentarsi come un leader responsabile nel suo discorso al Parlamento europeo sul programma della presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue. Citando Mario Draghi ed Emmanuel Macron, ha detto che serve “un cambiamento” nell’Ue per evitare la sua agonia. Ha annunciato che al vertice di Budapest dell’8 novembre proporrà un nuovo Patto europeo per la competitività e la creazione di un Consiglio Schengen dei capi di stato e di governo per chiudere le frontiere. L’unica soluzione, secondo Orbán, sono “hotspot” fuori dai confini dell’Ue perché se i migranti entrano non possono più essere buttati fuori. 

Quando ha preso la parola, Ursula von der Leyen ha ignorato le priorità di Budapest, ha evitato di guardare in faccia Orbán e rivolta ai deputati si è lanciata in una requisitoria di quindici minuti sulle malefatte europee e internazionali del premier ungherese. A cominciare dall’Ucraina, tradita da Orbán con i suoi veti e le missioni per incontrare Vladimir Putin. “C’è ancora qualcuno che attribuisce la colpa di questa guerra non all’invasore, ma all’invaso. Non alla brama di potere di Putin, ma alla sete di libertà dell’Ucraina”, ha detto von der Leyen nella plenaria di Strasburgo: “Vorrei chiedere loro: darebbero mai la colpa agli ungheresi per l’invasione sovietica del 1956?”. Poi sulle raccomandazioni del Rapporto Draghi su competitività e mercato unico, che l’Ungheria vìola con le sue politiche protezioniste. “Un governo nella nostra Unione sta andando esattamente nella direzione opposta, allontanandosi dal mercato unico”, ha detto von der Leyen: “Come può un governo attrarre più investimenti europei, se allo stesso tempo discrimina le imprese europee tassandole più di altre?”.

Infine sull’immigrazione, la  bandiera sventolata da Orbán nelle sue battaglie contro l’Ue. “L’anno scorso le sue autorità hanno rilasciato dalla prigione trafficanti e contrabbandieri condannati prima che scontassero la pena”, ha ricordato von der Leyen. “A proposito di chi far entrare: come è possibile che il governo ungherese inviti cittadini russi nella nostra Unione senza ulteriori controlli di sicurezza? Questo rende il nuovo sistema di visti ungherese un rischio per la sicurezza, non solo per l’Ungheria ma per tutti gli stati membri. E come è possibile che il governo ungherese permetta alla polizia cinese di operare nel suo territorio? Questo non è difendere la sovranità dell’Europa, è una porta sul retro per l’interferenza straniera”, ha concluso von der Leyen.

Visibilmente destabilizzato, Orbán ha accusato von der Leyen di aver violato il suo obbligo di “neutralità” e di aver trasformato la Commissione in “arma politica della sinistra”. Ma le parole di von der Leyen sono condivise in toto dai deputati del Partito popolare europeo. Il suo presidente Manfred Weber ha definito la “missione di pace” di Orbán per incontrare Putin, Xi Jinping e Donald Trump come “uno show di propaganda tra autocrati”. Il Ppe ha anche lanciato una campagna su X per dire “è tempo che Viktor Orbán se ne vada”. La virulenza è motivata dalla cacciata di Fidesz dal Ppe e dall’ingresso nella famiglia conservatrice del leader dell’opposizione ungherese, Péter Magyar. Ma anche la destra sovranista dell’Ecr, che storicamente ha visto Orbán come un punto di riferimento, ha censurato il primo ministro ungherese.

Il capogruppo dei sovranisti, Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, ha spiegato di condividere con Orbán “un avversario interno, il furore progressista che vuole cancellare la cultura occidentale”. Ma “abbiamo anche un nemico esterno ben più pericoloso, di cui lei non sembra consapevole, ed è l’alleanza tra Cina, Russia, Iran e Corea del nord”, ha detto Procaccini: “Il cosiddetto quartetto del caos che è l’antitesi di qualunque patriota ungherese, europeo, occidentale”. Così, lungi dal proiettare l’immagine del leader delle destre pronte a “occupare Bruxelles”, Orbán si è ritrovato isolato e sulla difensiva, costretto a ricorrere alle teorie cospirazioniste contro George Soros e ad accusare i deputati di “intifada politica”. Almeno Orbán potrà continuare a destabilizzare impunemente l’Ue. Il paradosso della requisitoria di von der Leyen è che la sua Commissione si è mossa poco e tardi per contenere la deriva di Orbán.
David Carretta

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