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Un punto di svolta

L'ufficio di Zelensky smentisce le illazioni su un cessate il fuoco che la Russia è la prima a non volere

Kristina Berdynskykh

Per costruire una posizione comune fra gli alleati, il presidente ucraino mette sul tavolo la sua formula di pace in dieci punti. Il politologo Fesenko: "Se l’Ucraina rafforza la sua posizione, gli sforzi diplomatici dovrebbero condurci ai negoziati per porre fine alla guerra”

Kyiv.  Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato in Europa per presentare il suo “piano per la vittoria” in Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania. “Siamo a un punto di svolta della guerra. Abbiamo bisogno di una nuova strategia, di sapere che cosa fare dopo”, dice al Foglio il politologo Volodymyr Fesenko. Da un punto di vista militare, il piano ucraino prevede che l’occidente fornisca assistenza militare su larga scala, attrezzature, armi, munizioni, che rafforzi la difesa aerea e che investa nel complesso militare-industriale ucraino. Ma sulla stampa occidentale sono stati pubblicati articoli secondo cui l’Ucraina sarebbe pronta a un cessate il fuoco sulla linea del fronte attuale, senza riconoscere un nuovo confine ufficiale, in cambio di alcuni obblighi occidentali a garanzia della sicurezza. 

 

                    


L’ufficio di Zelensky nega categoricamente che questa ipotesi sia in discussione: “Abbiamo una formula di pace, che afferma chiaramente come l’Ucraina vede un mondo giusto, ed è su questa base che i negoziati con i partner continuano a rafforzare la posizione dell’Ucraina”, dice al Foglio Dmytro Lytvyn, consigliere per le comunicazioni del presidente e suo speechwriter. 


La formula di pace, che l’Ucraina aveva presentato in passato ai suoi alleati, comprende dieci punti: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare, sicurezza energetica, rilascio di prigionieri e deportati, attuazione dello Statuto delle Nazioni Unite e ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina, ritiro dall’Ucraina delle truppe russe e cessazione delle ostilità, ricostruzione della giustizia e della sicurezza ambientale, misure di prevenzione contro ulteriori escalation e nuove aggressioni, e una dichiarazione della fine della guerra. Al primo vertice per la pace in Svizzera, a giugno, i rappresentanti di oltre cento delegazioni straniere hanno discusso solo tre punti su dieci, quelli relativi alla sicurezza nucleare e alimentare e al rilascio dei prigionieri. L’Ucraina aveva intenzione di tenere il secondo summit per la pace a novembre e aveva invitato anche la Russia. Ma già a settembre il ministero degli Affari esteri russo aveva annunciato che la Russia non vi avrebbe preso parte. Nel mese di ottobre si terranno solo conferenze su temi specifici, senza i russi, l’ultima il 30 e 31 ottobre. “La data del secondo vertice di pace sarà decisa dopo la conclusione delle conferenze tematiche”, ha dichiarato Daria Zarivna, consigliera del capo dell’ufficio della presidenza ucraina. Zelensky ora vuole costruire una posizione comune con gli alleati e una strategia per le prossime azioni: “Se l’Ucraina rafforza la sua posizione, gli sforzi diplomatici dovrebbero infine condurci ai negoziati per porre fine alla guerra”, dice Fesenko.

Molti esperti stanno ora discutendo della possibile adesione dell’Ucraina alla Nato, ma in modo parziale, poiché l’articolo 5 si applicherà solo al territorio controllato dall’Ucraina – il politologo conferma che comunque questa opzione è inaccettabile per Vladimir Putin. Finché la Russia continuerà ad avanzare sul fronte e non avrà la sensazione di perdere la guerra, le prospettive di pace in Ucraina rimarranno deboli. Il 18 e il 19 novembre ci sarà un vertice del G20 in Brasile: Fesenko dice che, dato che Brasile e Cina hanno un loro piano di pace alternativo, è possibile che al G20 si discuta l’ipotesi di contatti con Mosca.