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Presidenziali americane

Un presidente di seggio in Wisconsin ci racconta le minacce del 2020 e i piani di emergenza di oggi

Pietro Piga

I sostenitori del candidato repubblicano Donald Trump gridano alla frode elettorale. Dopo i due attentati al tycoon, cresce la paura di altri attacchi violenti: l'anno scorso, i membri del Congresso hanno denunciato ottomila minacce presso la Polizia di Capitol Hill

Il 3 novembre del 2020, Colin lavorava come  ispettore elettorale in un seggio a Madison, in Wisconsin, nella contea di Dane, e si ritrovò tutto a un tratto sommerso di insulti e minacce da parte dei sostenitori di Donald Trump che lo accusavano di essere tra gli artefici della “frode elettorale”. Assieme ad altri funzionari, Colin aveva validato voti che secondo i trumpiani erano illegali, premiando Joe Biden, che sarebbe così diventato presidente con un imbroglio. “Abbiamo subìto attacchi immotivati – dice oggi al Foglio – Siamo operatori non affiliati a nessuno schieramento, ma alcuni osservatori ‘politici’”, cioè del Partito repubblicano, “che monitoravano le procedure, hanno disobbedito alle regole quando non erano d’accordo sulle schede. E non è accaduto soltanto qui”. Quel che è accaduto nel seggio però era soltanto l’inizio: a breve arrivò la teoria cospirazionista della big lie, la grande bugia che, secondo Trump, i democratici avevano imposto come realtà, imbrogliando e dando una presidenza inesistente a Biden. Per un’altra settimana Colin era stato costretto a coordinare il riconteggio, in mezzo a molte pressioni e minacce, che ha ribadito la vittoria di Biden. “E’ stato difficile e faticoso far funzionare il processo elettorale in Wisconsin – dice – Ma sono orgoglioso che la verifica dei voti sia andata a buon fine e di aver contribuito alla salvaguardia dei diritti degli elettori”. In Wisconsin si è sfiorato il ribaltone architettato dai consiglieri nell’Amministrazione Trump, impedito, per un voto, dalla Corte Suprema dello stato, a guida repubblicana.

Oggi di nuovo il Wisconsin è cruciale per la vittoria alle presidenziali del 5 novembre, Trump e Kamala Harris si contendono i suoi dodici grandi elettori. Nel 2016 a sorpresa, l’ex presidente aveva vinto, smuovendo la coscienza rurale e conquistando il sostegno di bianchi non laureati, colletti blu e indipendenti. L’ha perso – in parte – nel 2020, quando il ticket Biden-Harris ha convinto la maggioranza della classe operaia e degli indecisi, con uno scarto di poco più di ventimila voti. “Il Wisconsin è diviso. Trump non è più un outsider, ma su economia e immigrazione, cruciali per gli elettori, è in vantaggio. Harris, però, vive ancora una luna di miele con lo stato e ha dato entusiasmo alla base democartica – dice Alexander Tahk, docente di Politica statunitense all’Università del Wisconsin-Madison –  Saranno determinanti i voti degli  indipendenti e una delle principali sfide sarà nella periferia di Milwaukee, dove ci sono stati i maggiori cambiamenti nelle ultime due elezioni”.

Mentre si guarda a ogni oscillazione nei sondaggi, che sono dentro al margine d’errore, incombe ancora lo spettro della violenza: l’anno scorso, i membri del Congresso hanno denunciato ottomila minacce presso la Polizia di Capitol Hill, dieci volte rispetto al dato del 2015, mentre quelle ai giudici federali sono aumentate da 179 (2019) a 457 (2023). “Pur risalendo alla fondazione degli Stati Uniti, la violenza politica fa vacillare la nostra democrazia. L’assalto al Campidoglio, macchia vergognosa nella nostra storia, ne è una prova. E lo è anche il secondo attentato a Trump, motivato da una forte opposizione ideologica”, spiega Patrick Charles, autore di “Vote Gun: How Gun Rights Became Politicized in the United States”. E non esclude che “se politici e opinionisti non modereranno le parole, potrebbe riemergere la violenza politica, con attacchi ai funzionari elettorali”. E’ anche il timore di Colin, che vede molti colleghi rinunciare a lavorare ai seggi. All’alba dell’Election day, lui sarà nel suo, la palestra di una scuola di Madison: “Lo allestirò e gestirò, aiutando a votare e controllando i registri elettorali. Sarà impegnativo”. Spera di non dover mettere in pratica le istruzioni che ha ricevuto  durante i corsi a cui ha partecipato: su sparatorie, primo soccorso e piani di emergenza.