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Un bunker di Hezbollah scavato sotto il naso dell'Onu. Le immagini e la mappa
I militari israeliani hanno scoperto dei sotterranei fortificati e ben armati a pochi metri da una base Unifil nel sud del Libano. Un territorio che la missione delle Nazioni Unite avrebbe dovuto demilitarizzare (da quasi un ventennio)
Una botola di ingresso a uno dei tunnel che portano alla rete sotterranea, con bunker fortificati e ben armati, scavata da Hezbollah in Libano si trova a pochi metri dalla base della missione Unifil. A mostrarla in video sono i militari israeliani che da giorni assediano l'area presidiata dai caschi blu. Hezbollah ha costruito fortificazioni militari per attaccare le comunità israeliane proprio sotto il naso dell'Onu, che da 18 anni non adempie al suo mandato.
In queste ore l'esercito israeliano ha mostrato un avamposto segreto di Hezbollah ai giornalisti internazionali. Secondo l'inviata del New York Times, era dotato di grandi quantità di esplosivi e mine e riferisce che i funzionari presenti hanno dichiarato di essere rimasti sorpresi dall'entità del trinceramento di Hezbollah in posizioni avanzate a breve distanza dal muro di confine. Una prova, hanno detto, che il gruppo sciita aveva effettuato preparativi meticolosi per portare a termine il suo piano, a lungo minacciato, di invadere il nord di Israele. Al Nyt è stato mostratro anche il bunker di cui scrivevamo sopra: "due cunicoli conducevano a una rete di nascondigli e depositi di armi profondi almeno un piano nel terreno. Una base utilizzata dalle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite era situata a meno di 200 metri di distanza", scrive la reporter. Nel sistema di tunnel è stato trovato un lanciamissili anticarro, insieme ad aperture che consentivano ai combattenti di sparare in Israele dal sottosuolo. Nel raggio di un chilometro quadrat, le forze israeliane hanno trovato circa 100 siti utilizzati da Hezbollah per tunnel, nascondigli di armi, cavi internet, riserve d'acqua e rifornimenti, tra cui mirini termici, sacche di sangue per trasfusioni e kit medici con la scritta "Made in Iran".
Ieri l’Idf ha pubblicato una mappa dei luoghi dai quali Hezbollah ha lanciato razzi contro il nord di Israele. Una ventina di postazioni si trovano entro 300 metri da una scuola e a un edificio delle Nazioni Unite.
Sempre ieri l’ultimo incidente che ha coinvolto Israele e l’Unifil: un carro armato israeliano che, secondo l'Idf, stava cercando di evacuare i soldati feriti mentre era ancora sotto il tiro nemico è arretrato di diversi metri, facendo irruzione in una base Onu, da cui è uscito subito una volta cessato il fuoco nemico ed evacuati i feriti. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una telefonata con il premier israeliano Netanyahu, ha parlato di “attacchi inaccettabili”.
Ma se le cose sono andate come spiegato dall'esercito israeliano, quello di ieri non sarebbe di un attacco deliberato a Unifil, mentre sono più complicati da spiegare gli attacchi della settimana scorsa, quelli del 10 ottobre, nei quali sono rimasti feriti due caschi blu indonesiani, contro tre basi della missione (una delle ragioni dell'attacco, dice Israele, è che è stata colpita una torretta con delle telecamere basculanti che erano state o avrebbero potuto essere hackerate da Hezbollah per avere informazioni sull'avanzata delle truppe israeliane) e quella dell'11 ottobre, a Naqoura, in cui sono rimasti feriti due caschi blu dello Sri Lanka.
Al Tg1 il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha spiegato che “ogni incidente nel quale l’esercito ha forse sparato contro basi Unifil è un errore. Non stiamo puntando contro Unifil. L’Italia è un amico molto importante di Israele, è una amicizia sincera e anche un’alleanza importante”, ha assicurato che stanno “indagando in modo molto serio per evitare che una cosa del genere si ripeta. Stiamo attaccando solo Hezbollah, che in certi casi si nasconde vicino o dietro le basi dell’Onu“.
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