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◉ medio oriente - la giornata

Israele attaccherà l'Iran prima del 5 novembre

Secondo il Washington Post non potrà non esserci una risposta dello stato ebraico all'attacco missilistico iraniano del primo ottobre. Stallo nei negoziati con Hamas per la liberazione dei prigionieri. L'Onu ha dichiarato che Unifil andrà avanti

La domanda che si fanno in America, a Teheran e in tutto il medio oriente, e non solo, è: quando risponderà Israele all'attacco dell'Iran del primo ottobre? L'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che la decisione sarà presa in base alle esigenze dello stato ebraico, ma che ci sarà. Secondo quanto riportato dal Washington Post, questo sarà in ogni caso prima delle elezioni americane del 5 novembre. Questo è quello che è stato detto al quotidiano americano da una fonte che è a conoscenza dei dettagli di quanto si sono detti la scorsa settimana il presidente statunitense Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo la fonte la risposta non può non esserci poiché, per Netanyahu, la mancanza di una rappresaglia contro Teheran sarebbe interpretata dall'Iran come un segno di debolezza di Israele.

 

Intanto l'esercito israeliano continua a colpire obiettivi militari nel territorio libanese e nella Striscia di Gaza. Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver colpito ieri più di 230 obiettivi e di aver "eliminato decine di terroristi" sia in combattimenti ravvicinati che in attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah nel Libano meridionale e di "aver sequestrato grandi quantità di armi ed equipaggiamento, tra cui fucili, caschi, dispositivi di comunicazione, munizioni e altro ancora".

   

"Gli attacchi di Israele in Libano diminuiranno", ha detto il premier libanese Mikati

Il primo ministro libanese Najib Mikati ha dichiarato in un'intervista ad Al Jazeera di aver ricevuto garanzie da parte degli Stati Uniti che gli attacchi di Israele in territorio libanese diminuiranno nei prossimi. Mikati ha anche affermato che il suo governo ha deciso di presentare una richiesta di cessate il fuoco al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

Il Qatar accusa Israele di voler espandere il conflitto in medio oriente

L'emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, durante il discorso d'apertura del Consiglio della Shura, l'organo legislativo del paese, ha accusato Israele di voler espandere in "tutto il medio oriente la sua aggressione" in Cisgiordania e in Libano "perché vede che ci sono le condizioni per farlo". Al Thani ha sottolineato che il "modo più semplice e sicuro" per fermare l'escalation del conflitto al confine con il Libano sarebbe stato quello di "fermare la guerra di sterminio a Gaza". 

Il Qatar, insieme all'Egitto e agli Stati Uniti, è stato un mediatore chiave nei tentativi di raggiungere un cessate il fuoco e un accordo sul rilascio degli ostaggi con Hamas e Israele a Gaza.

   

Lo stallo nei negoziati per la liberazione degli ostaggi israeliani

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha incontrato le famiglie degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas. Secondo quanto riporta Haaretz ha detto loro che i negoziati sono bloccati e che Hamas sta inasprendo la sua posizione in quanto l'organizzazione terroristica starebbe aspettando gli sviluppi negli scontri con l'Iran e Hezbollah. Il ministro ha detto che la comunicazione con Hamas e Sinwar è lenta e che il gruppo insiste sulla proposta fatta dal presidente americano Joe Biden di inizio luglio. Secondo Gallant, non c'è quasi nessun coinvolgimento americano nei negoziati.

 

I caschi blu dell'Onu non se ne andranno dal Libano

Le Nazioni Unite affermano che le loro forze di peacekeeping nel Libano meridionale rimarranno nelle loro posizioni, nonostante le ripetute richieste di Israele di spostarle per non ostacolare le operazioni militari dell'Idf, dato che, sostiene Netanyahu, i caschi blu sono utilizzati dai terroristi di Hezbollah come scudi umani. 

A New York, il capo delle operazioni  di peacekeeping Jean-Pierre Lacroix ha dichiarato ai giornalisti che la decisione di mantenere in vigore Unifil ha avuto il via libera sia dal Consiglio di sicurezza dell'Onu sia da tutti gli stati membri che contribuiscono con truppe alla missione, che è ancora necessaria per assistere la popolazione civile.

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