la guerra contro hamas

Israele conferma: il capo di Hamas Yahya Sinwar è morto

Tre terroristi sono stati uccisi ieri in un attacco a Rafah. Dopo una prima verifica sul dna, il ministro degli Esteri israeliano ha confermato che uno dei tre è il leader di Hamas

Un attacco delle forze israeliane di difesa (Idf) su Gaza ha ucciso Yahya Sinwar, il leader di Hamas. Lo conferma dopo alcune verifiche il ministro degli Esteri israeliano.

"Durante le operazioni Idf nella Striscia di Gaza, tre terroristi sono stati eliminati. Idf e Isa stanno verificando la possibilità che uno dei terroristi sia Yahya Sinwar. In questa fase, l'identità dei terroristi non può essere confermata", aveva scritto l'Idf in una nota pubblicata nel pomeriggio. "Nell'edificio in cui sono stati eliminati i terroristi, non c'erano segni della presenza di ostaggi. Le forze che operano nella zona continuano a operare con la cautela richiesta".

 

 

Secondo il Times of Israel, ieri sera le truppe hanno visto diversi combattenti di Hamas entrare in un edificio e hanno ordinato l'attacco che l'ha fatto crollare, ma non erano a conoscenza del fatto che Sinwar si trovasse lì: solo dopo, ispezionato le macerie, i soldati israeliani avrebbero notato che uno dei corpi somigliava molto a Sinwar. 

 

Chi è Yahya Sinwar

Sinwar è l’uomo che gestisce le operazioni dentro alla Striscia di Gaza, ha organizzato il 7 ottobre in ogni dettaglio assieme a Mohammed Deif, eliminato dall’esercito israeliano a luglio. Sinwar è il leader del tunnel, l’uomo che finora ha avuto l’ultima parola sui negoziati sulla liberazione degli ostaggi israeliani e il cessate il fuoco a Gaza, e ha risposto sempre “no”. Sinwar è stato nominato al posto di Ismail Haniyeh, ucciso lo scorso luglio a Teheran.

 

 

“Sinwar è un estremista, la sua logica è ideologia, è lontano dal compromesso, vive nel Medioevo, si sente Saladino. E’ un radicale ma questo non vuol dire che non ragioni per obiettivi realistici:  sapeva bene che il 7 ottobre non avrebbe distrutto Israele, infatti non ambiva a questo, voleva distruggere la fiducia dello stato ebraico in se stesso, voleva rompere la società israeliana e il suo patto interno, creare ostilità con i palestinesi, porre fine al dialogo sulla coesistenza. E’ riuscito in molto”, ha raccontato al Foglio Michael Milshtein, uno dei più grandi esperti israeliani in studi palestinesi.

 

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