Il retroscena
I guai di Asml riguardano l'Europa dei chip
Il colosso olandese dei semiconduttori è crollato in Borsa per un errore di comunicazione e molte aspettative disattese. Rischia di dipendere dai suoi clienti asiatici (la Cina in primis) molto più di quanto loro non dipendano dall’unico grande fornitore europeo
“Un errore tecnico”, dicono dal quartier generale olandese. Da oltre 75 miliardi di dollari. Il crollo azionario di Asml, la più grande società high-tech in Europa, mette in allarme i Paesi Bassi. Ed evidenzia tutti i limiti del mercato comunitario in un comparto di importanza strategica come quello dei chip. In buona parte non è una novità: Stati Uniti e Cina si contendono il primato, Taiwan detta i livelli di produzione. Ma se esiste un asset su cui il vecchio continente può ancora dire la sua, rivendicando sprazzi di indispensabilità, quello è Asml: il fornitore per eccellenza di macchine litografiche utilizzate per la realizzazione dei semiconduttori – soprattutto quelli di ultima generazione –, su cui poggia l’intera industria. O almeno era quel che si credeva. L’errore in questione coincide infatti con una fuga di (brutte) notizie: martedì pomeriggio la società ha inavvertitamente pubblicato i risultati finanziari del terzo trimestre, un giorno prima del previsto. E i contenuti dell’analisi combinati alle tempistiche, nel pieno delle contrattazioni in Borsa, hanno scatenato il panico. Tutti i colossi di settore ne hanno risentito, ma nel giro di poche ore hanno anche recuperato – nel momento in cui scriviamo, Nvidia sta ritoccando nuovi record di capitalizzazione. Asml invece no: ha perso il 20 per cento del proprio valore – il peggior calo dal 1998 – e continua a perderlo. “Ci vorrà tempo per riprendersi”, ammette il ceo Christophe Fouquet, scusandosi “per la confusione. Ma in fatto di dati, non riteniamo che la situazione migliori nel 2025”.
L’abbaglio è legato alle aspettative eccessivamente ottimistiche attorno ad Asml. E questo nonostante dei profitti dichiarati da 2,1 miliardi di euro: i più alti nella storia dell’azienda nei dintorni di Eindhoven. Il problema è che agli ordini ricevuti per il prossimo anno corrispondono ‘soltanto’ 2,6 miliardi, contro gli oltre 5,3 stimati in precedenza dagli analisti di Bloomberg. Una cifra fuori rotta, che insieme alle previsioni al ribasso sui ricavi per il 2025 – “tra i 30 e i 35 miliardi” anziché 40, fa sapere Fouquet – fa uscire Asml ridimensionata. Anche in termini di affidabilità, dopo l’incidente di comunicazione.
La preoccupazione che in questi giorni si sta facendo largo nei Paesi Bassi è che il mercato globale dei chip in realtà possa gradualmente fare a meno del proprio fiore all’occhiello. Asml ha infatti una forte dipendenza reciproca con gli acquirenti dei suoi macchinari: un portafoglio limitato, da Intel a Tmsc passando per Samsung e il mercato cinese, che costituisce il 47 per cento delle vendite. Gli ordini in diminuzione sono in parte dovuti alla domanda di semiconduttori, che rimane elevata ma non in ogni loro campo di applicazione (per pc e automobili procede a rilento). La questione però è anche politica: le spedizioni di Asml verso la Cina, secondo il Financial Times, negli ultimi mesi sono state limitate dal governo olandese e americano nello sforzo di ostacolare i piani di Pechino per lo sviluppo di intelligenze artificiali. Al loro posto vengono esportati dei prodotti di seconda fascia, che presto porteranno a dimezzare la quota di mercato cinese. Se infatti il danno economico per Asml è improvvisamente sotto gli occhi di tutti, non è detto il contrario. E l’accerchiamento navale attorno a Taiwan dimostra che il paese di Xi Jinping non si farebbe scrupoli a ricorrere ad altre forniture.
Anche per questo, anticipando il corso degli eventi, il ministro olandese degli Affari economici Dirk Beljaarts (Pvv) aveva reclamato “l’urgenza di una coalizione europea dei chip”, parlando al G7 Industria tenutosi a Roma la settimana scorsa. Da ospite d’onore, Beljaarts aveva rivendicato “la leadership continentale dei Paesi Bassi” in virtù di Asml. Oggi le tecnologie di Amsterdam continuano ad avere le carte in regola per “aiutare gli altri paesi Ue a concertare gli sforzi nel settore dei semiconduttori” – a questo proposito, Beljaarts aveva firmato una dichiarazione congiunta col pari ruolo meloniano Adolfo Urso già a luglio. Eppure, dietro le quinte, il passo falso della multinazionale era nell’aria. E un conto è proporsi trascinatori. Tutt’altro è realizzare che il Regolamento Ue sui chip non dà più garanzie sufficienti soltanto quando il proprio gioiello manifesta segni d’impurità. La mano tesa insomma arriva in piena tempesta. Ma il contesto geopolitico dice che l’Europa non ha tempo da perdere. E i risultati di Asml, che quel tempo è ancora meno di quanto sperato.
Dalle piazze ai palazzi