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Harris vs. Trump -18

Il confronto rischioso di Harris su Fox News per convincere i repubblicani indecisi 

Marco Bardazzi

Con l'avvicinarsi delle urne i due aspiranti presidenti si giocano le mosse più rischiose. Mentre Trump è in crisi con l'elettorato femminile, la candidata dem torna a fare notizia sfruttando a suo vantaggio un'intervista apparentemente scivolosa, rivelatasi poi una mossa efficace

Se a meno di venti giorni dal voto i sondaggi sono congelati e non sembrano muoversi più, devi inventare qualcosa di nuovo. E’ quello che hanno fatto Kamala Harris e Donald Trump, uscendo entrambi per una volta dalla rispettiva comfort zone. Lei, accusata anche dai suoi di essere troppo prudente e avversa al rischio, è andata a infilarsi nella tana del nemico con un’intervista senza protezioni da Fox News. Lui, in crisi soprattutto con l’elettorato femminile, si è presentato a una platea di donne per proporsi come loro protettore e proclamarsi  “il padre dell’IVF”, la fecondazione in vitro. I sondaggi diranno a breve se si è mosso qualcosa, ma la prima impressione è che sia stata più efficace la candidata democratica. I suoi venti minuti di intenso confronto con l’anchorman della Fox Bret Baier, di fronte a un’audience televisiva in gran parte trumpiana, sono stati convincenti e hanno mostrato una Harris combattiva, che si è spinta per la prima volta fino a prendere le distanze da un’Amministrazione che si sta concludendo con un basso gradimento: “La mia presidenza non sarà la continuazione della presidenza  di Joe Biden, ha detto, incalzata dalle domande di Baier.


Da giorni la vicepresidente si espone a una raffica di interviste, dopo essere sfuggita a lungo dal confronto con i giornalisti. Quella a Fox News era la più rischiosa, ma aveva in palio un bottino ambizioso e irrinunciabile per i democratici: cercare di spostare verso la loro parte quei repubblicani che ancora non riescono a digerire l’idea di dover votare per Trump. Non saranno tantissimi, ma in un’elezione che ormai si gioca su manciate di voti possono essere la carta vincente. Harris aveva anche bisogno di tornare a “far notizia”, in un momento in cui Trump continua a dominare le cronache e le uniche novità in campo democratico le aveva portate Barack Obama, cominciando a far campagna per lei e attaccando a testa bassa l’elettorato maschile nero, accusato di essere sessista e poco mobilitato per la candidata. Gran parte degli analisti politici americani hanno paragonato l’intervista a un dibattito, un surrogato di quel secondo confronto con Trump che non c’è stato perché l’ex presidente non ha accettato il bis. E come ogni dibattito, è partito subito dopo lo “spin” su chi ha vinto. Per Trump l’avversaria “è andata a schiantarsi”, ma l’opinione prevalente – anche all’interno di Fox News – è che ne sia uscita bene. Kamala Harris ha esitato in alcuni momenti di fronte alle domande incalzanti e alle interruzioni di Baier, soprattutto quando si parlava di immigrazione. Ma per gran parte dell’intervista ha tenuto testa al giornalista e soprattutto è riuscita a descrivere limiti e pericoli di Trump a una platea che è abituata a sentirne parlare solo bene. 

 

                                  


Adesso i repubblicani non potranno più accusarla di sottrarsi allo scrutinio dei media o di essere incapace di parlare senza un copione scritto. I democratici hanno rilanciato i punti forti dell’intervista e  Harris è partita per una serie di eventi in uno dei sette stati decisivi, il Wisconsin, portandosi dietro un momento di relativo ritrovato entusiasmo. Trump invece ha messo in scena un nuovo episodio bizzarro, dopo i quaranta minuti passati a ballare sul palco un paio di giorni fa che hanno fatto il giro del web. A un town hall meeting in Georgia, di fronte a un pubblico tutto femminile, si è definito il padre della fecondazione in vitro, senza spiegare a che titolo lo sarebbe. Il tema dell’Ivf è molto caldo dopo le restrizioni che l’Alabama aveva imposto alla pratica e i democratici accusano Trump di volerla limitare fortemente. Lui ha sostenuto invece di essere completamente a favore, ma nel dialogo con l’intervistatrice si è capito che ne sapeva poco, sorprendendosi tra l’altro nello scoprire che nella procedura “sono coinvolti embrioni”


L’elettorato femminile è quello più a rischio per Trump, che recupera invece tra gli uomini anche nelle minoranze afroamericana e ispanica. Ma a diciotto giorni dall’Election Day, con gli elettori già in coda in diverse città che prevedono il voto anticipato, i sondaggi per ora sono paralizzati su un testa a testa assoluto, a livello nazionale e in tutti gli stati chiave.