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Harris vs. Trump - 17

La ridotta antitrumpiana in Arizona ha lo spirito di McCain

Giulio Silvano

La candidata democratica Kamala Harris prova a recuperare i voti tra i repubblicani che non amano il tycoon in Pennsylvania e Michigan celebrando la memoria dell'ex senatore John McCain: "Era un uomo fedele ai suoi princìpi, credeva nell’importanza del patriottismo e del sacrificio”

Quando l’ex ambasciatrice ed ex governatrice Nikki Haley si era candidata alle primarie contro Donald Trump, i conservatori americani avevano provato un certo sollievo. Forse, hanno pensato, c’è ancora la speranza di una destra americana che non è stata fagocitata brutalmente dal trumpismo, dai vichinghi e da Steve Bannon. Alle primarie Haley resisteva, riusciva a vincere nelle città, tra i laureati benestanti, e si era anche portata a casa il Vermont e il District of Columbia. Poi col SuperTuesday anche lei ha lasciato la corsa, e invece di continuare a guidare il fronte di resistenza interno al Gop, ha deciso di sostenere Trump, come molti altri del partito. Ma adesso che mancano 17 giorni al voto, ci rendiamo conto che esistono ancora delle sacche conservatrici indecise, e sono gli elettori di cui Trump e il suo candidato vice J. D. Vance hanno bisogno per la vittoria.

Sono arrivati segnali importanti dalla vecchia guardia. George W. Bush non si è espresso su queste elezioni, mentre il suo ex vice Dick Cheney ha annunciato che voterà la candidata democratica, Kamala Harris, e lo stesso ha fatto la figlia, l’ex deputata repubblicana Liz, epurata da Trump.  E poi c’è l’Arizona. Lo stato del sudovest negli ultimi decenni ha tendenzialmente sempre votato repubblicano. Ma c’è una forza antitrumpiana e conservatrice che potrebbe decidere chi vincerà lo stato: i maccainiani, i fan del senatore John McCain, repubblicano candidato alla presidenza contro Obama nel 2008. McCain non ha mai sopportato Trump tanto che la famiglia al funerale non lo invitò nemmeno, cosa rara per un presidente in carica, soprattutto se dello stesso partito. Trump più volte ha detto che McCain non era un eroe di guerra, elemento chiave della sua biografia politica (McCain, figlio di un ammiraglio, venne catturato e fatto prigioniero dai Vietcong), e non voleva nemmeno mettere la bandiera a mezz’asta alla Casa Bianca, quando McCain è morto di cancro nel 2018.

Intorno a Phoenix, la città del senatore, si sente ancora la sua influenza, e si crede ancora in un modo diverso di affrontare la politica. A vedere oggi i dibattiti presidenziali tra Barack Obama e McCain sembra di essere su un altro pianeta. Appena Obama fu decretato vincitore McCain gli disse “bravo, hai vinto, è stata una bella gara”, cosa che Trump non è stato in grado di fare con Joe Biden, anzi, si è arrivati all’assalto al Congresso. Ancora oggi Trump non riesce ad ammettere la sconfitta.

Il figlio del senatore, Jimmy McCain, ha dato il suo appoggio a Harris, e con lui altri repubblicani dell’Arizona, come l’ex senatore Jeff Flake e vari politici locali. Il sindaco di Mesa, terza città dello stato, sta guidando il gruppo “Repubblicani per Harris”, perché, dice, “lei pensa prima al paese che al partito”. La candidata del Partito democratico ha investito in spot elettorali in reti locali conservatrici e ha girato per lo stato celebrando John McCain, ricordando di quando lavoravano insieme al Senato. “Era un uomo fedele ai suoi princìpi, credeva nell’importanza del patriottismo, del sacrificio, e di ciò che vogliamo difendere come nazione”, ha detto Harris la scorsa settimana in visita in Arizona.

La rivoluzione dei maccainiani, come l’ha chiamata il magazine New York, potrebbe influenzare anche gli equilibri del Congresso. Infatti, il 5 novembre si vota anche per molti deputati e senatori e il controllo delle due camere è fondamentale per poter passare le leggi. Al voto c’è anche la fedelissima trumpiana Kari Lake che sfida il democratico Ruben Gallego. Secondo i sondaggi Gallego avrebbe dieci punti di vantaggio, questo perché Lake è vista come troppo estremista. Una spia positiva per Harris che sta corteggiando i repubblicani che non amano Trump, non solo in Arizona ma anche in altri stati chiave come Pennsylvania e Michigan. Visto che potrebbe bastare uno swing state per arrivare alla Casa Bianca, e quindi una contea, e quindi diecimila voti, questi elettori repubblicani potrebbero essere decisivi. E questo spiega anche un cambio di posizione di Harris – per esempio sull’immigrazione –  o la scelta di andare ospite nell’antro del nemico, Fox News, o quella di parlare della sua pistola. Ha anche promesso che metterà un repubblicano nel suo esecutivo presidenziale, per ricreare “un sistema bipartitico sano, dove esiste il dialogo”. Nella storia moderna nessun candidato presidente aveva cercato con così tanta energia di recuperare voti dall’altro partito: per salvaguardare la democrazia, dice Harris.