Foto LaPresse

Strategia ucraina

Aiuti e sicurezza. Zelensky ci spiega il suo Piano per la Vittoria: "La vittoria ucraina è nella Nato"

Kristina Berdynskykh

Il piano di Kyiv, il rapporto con America e Ue, e l’invito nell’Alleanza prima della fine della guerra. “Abbiamo bisogno dell'Alleanza atlantica perché non abbiamo armi che possano fermare Putin”, ci dice il presidente ucraino

Kyiv. Lunedì scorso il capo del Pentagono Lloyd Austin, durante una visita a Kyiv, ha annunciato lo stanziamento di un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina per un importo totale di 400 milioni di dollari, che comprende varie munizioni, attrezzature militari e armi per il fronte. “Abbiamo concordato con il presidente Biden che ora ci saranno pacchetti più frequenti. Oggi 400 milioni, nei prossimi giorni un altro pacchetto dovrebbe essere di 800 milioni”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un incontro con giornalisti ucraini e stranieri, a cui il Foglio ha partecipato, avvenuto poco dopo il suo colloquio  con il capo del Pentagono.  Secondo Zelensky, la tranche americana di aiuti da 800 milioni di dollari sarà la prima  per la produzione ucraina di droni a lungo raggio. Durante l’incontro con Austin, Zelensky ha anche avuto uno scambio di idee  sull’invito dell’Ucraina a entrare nella Nato: l’invito nell’Alleanza atlantica rappresenta il primo e principale punto del  piano per la vittoria ucraino, presentato la scorsa settimana a Kyiv e a Bruxelles. Zelensky afferma che oggi su questo tema c’è un consenso generale da parte della maggioranza dei paesi dell’Alleanza, ma c’è anche una posizione tiepida rappresentata da  diversi paesi, con i quali bisogna ancora lavorare. “Vediamo fiducia e sostegno da parte  della Francia. Valutiamo che gli inglesi ci sosterranno e crediamo che anche gli italiani ci sosterranno”, suggerisce il presidente ucraino. Per quanto riguarda la reazione della Germania, che rimane  ancora scettica su questo tema, in generale un cambio di posizione dipenderà in gran parte dalla posizione degli Stati Uniti. Riguardo all’invito nei confronti di Kyiv, “Germania e Stati Uniti stanno consolidando la loro posizione nella Nato e questo si ripercuote, per esempio, sulle posizioni di Ungheria e Slovacchia”, spiega


Dopo le elezioni di novembre, Zelensky spera di vedere una reazione americana più positiva al possibile invito dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica. Dice di comprendere che durante la campagna elettorale né il presidente Biden né entrambi i candidati faranno dichiarazioni dure sull’argomento. Zelensky rifiuta di paragonare i colloqui con Donald Trump e Kamala Harris durante la sua recente visita negli Stati Uniti per evitare interpretazioni politiche diverse, e dice soltanto  che entrambi gli incontri sono andati bene. E poi ripete  ancora una volta che l’Ucraina chiede l’invito alla Nato e questo, sottolinea il presidente,  non equivale all’adesione. “Per me è importante ricevere un invito durante la guerra”, insiste. Secondo lui questo è un punto fondamentale  perché si tratta di  una misura  rivolta  a un paese all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, quindi vuol dire  che legalmente nessuno riconoscerà i territori occupati come territori di un altro stato. Nella strategia ucraina, questo è un passaggio fondamentale per rafforzare la posizione di Kyiv prima dei futuri negoziati. “E l’adesione alla Nato è il modo in cui ciò avverrà sono i passi successivi, questa è diplomazia. Possono esserci formati diversi”, spiega. Zelensky spera che gli Stati Uniti chiariranno la loro posizione sull’invito dell’Ucraina subito dopo le elezioni e ha  ricordato ancora una volta che Kyiv nel 1994 ha firmato il Memorandum di Budapest rinunciando alle armi nucleari, ma senza avere  nulla in cambio: una condizione che  ha portato a una guerra su vasta scala con la Russia e alle vittime. 

 


“Abbiamo bisogno della Nato perché non abbiamo armi che possano fermare Putin”, spiega Zelensky. Dopo varie speculazioni su questo tema, il presidente ha precisato  che l’Ucraina non tornerà alle armi nucleari, ma vuole avere un diverso “ombrello di sicurezza”. Per questo, l’Ucraina ha bisogno dell’Alleanza. Finora nessuno ha dimostrato di avere opzioni alternative per fermare la guerra. “Gli Stati Uniti, insieme a Cina, Brasile e India, possono chiamare Putin e dirgli  che da ora in poi staremo insieme, di andarsene. Questo è tutto. Ma non vedo all’orizzonte una soluzione del genere”, afferma.


La Russia, nel frattempo, continua ad avanzare e preme soprattutto sul fronte orientale, aggravando notevolmente la situazione intorno a Pokrovsk. Nuovi pacchetti di aiuti militari, così come altri aiuti da parte degli alleati, dovrebbero contribuire a stabilizzare la situazione. “I francesi completeranno formazione ed equipaggiamento di  una brigata entro la fine di novembre. I tedeschi ne completeranno un’altra entro la fine dell’anno”, dice Zelensky. Anche i paesi scandinavi si sono uniti a questo processo. L’Ucraina continuerà a sviluppare la produzione interna di armi e a cercare alternative nell’acquisto da altri paesi, nel caso in cui gli Stati Uniti decidano di ridurre il sostegno finanziario. Dal prossimo anno l’Ucraina conta sui fondi provenienti dai beni russi congelati.


La Russia ha deciso di coinvolgere i soldati nordcoreani nella guerra contro l’Ucraina. Finora sia gli Stati Uniti sia  l’Unione europea hanno reagito in modo molto moderato alla notizia: “Suoniamo il campanello d’allarme perché sappiamo che per noi esiste un rischio”, osserva il presidente ucraino, secondo il quale l’Ucraina aveva precedentemente registrato la presenza di personale tecnico e di ufficiali nordcoreani nei territori occupati. Zelensky ritiene che siano stati inviati lì per studiare la situazione al fronte, e poi il contingente militare li avrebbe seguiti. Alla domanda se i leader occidentali abbiano esercitato pressioni su di lui ultimamente per porre fine alla guerra, Zelensky ha risposto sorridendo: “Nel corso degli anni, in generale, la pressione è aumentata. Ma è in nostro potere monitorare questo processo e rimanere  in una posizione abbastanza forte per l’Ucraina”.