chisinau e bruxelles

La scommessa sull'Ue vinta a metà di Maia Sandu

Micol Flammini

La presidente della Moldavia ha dietro alle spalle una carriera di rischi, il referendum è stato l'ultimo. La campagna elettorale per il ballottaggio e le sfide alla destabilizzazione di Mosca

Ogni scheda elettorale è stata scrutinata con la consapevolezza che poteva fare la differenza e, alla fine, per 13.596 voti, il referendum organizzato in Moldavia con la proposta di inserire in Costituzione il percorso di adesione all’Unione europea si è chiuso con la vittoria stiracchiata del “sì” sul “no”. Nello stesso giorno, i moldavi hanno votato per le presidenziali e l’attuale presidente, Maia Sandu, andrà al ballottaggio contro Alexander Stoianoglo, ex procuratore generale, sostenuto dal Partito socialista e con un rapporto  stretto con Mosca. I risultati del voto del referendum e del voto presidenziale coincidono, dopotutto era stata Sandu a voler sottomettere alla decisione dei moldavi l’apertura verso il cammino europeo quando un voto popolare non era neppure richiesto:  i  rapporti con Bruxelles sono  chiari, il futuro nell’Ue è di fatto già iniziato. La presidente però voleva mostrare la forza del suo mandato, “è una politica che ha sempre dimostrato la sua propensione al rischio”, dice al Foglio Paula Erizanu, giornalista e analista moldava che si divide tra Chisinau, Bucarest  e Londra – le coordinate geografiche vanno tenute a mente perché non a molte persone, come Erizanu, è capitato di prendere parte a due referendum sull’Ue: prima la Brexit, ora la Moldavia. La giornalista elenca i principali rischi che Sandu ha voluto correre: dall’alleanza con il Partito socialista nel 2019 per segnare la fine politica dell’oligarca Vladimir Plahotniuc e del suo Partito democratico, “fu la regista di una coalizione improbabile di pro russi ed europeisti” e vinse la scommessa. La vinse anche quando promosse le elezioni anticipate nel 2020: dopo il successo alle presidenziali voleva una nuova maggioranza in Parlamento, scommise bene. “Questa volta con il referendum voleva dimostrare che l’ingresso nell’Ue non era una mossa calata dall’alto, un disegno del governo, e forte dei sondaggi era sicura che avrebbe potuto mostrare che il futuro europeo è una volontà largamente condivisa”. Qualcosa nei sondaggi non ha funzionato, è  stata una campagna elettorale tormentata dalle interferenze di Mosca,  Sandu ha accusato il Cremlino di brogli, il Cremlino ha accusato Sandu di brogli, ma nella gara delle accuse rimane un dato: Mosca ha interferito e il referendum è la fotografia di un’opinione pubblica  divisa che preferisce il cammino europeo, senza una  differenza tra il “sì” e il “no”  travolgente. C’è una zona d’ombra su cui ha agito la propaganda di Mosca e la  mostra un sondaggio pubblicato a inizio ottobre dal think tank WatchDog.md: se il 63 per cento dei moldavi si dichiara europeista, soltanto il 52 per cento crede che la maggioranza dei moldavi sostenga l’integrazione europea: “La Russia sa distorcere l’autopercezione della Moldavia”, conclude Erizanu. 


 Il rivale di Sandu, Stoianoglo ha capito subito che nonostante la magra vittoria del “sì” non è conveniente andare al ballottaggio proclamandosi euroscettico e vicino a Mosca. Nel suo primo discorso dopo il risultato, si è definito europeista, ha attaccato il referendum – “La via europea non è organizzare referendum nell’interesse di un leader politico”, ha detto – e ha promesso di non tradire  Bruxelles. Il nuovo atteggiamento del Partito socialista ha ricordato un altro partito che, avvicinandosi al Cremlino, si presenta come un campione di europeismo: Sogno georgiano. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)