Contro l'ordine globale

Putin ospita i Brics e offre un palcoscenico a chi è contro l'occidente

Giulia Pompili

Il vertice a Kazan sotto la presidenza di turno russa. Le convergenze con la Cina nel “mondo multipolare”. Guterres invitato

Ieri la Repubblica popolare cinese e l’India hanno annunciato di aver raggiunto un accordo sui confini nella regione di Ladakh, dove quattro anni fa l’aggressività cinese si trasformò in un breve conflitto che uccise venti soldati indiani e quattro cinesi. Da allora le relazioni fra i due paesi erano state pericolosamente tese, ma c’è un motivo per l’annuncio a sorpresa di ieri: il leader cinese Xi Jinping vuole arrivare al vertice dei Brics, che si apre oggi a Kazan, in Russia, da grande diplomatico, modello e guida del nuovo ordine del mondo “multipolare” trainato dalla piattaforma delle economie emergenti. Sarà la decima visita in Russia di Xi, ma soprattutto sarà il palcoscenico più importante e strategico del presidente russo Vladimir Putin, che è riuscito a ottenere la presenza di quasi tutti i leader dei primi cinque membri Brics e soprattutto quella (per ora non confermata) del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, con cui il Cremlino ha annunciato un bilaterale dopodomani.

 

La presenza di Guterres non sarebbe una novità per le riunioni dei Brics, ma ha un significato completamente diverso quest’anno che a presiedere e a ospitare il summit è Vladimir Putin. Ieri sull’ucraino Euromaidan Press si leggeva che la presenza di Guterres in Russia rischia di cancellare non solo la condanna Onu dell’invasione dell’Ucraina ma anche gli sforzi di isolamento diplomatico della Russia. E’ esattamente il messaggio che Putin vuole mandare al resto del mondo con la foto di famiglia del suo  summit – dove l’unico a mancare sarà il presidente del Brasile Lula, rimasto a casa, a quanto pare, per essersi ferito dopo un incidente domestico. 

 


L’investimento diplomatico di Cina e Russia sul nuovo ordine del mondo “multipolare” trainato da Brics è gigantesco. Secondo diverse analisi pubblicate ieri, per il presidente di turno Putin potrebbe essere il vertice più importante sin dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina. Ma la riunione di Kazan è importante anche perché è il primo per i quattro paesi che sono diventati ufficialmente membri dei Brics dal 1° gennaio di quest’anno: Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Per Teheran ci sarà il presidente Masoud Pezeshkian, che ha incontrato Putin in Turkmenistan l’11 ottobre scorso e a Kazan avrà diversi bilaterali, con il presidente russo ma anche con Xi Jinping, con il primo ministro indiano Narendra Modi e con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Ieri Mohammad Mehdi Sanaei, ex ambasciatore iraniano in Russia ora capo dell’ufficio politico di Pezeshkian, ha annunciato che il presidente terrà tre discorsi davanti agli altri leader Brics e che “la presenza dell’Iran è fondamentale per articolare la sua posizione globale”: Putin offre un palcoscenico utile a chiunque voglia sfidare l’occidente.  

 

Mosca e Pechino vogliono far diventare la piattaforma dei Brics la voce unica del cosiddetto Sud globale, e l’arma per veicolare le priorità politiche internazionali dei paesi autoritari contro quelli che definiscono “i club ristretti” dei paesi democratici, considerati dominati dall’America. Da anni si dibatte – anche all’interno dei paesi membri – della concretezza della cooperazione, al di là della costruzione di una piattaforma  da usare contro l’occidente. E’ anche per questo che da giorni la propaganda russo-cinese si sforza di mostrare che un coordinamento politico ed economico fra i vari paesi esiste, che l’occidente è ormai marginale, e il rilancio di quest’anno servirà a rafforzare l’idea che il G20 non esiste più – non quello che Pechino e Mosca vedono come dipendente dalle richieste occidentali – e le nuove decisioni globali si prendono in ambito Brics. E’ anche per questo che a Kazan parteciperanno, su invito di Putin,  i leader di diversi paesi che hanno fatto richiesta d’ingresso come Bielorussia, Kazakistan e la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, unico paese Nato presente. Ieri fonti dell’Amministrazione Erdogan hanno detto a Bloomberg che “il centro di gravità geopolitico si sta spostando dalle economie sviluppate e che l’adesione ai Brics potrebbe migliorare i legami economici della Turchia con Russia e Cina”. E’ esattamente il tema della propaganda delle ultime settimane, rilanciata dai siti di disinformazione russo-cinese anche in italiano, e ben rappresentato da una mostra inaugurata qualche giorno fa all’ambasciata russa a Roma sull’arte moderna “nel mondo multipolare dei Brics”: l’ambasciatore russo in Italia Alexey Paramonov e il suo omologo cinese Jia Guide hanno tagliato il nastro insieme. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.