Armi a Tel Aviv
Perché la Germania è il paese più pro Israele in Europa
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è uno dei pochi in Europa ad aver messo fuori legge sia l’ala militare che quella “politica” di Hezbollah. Intanto annuncia che continuerà ad aiutare Tel Aviv a difendersi fornendo armi
L’accordo militare fra Berlino e Gerusalemme decollò nel 1991. La Germania aveva assistito l’industria bellica di Saddam Hussein. E quando il rais iracheno lanciò gli Scud su Tel Aviv, costringendo gli israeliani a dotare la popolazione di maschere antigas nel timore di armi batteriologiche e chimiche, Hanan Alon, ufficiale della Difesa israeliana, disse all’allora cancelliere Helmut Kohl: “Saprà bene che le parole gas e Germania non suonano bene insieme”. Così Berlino decise di finanziare la difesa dello stato ebraico, fino a Dolphin (delfino), Leviathan (balena), Takum (resurrezione) e Tallin (coccodrillo), i quattro sottomarini che la Germania ha consegnato a Israele, un terzo dei quali pagati dai contribuenti tedeschi, e dotati di testate nucleari come deterrenza contro Teheran. Lasciarono poco spazio alle interpretazioni le parole dell’allora ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, secondo cui i tedeschi dovevano essere orgogliosi per aver “assicurato l’esistenza dello stato di Israele per molti anni”.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha nuovamente spinto la coalizione di centro-sinistra Spd-Verdi-Liberali di Olaf Scholz a inserire la difesa di Israele nella “Staatsräson”, la ragion di stato evocata per prima da Angela Merkel. Internamente, c’è una crescente pressione nell’opinione pubblica di sinistra per fermare qualsiasi supporto militare a Israele. E la Germania si è trovata di fronte alla Corte di giustizia, con il governo del Nicaragua che ha cercato di costringere Berlino a smettere di consegnare armi a Israele (la Corte dell’Aia ha respinto la richiesta). Ma mentre la Francia di Emmanuel Macron guida il fronte più critico su Israele, Scholz annuncia che la Germania continuerà ad aiutare Israele a difendersi fornendo armi.
“Sostenere Israele significa garantire costantemente la capacità di difesa di Israele”, ha affermato Scholz a margine di un vertice dei leader dell’UE. Un terzo di tutto l’arsenale israeliano è tedesco. “Borrell non parli a nome della Germania su Gaza!”. Questo, scrive Politico, è quanto è stato riferito da Scholz al capo della diplomazia dell’UE Josep Borrell, che chiedeva un immediato cessate il fuoco. Dopo il 7 ottobre, Berlino ha proibito manifestazioni di antisemitismo, come urlare “Palestina libera dal fiume al mare”. Ed è il paese che ha più ristretto i confini della libertà di attaccare Israele. Non solo la Fondazione Heinrich Böll ha ritirato il suo sostegno alla sponsorizzazione del Premio Hannah Arendt alla giornalista Masha Gessen perché ha paragonato Gaza ai ghetti ebraici sotto il nazismo, ma il governo Scholz ha designato il movimento per il boicottaggio d’Israele come “estremista”. La Germania è uno dei soli tre paesi europei ad aver messo fuori legge sia l’ala militare che quella “politica” di Hezbollah (a luglio ha chiuso il Centro islamico di Amburgo perché legato a Teheran). E da giugno per diventare cittadini deschi è richiesto di dichiararsi fedeli ai valori democratici e di riconoscere il diritto di Israele a esistere. Non solo. Di ieri la notizia che sei stati federali sono pronti alla revoca della cittadinanza ai cittadini con doppia cittadinanza che commettono crimini antisemiti.
Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha detto sulla morte di Yahya Sinwar: “Era un brutale assassino e terrorista che voleva annientare Israele e il suo popolo. Hamas deve rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e deporre le armi. La sofferenza della gente di Gaza deve finalmente finire”. Non solo. Baerbock ha anche dichiarato che Israele ha il diritto di attaccare gli insediamenti civili a Gaza se usati da Hamas: “Autodifesa non significa solo attaccare i terroristi, ma annientarli. Per questo, ho sempre detto chiaramente che quando i terroristi di Hamas si nascondono dietro le persone, dietro le scuole, ci troviamo di fronte a una situazione molto delicata, ma io non mi vergogno a dirlo, anzi, le abitazioni civili perdono il loro status di protezione perché i terroristi ne fanno un uso illecito. La Germania difende questi valori ed è questo che significa per noi sicurezza di Israele”.
Nessun paese europeo si è spinto su questo terreno morale minato, scardinando la guerra degli scudi umani, non certo Italia e Francia. E basterà ricordare che Jürgen Habermas, uno dei maggiori esponenti contemporanei del pensiero politico tedesco, da sempre pacifista, dopo il 7 ottobre ha espresso il suo appoggio alla risposta militare di Israele. I tedeschi sembrano aver capito che, nella guerra di Israele all’asse del male manovrata da Teheran, ne va della sicurezza anche dell’Europa. E che i valori occidentali si difendono sotto le mura di Gerusalemme.
Cosa c'è in gioco