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Harris vs Trump -13

Pochi voti decideranno tutto. La ricerca dei candidati alla Casa Bianca negli stati più combattuti

Marco Bardazzi

Quello che rende diverso il Wisconsin è che nelle ultime elezioni i sondaggi hanno sbagliato molto più qui che nel resto d’America. Quattro delle ultime sei campagne presidenziali hanno visto i dieci voti elettorali dello stato assegnati a vincitori con un vantaggio di meno di un punto

Sopra il bancone dove si spilla la birra alla Square Tavern di Baraboo, nel cuore del Wisconsin, è appeso un grosso cartello: “No Politics and No Religion”. Un segno dell’esasperazione che regna nella contea di Sauk, una tra le più contese dello stato forse più conteso e difficile da decifrare di questa corsa alla Casa Bianca. A due settimane dal voto, in Wisconsin come negli altri sei stati decisivi, quelli che hanno il potenziale di assegnare la vittoria a Kamala Harris o Donald Trump, i sondaggi indicano un pareggio assoluto. A ogni rilevazione, i due candidati si trovano sempre a un punto o due percentuali di distanza l’una dall’altro, con spostamenti che da settimane non vanno mai oltre lo zero virgola. E’ un po’ così in tutti e sette gli stati, ma quello che rende diverso il Wisconsin è che qui nelle ultime elezioni i sondaggi hanno sbagliato molto più che nel resto d’America.

E’ uno dei motivi che innervosiscono i solitamente gentili abitanti locali, finendo per far alzare la voce un po’ troppo a qualcuno nella Square Tavern e a spingere il proprietario a vietare le discussioni politiche. Anche perché non si sa mai dove possono portare i litigi in uno stato di bisnipoti di immigrati tedeschi, che ha il consumo di birra tra i più alti d’America (è il quartier generale del colosso Miller e la sede della squadra di baseball dei Brewers, i birrai) e dove il quarantacinque per cento degli abitanti ha almeno un’arma in casa.

La Sauk County ha azzeccato i vincitori delle ultime quattro campagne presidenziali ed è considerata un termometro elettorale. E’ per questo che nella piccola Baraboo in questi giorni si accampano giornalisti del New York Times e troupe dei network tv. Tutti a cercare di decrittare l’enigma Wisconsin. Da ieri si vota nello stato più a ovest del Blue Wall democratico, il muro che la Harris deve tenere in piedi per sognare la Casa Bianca. E’ scattato il meccanismo del voto anticipato, anche attraverso centinaia di contestatissime ballot drop boxes, una specie di cassette postali destinate alle schede elettorali, che i repubblicani già accusano di essere strumento di brogli.

Quattro delle ultime sei campagne presidenziali hanno visto i dieci voti elettorali dello stato assegnati a vincitori con un vantaggio di meno di un punto. Il Wisconsin nel 2020 risultò il “tipping point” per Joe Biden, cioè lo stato che gli permise di superare la fatidica quota di 270 voti elettorali e vincere la presidenza. Ma il margine fu anche in quel caso ridottissimo: 49,5 per cento per Biden, 48,8 per Trump. E soprattutto i sondaggi sottovalutarono di ben nove punti il risultato di quest’ultimo. Nel 2022, alle elezioni di metà mandato, accadde l’opposto: i candidati repubblicani appoggiati da Trump furono sopravvalutati di tre punti.

Poche migliaia di voti decideranno tutto e gli aspiranti inquilini della Casa Bianca stanno andando a cercarli nei sobborghi delle principali città, Milwaukee, Madison e Green Bay e nelle contee più combattute come Sauk. Kamala Harris ieri era poco fuori Milwaukee, per un incontro elettorale nel quale l’ha affiancata l’ex deputata repubblicana Liz Cheney, figlia del braccio destro dell’ex presidente George W. Bush, che ha scelto come missione aiutare a sconfiggere il candidato del suo partito. Da donna del Wyoming, che conosce bene gli stati del nord, quello della Cheney è un endorsement importante in Wisconsin, lo stato dove alla metà dell’Ottocento fu fondato il Partito repubblicano.

Anche Tim Walz, il vice della Harris che da queste parti è di casa come governatore del confinante Minnesota, ogni volta che può si precipita in Wisconsin, dove spesso incrocia J. D. Vance, il vice di Trump. L’ex presidente a sua volta atterra spesso da quelle parti, ma di solito per grandi bagni di folla più che per incontri locali con gli elettori. E’ difficile però riuscire a intercettare una porzione significativa dei 5,8 milioni di abitanti del Wisconsin, sparsi su 170 mila chilometri quadrati tra laghi, foreste e riserve di nativi (il Nord Italia, per avere un termine di paragone, non supera i 125 mila km quadrati). La campagna elettorale avviene soprattutto nelle città, ma è nelle migliaia di paesini e nei piccoli centri come Baraboo che si assiste alla vera divisione che spacca il Wisconsin. Due mondi che non si parlano più, che litigano nei pub e in famiglia e vedono distruggere amicizie di lunga data e che i sondaggisti non riescono a decifrare.