Audizioni europee
Cosa manca nelle risposte al Pe dei vicepresidenti designati dell'Ue
Raffaele Fitto ha uno svantaggio in più rispetto agli altri candidati commissari che devono passare la prova del Parlamento: il suo partito, Fratelli d’Italia, è considerato non solo sovranista, ma di estrema destra da molti a Bruxelles
Raffaele Fitto si è convertito in una notte all’europeismo liberal e all’ortodossia inflessibile delle istituzioni dell’Ue? A leggere le risposte che il candidato vicepresidente della Commissione ha fornito al Parlamento europeo in vista delle audizioni che inizieranno il 4 novembre, si potrebbe pensarlo. Ma non è così. Come gli altri commissari designati, Fitto deve passare la prova della conferma in Parlamento e, anche se protetto dal Ppe, rischia di diventare il bersaglio del centrosinistra. In più, la linea è quella di Ursula von der Leyen. Nessun errore e nessuna proposta autonoma sono consentiti.
Ursula von der Leyen vuole evitare incidenti durante il processo di conferma dei suoi commissari e dell’intero collegio. L’entrata in funzione della nuova Commissione è già stata ritardata di un mese. La presidente vuole anche (e soprattutto) imporre il suo marchio al programma e alle future proposte politiche. Le risposte di tutti i candidati commissari ai questionari inviati dai deputati europei in vista delle audizioni al Parlamento rivelano la volontà di von der Leyen di mantenere il controllo assoluto. I sei candidati vicepresidenti e i venti commissari semplici richiamano in continuazione le sue linee guida politiche, esposte al momento della sua rielezione in luglio. La notizia non è tanto ciò che c’è nelle risposte, ma quel che manca. La candidata vicepresidente spagnola Teresa Ribera (responsabile della transizione verde e della concorrenza) e quello francese Stéphane Séjourné (responsabile della strategia industriale e della competitività) non menzionano mai la possibilità di lanciare un nuovo strumento di debito comune, una delle raccomandazioni fatte da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività. L’Alto rappresentante per la politica estera, l’estone Kaja Kallas, e il candidato commissario alla Difesa, il lituano Andrius Kubilius, non fanno parola degli eurobond per raccogliere 100 miliardi di euro per l’industria della difesa, nonostante entrambi abbiano avanzato questa proposta negli ultimi mesi. Ursula von der Leyen è contraria a nuovo debito comune dell’Ue. E Fitto si adegua. Il candidato vicepresidente italiano si è limitato a dire che si dovrebbe apprendere la “lezione” di NextGenerationEu.
Nelle sue risposte Fitto è prudentissimo, al limite del rigore dei paesi frugali, anche sulla possibilità di prolungare NextGenerationEU oltre la scadenza del 2026, quando i Pnrr dovranno essere completati pena perdere i soldi stanziati. Il governo italiano – in particolare il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – ha evocato la possibilità di rinviare la scadenza. I ritardi accumulati dall’Italia e da altri paesi mettono a repentaglio decine di miliardi di finanziamenti attraverso i Pnrr. Fitto promette di lavorare con i governi per facilitare la realizzazione di “target” e “milestone” (gli obiettivi e i traguardi su riforme e investimenti). Ma, “se malgrado questi sforzi, alcune degli ultimi target o milestone saranno ancora considerati non realizzati in modo soddisfacente, nessun esborso corrispondente sarà fatto”, avverte Fitto. La sua è una risposta pragmatica e realista. Per modificare le regole dei Pnrr, servirebbe l’unanimità degli stati membri. Inoltre, annunciare oggi la volontà di prorogare le scadenze significherebbe disincentivare i governi e le autorità locali a realizzare riforme e investimenti.
Fitto ha uno svantaggio in più rispetto agli altri candidati commissari che devono passare la prova del Parlamento. Fratelli d’Italia è considerato un partito non solo sovranista, ma di estrema destra da molti a Bruxelles. Questo fa del candidato italiano un bersaglio perfetto per i gruppi di centrosinistra (anche se è difeso dalla delegazione del Ps nel gruppo socialista). Nelle risposte ai deputati Fitto è stato attento a mostrare le sue credenziali europeiste ed evitare di esporsi inutilmente al fuoco incrociato della politica partigiana. Gli stati membri devono “assicurare i rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue”. La parità di genere sarà una sua priorità. Sullo stato di diritto, Fitto ha assicurato che applicherà la condizionalità legata alla coesione: un modo per rassicurare chi lo accusa di essere un alleato di Viktor Orbán, il cui paese si è visto congelare una parte dei fondi dell’Ue. “Ho iniziato la mia carriera politica nel partito i cui valori ha condiviso, inclusa la sua vocazione europea: la Democrazia cristiana”, ha scritto Fitto, senza citare Fratelli d’Italia. Nella memoria di Fitto e di tutti gli altri candidati commissari è impressa nella memoria il 2004. L’allora candidato commissario italiano, Rocco Buttiglione fu rigettato non per incompetenza, ma perché aveva espresso la sua convinzione religiosa ultra conservatrice: “Come cattolico considero l’omosessualità un peccato, ma non un crimine”.