La mano al terrorista

L'atroce normalizzazione di Putin dell'ossequioso Guterres e dell'incendiario Musk

Paola Peduzzi

Il capo del Cremlino aiuta i nemici dell’occidente. Il segretario generale dell'Onu e il proprietario di Tesla, SpaceX e X lo legittimano

Il segretario generale dell’Onu va al vertice dei Brics in Russia, si inchina dando la mano al padrone di casa Vladimir Putin, abbraccia il presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenka come un vecchio amico. Il proprietario di Tesla, SpaceX e X, Elon Musk, che è anche un sostenitore munifico (e ai limiti della legge, forse oltre) della campagna elettorale di Donald Trump, chiacchiera regolarmente con Putin, secondo un’esclusiva del Wall Street Journal “le discussioni, confermate da diversi funzionari americani, europei e russi attuali ed ex, toccano temi personali, di affari e tensioni geopolitiche”. Intanto Putin strazia l’Ucraina senza sosta e senza pietà, accetta aiuti militari e finanziari dai suoi alleati e, secondo un’altra esclusiva del Wall Street Journal, ha fornito i suoi dati satellitari agli houthi yemeniti. 

 

Dopo l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre del 2023, gli houthi hanno iniziato a mandare droni contro Israele e soprattutto hanno intensificato gli attacchi alle navi commerciali che transitano nel Mar Rosso, un’arteria del traffico globale di merci: quando hanno deciso di espandere le loro operazioni, hanno potuto usufruire dei dati russi per localizzare e colpire con più accuratezza le navi – dati che, secondo una fonte del giornale americano, venivano passati “attraverso guardie iraniane della Rivoluzione che erano embedded con gli houthi in Yemen”. L’obiettivo putiniano è sempre lo stesso ed è da tempo  esplicito: destabilizzare l’occidente in ogni modo e in ogni luogo, in modo da spezzare l’ordine occidentale a guida americana, dal punto di vista economico e da quello politico. Il segretario dell’Onu e il sostenitore più munifico di Trump (nonché l’avvelenatore più determinato del dibattito pubblico) mostrano di voler rispondere a questo attacco evidente, ideologico e geograficamente estesissimo, normalizzando Putin. Così si spiega perché António Guterres abbia deciso di partecipare al vertice di un gruppo di paesi che vuole sostituire l’ordine a guida americana (che è fondato sulla libertà e i diritti, valori di cui l’Onu dovrebbe essere garante),  che abbia mostrato un’oscena reverenza nei confronti del presidente russo e i suoi sgherri e che poi si sia giustificato riproponendo la bugia della “pace giusta”, che altro non è che la resa dell’Ucraina davanti al terrorismo della Russia, che diventa più forte non solo grazie agli aiuti degli altri regimi, ma anche grazie a questa legittimazione (il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non ha poi giustamente voluto incontrare Guterres a Kyiv, ma da come è stata data la notizia, cioè il “rifiuto” di Zelensky, sembra quasi che in torto sia lui e non il segretario del più grande organismo internazionale che s’inchina a Putin). 

 

Quanto a Musk  bisognerebbe dedicargli un capitolo a parte tanto è fitto e dettagliato il racconto del Wall Street Journal sui suoi colloqui con il presidente russo, ma intanto si possono evidenziare due cose: Putin ha chiesto a Musk di disattivare Starlink a Taiwan su richiesta di Pechino; questi contatti rappresentano un problema di sicurezza nazionale, visto che Mosca ha scatenato una guerra contro l’occidente,  e visto che Musk ha legami commerciali stretti con le agenzie americane militari e di intelligence, cosa che gli ha dato una “visibilità unica”  – ha accesso a  informazioni top secret – su alcuni programmi spaziali degli Stati Uniti. Musk ha da tempo mostrato la sua volontà di applicare il suo potere negli affari alla geopolitica, è invece recente il suo essersi messo al servizio di Trump (che gli ha anche offerto un lavoro nel prossimo suo governo, se dovesse vincere), a ennesima conferma che l’obiettivo di porre fine in fretta alla guerra contro l’Ucraina vuol dire normalizzare Putin. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi